Non si ferma l’avanzata dei ribelli houthi verso Aden, seconda città del paese e metropoli del sud. Gli scontri hanno causato almeno una ventina di morti tra cui alcuni civili. Gli scontri più violenti sarebbero concentrati nel nord e nell’est della città portuale, mentre i ribelli sciiti e i settori dell’esercito fedeli all’ex presidente Saleh si starebbero facendo strada dai quartieri di Al Mansoura e Cheikh Othman, ancora nella mani dei ‘Comitati di resistenza popolare’, coalizione che comprende combattenti fedeli al governo rifugiatosi in Arabia Saudita, tribù sunnite e secessionisti del Sud.
Le forze antigovernative controllerebbero ormai metà del territorio urbano mentre, sul fronte diplomatico, i colloqui di pace mediati dall’Onu che erano in programma in queste ore sono stati “rinviati sine die” dopo che il “presidente” Abd al Rabbo Mansour Hadi aveva posto come precondizione all’inizio dei negoziati un ritiro dei ribelli dalla capitale Sanaa – nelle loro mani dallo scorso anno – e da tutte le posizioni finora conquistate. Un paletto che ha fatto naturalmente saltare la trattativa.
Intanto proseguono i bombardamenti della coalizione militare sunnita guidata dall’Arabia Saudita e che comprende, oltre alle petrmonarchie, anche l’Egitto. Nelle ultime ore il bilancio delle vittime si è fatto drammatico, il più alto dall’inizio dell’operazione militare scatenata contro il paese da Riad lo scorso 26 marzo. L’altro ieri almeno 80 persone sono state uccise in tutto il paese.
In particolare, il 27 maggio scorso almeno 43 persone sono state uccise nei bombardamenti aerei sulla capitale Sanaa che hanno preso di mira, tra gli altri obiettivi, il quartier generale delle forze speciali dei ribelli houthi e un deposito di armi nella periferia di Sanaa.
Le bombe hanno colpito l’edificio proprio mentre era in corso la distribuzione delle armi ai miliziani ed è stata strage. Per la prima volta dall’inizio della campagna militare sunnita i caccia hanno effettuato anche un bombardamento "mirato” che ha colpito un’auto che trasportava alcuni capi ribelli nelle strade di Sanaa ma anche numerosi civili ed edifici circostanti.
Da parte loro i ribelli yemeniti stanno intensificando la pressione militare contro alcuni territori di confine sauditi, che sono diventati uno dei principali obiettivi militari della rivolta degli Houthi. In un recente attacco al confine con l’Arabia Saudita sono rimasti uccisi due militari sauditi e altri cinque risultano feriti.
Intanto la situazione umanitaria nel paese si fa sempre più critica: i profughi sono 545mila, mentre i beni di prima necessità come cibo, acqua, elettricità e carburante sono sempre più scarsi. Secondo le Nazioni Uniti, circa 8,6 milioni di persone hanno bisogno di assistenza sanitaria e di aiuti umanitari nello Yemen, che già prima dell’inizio dei combattimenti e dei bombardamenti era il paese più povero dell’area.
Finora il bilancio dell’operazione militare saudita è di almeno duemila morti e ottomila feriti. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) fra le vittime vi sono almeno 234 bambini e 130 donne. Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, ritiene che i danni maggiori vengono dal fatto che “milioni di persone vivono assediate dai combattimenti, senza accesso ad acqua potabile e servizi ospedalieri”.
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