di Federica Iezzi
“Le pouvoir au peuple. La révolution en marche” urlano ancora alla Place de la Nation di Ouagadougou, i giovani rivoluzionari, che hanno nel sangue l’essenza del “Président du Faso”, come viene ancora oggi ricordato dai burkinabè, Thomas Sankara.
La disobbedienza
popolare contro il regime eterno di Blaise Compaoré, è diventata
rivoluzione meno di una settimana fa, quando l’Assemblée Nationale ha
deciso di votare il progetto di legge di modifica della Costituzione.
Rettifica, che se riformata, avrebbe permesso a Compaorè, pilastro della Françafrique, uomo ricevuto con tutti gli onori anche nel nostro Paese, di concorrere per un altro mandato presidenziale.
La rabbia del giovane
popolo della terra degli “uomini integri”, nella serata di ieri, ha
decretato l’arresa di Compaorè. Dopo 27 anni di dominio indiscusso,
dunque, si conclude il quarto mandato del padre padrone del Burkina
Faso. Si conclude quel regime che ha dato lavoro, occupazione e
privilegi soltanto ai pochi membri della classe signorile burkinabè. Si
conclude il circolo vizioso di miseria ed ingiustizia, dalle quali il
Burkina Faso era uscito con il breve governo rivoluzionario di Sankara.
La storia del Burkina Faso ha inizio negli anni ottanta quando il capitano dell’esercito voltaico Thomas Sankara,
giunge al potere con un colpo di stato incruento, che portò alla
destituzione dell’allora presidente Jean-Baptiste Ouédraogo. Sankara
divenne presidente e Compaoré il suo vice. L’ex colonia francese, Alto Volta, divenne Burkina Faso, che nei dialetti locali moré e dioula, significa “paese degli uomini integri”.
Una storia che sembra
la mera ripetizione delle colonizzazioni occidentali in Africa e dei
passi per la conquista dell’indipendenza.
Il colpo di Stato del 1983 rappresenta invece una caratteristica anomalia nel contesto africano.
Sankara trovò un Alto
Volta assediato dalla desertificazione e dalla carestia. Ereditò un
Paese che da decenni conviveva con colpi di stato, scioperi selvaggi,
una miseria dilagante, analfabetismo, carenza di risorse e da un
ripetuto intervento militare in politica. Un Paese con tasso di
mortalità infantile del 187 per mille, tasso di alfabetizzazione al 2%,
speranza di vita di soli 44 anni, un medico ogni 50.000 abitanti.
In soli quattro
anni, il suo Governo portò avanti serrate campagne di vaccinazione
contro morbillo, meningite e febbre gialla. Enormi apprezzamenti
dall’UNICEF per l’immunizzazione del 60% dei bambini del Paese, in meno
di tre settimane. In ogni villaggio, nuove scuole. E la percentuale di
bambini scolarizzati del Burkina Faso salì di un terzo.
Sankara, ad Addis
Abeba, di fronte all’intera conferenza dell’Organizzazione per l’Unità
Africana, invitò i Paesi africani a non pagare il debito estero, per
permettere alla politica economica di colmare il ritardo imposto da
decenni di dominazione coloniale.
Nel 1987 Blaise
Compaoré salì al potere grazie a un feroce colpo di Stato, finanziato
dalla Francia, dalla Libia e dagli Stati Uniti e sostenuto dai signori
della guerra di Liberia e Ciad. Sankara fu ucciso e negli anni seguenti
Compaoré fu accusato di essere coinvolto nel suo omicidio. Il complotto
fu organizzato per consentire a Nazioni fortemente industrializzate, di
poter continuare ad attingere, a costo bassissimo, alle risorse naturali
del Burkina Faso, oro, rame, nichel, piombo.
In 27 anni di Blaise
Compaorè si è assistito al silenzioso sostentamento di gruppi ribelli
ivoriani e maliani, al coinvolgimento del Burkina Faso nel traffico di
diamanti provenienti dalla Sierra Leone, ad alleanze con il sanguinario
liberiano Charles Taylor e con l’incontrastato presidente del Ciad,
Idriss Déby. E dal 2007 Oagadougou diventa anche base militare
statunitense.
Sotto Compaoré il Burkina Faso è stato uno dei Paesi con reddito pro capite più bassi del mondo e con un livello di disparità sociale tra i più elevati.
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