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26/05/2015

A cento anni dall'ingresso dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale: l'opposizione dei socialisti

24 Maggio 1915, l’Italia entra nella prima guerra mondiale. Una giornata tragica nella nostra storia: il “via” ad un immane massacro.

Contrariamente a quanto fatto, nell’Agosto del 1914, dagli altri partiti socialisti occidentali, il Partito Socialista Italiano aveva votato contro, alla Camera dei Deputati, i pieni poteri e i crediti di guerra concessi al governo Salandra – Sonnino.

La posizione dei socialisti italiani, che poi si tradurrà nella formula “né aderire, né sabotare” e nella partecipazione alle conferenze internazionali di Zimmerwald e Kienthal quale unico partito ufficialmente rappresentato oltre a quello russo (gli altri esponenti del socialismo europeo presenti in quelle assise lo furono a titolo personale), originava da un serrato dibattito che si era svolto negli anni precedenti.

Per la sua pregnanza storica si pubblica di seguito l’ordine del giorno Treves – Fasulo, approvato al congresso di Ancona (26-29 Marzo 1914) sul problema degli armamenti e sulla posizione che i rappresentanti del PSI avrebbero dovuto tenere al prossimo congresso dell’Internazionale a Vienna.

Siamo alla vigilia dello scoppio del conflitto: l’eco degli spari di Sarajevo appare ancora non prevedibile, ma in questo testo emergono elementi molto precisi di una posizione politica di fondamentale importanza nella storia del movimento operaio italiano.

Ecco il testo:

Il Congresso afferma:

che l’antagonismo tra il socialismo e il militarismo è un’espressione correlativa dell’antagonismo stesso che è tra il proletariato e la borghesia capitalistica.

Che il militarismo, indipendentemente dall’essere un sistema di coercizione del proletariato, e di difesa del sistema capitalistico, risponde alle vedute dell’accumulazione capitalistica; la quale, in questo periodo della evoluzione sociale, o cerca nuove terre coloniali da sfruttare, oppure cerca di investirsi in facili e lucrosi prestiti di Stato, secondo il noto parallelismo fra l’aumento delle spese militari e l’aumento dei debiti pubblici;

che il proletariato, specialmente nei paesi più poveri di capitale, come l’Italia, ha interesse di vita nell’avversare il militarismo, e per sé e per i dispendi capitalistici che cagiona, sia espressi in forma di fiscalità che aumentano il rincaro della vita, sia espressi in forma di rarefazione del capitale applicato negli investimenti produttivi dell’industria e del commercio, donde le crisi economiche, la disoccupazione, l’emigrazione dei lavoratori.

Mentre si propone all’interno:

di intensificare la propaganda e l’educazione delle masse e specialmente della gioventù, intorno ai supposti principi opponendo costantemente gli interessi solidali della internazionale del lavoro agli alzamenti nazionalistici delle borghesie patriottarde.

E mentre rinnova al Gruppo Socialista Parlamentare l’impegno di continuare la più strenua opposizione ai crediti militari, coadiuvando con l’azione attiva e diretta del proletariato organizzato.

Delibera:

a) Di portare al congresso internazionale di Vienna un voto speciale per una riorganizzazione del B.S. Internazionale diretta a dare a questo la funzione specifica;

b) Di promuovere una propaganda speciale tra le grandi Federazioni Internazionali di mestiere per guadagnarle all’idea internazionale, pacifista, antimilitarista e di agguerrirle per tutte le intese pratiche, efficaci a rendere impossibili le guerre;

c) Di effettuare in sistema rapido, suggestivo di informazioni reciproche nella stampa internazionale sia borghese che socialista, e volta a mostrare luminosamente la simultaneità e la contemporaneità del movimento proletario internazionale antimilitarista nei diversi paesi, in guida da eliminare ogni apprensione che il movimento possa indebolire alcuno Stato a favore di alcun altro, e dare al mondo l’idea sensibile della cospirazione attiva, imponente del proletariato organizzato contro la guerra e il militarismo.
Fonte

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