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26/05/2015

No all’estradizione di Abdel Majid Touil

La Tunisia ha chiesto ed ottenuto l’arresto di Abdel Majid Touil, giovane tunisino residente in Italia accusato di aver partecipato alla strage del Museo Bardo, accaduta a Tunisi il 18 marzo scorso.

Sono un convinto avversario del terrorismo jhadista, che penso vada affrontato senza esitazioni e con la massima energia, ed, onestamente, non ho nessun elemento per dire se il ragazzo sia innocente o colpevole. Ragiono su quello che è emerso e, dopo l’arresto quello che si è stabilito con certezza, è che Touil, il giorno della strage era in Italia: i registri di classe dicono che era presente anche nei giorni precedenti e successivi alla strage, i suoi compagni di classe lo confermano, come anche la madre ed altri testimoni non parenti. Dunque, mi pare che su questo non ci piova: non era a Tunisi in quei giorni.

Ma la polizia tunisina insiste e corregge il tiro: ha partecipato alla preparazione della strage fornendo le armi ai terroristi e poi sarebbe tornato in Italia con i soliti barconi della fortuna, giusto in tempo per risultare in Italia nel giorno della strage.

Ma  la cosa non convince:

1. in primo luogo, perché bisognava spostare una persona dall’Italia per portare le armi ai terroristi? L’Isis è a corto di tagliagole, messaggeri e depositi d’armi in loco?

2. forse la necessità di spostare una persona dall’Italia è dipesa dal fatto che le armi se le sarebbe procurate (come?) in Italia o qualcuno gliele ha date con l’incarico di portarle in Tunisia, ma allora il reato iniziale è stato consumato in Italia ed è di competenza dei tribunali italiani;

3. quando sarebbe avvenuto questo trasporto e con che mezzi? Ora ci si dice che era in Tunisia ai primi di febbraio. Magari, quando il giovane ci dimostrerà di essere stato in Italia ininterrottamente anche in tutto il mese di febbraio, la polizia tunisina retrodaterà ancora l’accusa;

4. su cosa si basa l’accusa? Testimoni, fonti confidenziali, riconoscimenti fotografici, impronte digitali? Certo, la polizia tunisina avrà le sue fonti confidenziali che non può rivelare, ma si spera che non pretenda di essere creduta sulla parola! Se poi tutto è la chiamata di correo di alcuni arrestati – ottenuta con che metodi non sappiamo – sai che prova è!?

5. poi si è scoperto che esiste un omonimo e sorge un dubbio: che si tratti di uno scambio di persona. I tunisini dicono di no. Ma si può sapere se almeno la polizia tunisina e poi quella italiana hanno una foto del ricercato?

6. poi, stando a quello che affermano alcuni giornali, i nostri servizi avevano avvisato il governo (compreso quel genio di Alfano) che l’accusa dei tunisini era campata in aria;

7. al di là della partecipazione al singolo crimine di Touil abbiamo per caso elementi per cui si possa sospettare una sua affiliazione jihadista?

Insomma, sulla base di quali elementi, un ragazzo di 18 anni si trova in carcere già da diversi giorni? E sulla base di queste larve di indizi ci si chiede l’estradizione? E da un paese che, diciamocelo sinceramente, non offre nessuna garanzia di rispetto dei diritti umani.

Indagini di polizia? Già verso la polizia italiana tendiamo ad avere una fiducia limitata, di quella tunisina non ne parliamo proprio.

Ed allora, o siano portate e subito le prove da far valutare alla magistratura italiana oppure il ragazzo sia rimesso in libertà e subito. Non facciamo altri casi Shalabayeva di cui vergognarci. Sono sempre meno convinto che questo sia ancora un paese civile, ma per quanto possibile, cerchiamo di opporci a questa corsa verso il precipizio.

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