Con il rinvio a tempo indeterminato dei colloqui sponsorizzati
dall’Onu e previsti per il 28 maggio a Ginevra, sfuma la speranza di
risolvere la crisi in Yemen, quando è trascorso un mese dall’inizio dei
bombardamenti della coalizione a guida saudita contro le postazioni dei
ribelli Houthi.
I ribelli sciiti, che controllano ampie porzioni del Paese dopo avere
occupato la capitale Sana’a, lo scorso settembre, si erano detti
disposti a sedersi al tavolo delle trattative. Il leader
Abdul-Malek al-Houthi ha definito il negoziato promosso dall’Onu l’unica
strada per trovare una soluzione al conflitto, dopo avere boicottato la
conferenza organizzata dall’Arabia Saudita e avere chiesto che i
colloqui si tenessero in uno Stato neutrale. Ma il presidente Rabbo
Mansour Hadi, riparato a Riyad, ha preteso il ritiro delle milizie
sciite dalle città finite sotto il loro controllo, prima di aprire i
colloqui, e la piena applicazione della risoluzione Onu (la 2216) che
chiede agli Houthi di deporre le armi e di ritirarsi.
Richieste che i ribelli non possono accettare e così il tavolo di
Ginevra è saltato prima ancora di essere aperto, l’iniziativa delle
Nazioni Unite ha subito un duro colpo, sullo Yemen continuano a cadere
le bombe saudite e gli scontri non si fermano. Oggi gli Houthi hanno
rivendicato l’abbattimento di un jet della coalizione, ma Riyad parla di
guasto tecnico. La notte invece è stata segnata dagli scontri
tra ribelli e milizie locali nelle città meridionali di Taiz e Dalea,
dove si è combattuto casa per casa, e da intensi raid della coalizione a
est di Sana’a, nella provincia di Raymah e a Taez.
Il bilancio di un mese di bombardamenti è di almeno duemila vittime, tra le quali oltre 130 bambini, secondo l’Unicef.
Circa 550mila persone hanno abbandonato le proprie case e la finestra
umanitaria di cinque giorni, concessa la scorsa settimana dall’Arabia
Saudita, non è stata sufficiente a fare arrivare gli aiuti a tutta la
popolazione in bisogno. Mancano acqua potabile, corrente
elettrica e carburante, mentre una nave degli Emirati Arabi, carica di
aiuti, è attraccata ieri nella città meridionale di Aden, teatro di
scontri tra gli Houthi, sostenuti dalle truppe fedeli all’ex presidente
Ali Abdullah Saleh, deposto da un accordo pilotato da Riyad dopo la
rivolta del 2011, e le milizie del presidente in esilio Hadi. Intanto,
la nave battente bandiera iraniana ferma nel porto di Gibuti e carica di
aiuti non approderà in Yemen, ma il suo carico sarà trasportato nel
Paese dal Programma alimentare mondiale dell’Onu (WFP).
Mentre la battaglia sembra intensificarsi, nel week end i leader
Houthi hanno discusso di soluzioni possibili alla crisi nel vicino Oman,
l’unico Paese del Golfo a non aver preso parte alla coalizione. Una
vera trattativa, però, ancora non è stata aperta in alcuna sede e per
gli yemeniti la fine delle violenze sembra ancora lontana. Il Paese è al
centro di uno scontro regionale e internazionale, è il campo di
battaglia tra Riyad e Teheran per la supremazia regionale. I sauditi
temono che l’avanzata degli Houthi, vicini all’Iran, faccia mettere alla
rivale Repubblica islamica un piede nella Penisola dominata da Riyad.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento