Gli apparati ideologici dello stato israeliano hanno un
nuovo obiettivo nel loro mirino e stavolta il boccone e grosso e la
posta in gioco è alta. A incorrere nelle ire degli israeliani è la
prestigiosa rivista scientifica "The Lancet". Il motivo? Durante
l'operazione "Margine Protettivo", nel luglio scorso, la rivista medica The Lancet pubblicò la "Lettera aperta al popolo di Gaza"
in cui medici italiani, britannici e norvegesi denunciavano Israele per
i "crimini di guerra" commessi e i devastanti effetti sulla popolazione
civile di cui alcuni dei firmatari erano stati testimoni diretti,
raccogliendo oltre 20mila adesioni in breve tempo. Da parte israeliana
la reazione fu di chiedere "immediata ritrattazione e pubbliche scuse".
E' cominciata così una escalation di accuse (e di dovute repliche) che
ha subito un crescendo. Ultima in ordine di tempo è la richiesta di
rimozione di Richard Horton dalla posizione di direttore della rivista
britannica e la minaccia di boicottare tutte le pubblicazioni di Reed
Elsevier, editore e proprietario di Lancet ma anche di altre
pubblicazioni mediche a livello internazionale.
"Non citate The Lancet nelle vostre pubblicazioni. Contiene dati fraudolenti" Con questo titolo, dal 24 febbraio, è iniziato una bombardamento di mail a firma del prof. Mark Pepys prima a 58 colleghi israeliani e poi con un target più ampio, che ha raccolto circa 400 firme di accademici, tra cui 5 Premi Nobel. Gli articoli pubblicati da The Lancet su Israele sotto la guida di Richard Horton per gli accademici firmatari sono "vergognosamente disonesti e inaccettabili" e l'accusa, per il direttore, è , ovviamente, di antisemitismo. La pubblicazione della lettera sui crimini di guerra israeliana a Gaza, "Avrebbe reso orgoglioso Goebbels". Di qui l'invito al boicottaggio della prestigiosa rivista scientifica e il prezzo di sangue cioè la rimozione del direttore reo di averla pubblicata.
L'attacco israeliano a Lancet ha innescato però reazioni immediate. Il Lancet Palestianian Health Alliance, fondato da Horton 5 anni fa e composto in larga maggioranza da medici palestinesi, ha ribadito sul sito HandsOffTheLancet il proprio sostegno al direttore di Lancet, in cui vedono un riferimento mondiale per la salute pubblica, sottolineando il suo "straordinario coraggio nel riconoscere i determinanti sociali e politici della salute, tra cui il conflitto".
Non solo. La richiesta degli israeliani di ritrattazione della lettera, ha avuto un risposta educata ma precisa da parte dell'Autorità garante di Lancet. L'Ombusman di Lancet sollecitato dallo scatentato prof. Pepys e da un suo collega, ha risposto che "è del tutto corretto che riviste mediche e altri media promuovano un dibattito su questioni rilevanti per la salute, compresi i conflitti" e che "non esistono motivi sufficienti per il ritiro della lettera". Ma non è questo il punto. Scrivono in chiusura i medici che la questione chiave da stabilire "riguardo all'aggressione di Gaza (...) non è se la "Lettera aperta al popolo di Gaza" debba essere ritirata", ma (...) se e da chi siano state commesse violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, da entrambe le parti del conflitto".
Nell'estate del 2014 - quando Gaza fu sottoposta a bombardamenti più sanguinosi di quelli dell'operazione Piombo Fuso del 2008/2009, Lancet ospitò 20 lettere con pareri contrapposti tra loro in risposta alla "Lettera aperta al popolo di Gaza". Ma l'equa distribuzione tra lettere a sostegno di Israele e lettere a sostegno delle denunce dei crimini di guerra israeliani non è bastata agli apparati ideologici di Stato israeliani, secondo i quali non è accettabile neanche l'equidistanza, è accettabile solo la complicità.
Fonte
"Non citate The Lancet nelle vostre pubblicazioni. Contiene dati fraudolenti" Con questo titolo, dal 24 febbraio, è iniziato una bombardamento di mail a firma del prof. Mark Pepys prima a 58 colleghi israeliani e poi con un target più ampio, che ha raccolto circa 400 firme di accademici, tra cui 5 Premi Nobel. Gli articoli pubblicati da The Lancet su Israele sotto la guida di Richard Horton per gli accademici firmatari sono "vergognosamente disonesti e inaccettabili" e l'accusa, per il direttore, è , ovviamente, di antisemitismo. La pubblicazione della lettera sui crimini di guerra israeliana a Gaza, "Avrebbe reso orgoglioso Goebbels". Di qui l'invito al boicottaggio della prestigiosa rivista scientifica e il prezzo di sangue cioè la rimozione del direttore reo di averla pubblicata.
L'attacco israeliano a Lancet ha innescato però reazioni immediate. Il Lancet Palestianian Health Alliance, fondato da Horton 5 anni fa e composto in larga maggioranza da medici palestinesi, ha ribadito sul sito HandsOffTheLancet il proprio sostegno al direttore di Lancet, in cui vedono un riferimento mondiale per la salute pubblica, sottolineando il suo "straordinario coraggio nel riconoscere i determinanti sociali e politici della salute, tra cui il conflitto".
Non solo. La richiesta degli israeliani di ritrattazione della lettera, ha avuto un risposta educata ma precisa da parte dell'Autorità garante di Lancet. L'Ombusman di Lancet sollecitato dallo scatentato prof. Pepys e da un suo collega, ha risposto che "è del tutto corretto che riviste mediche e altri media promuovano un dibattito su questioni rilevanti per la salute, compresi i conflitti" e che "non esistono motivi sufficienti per il ritiro della lettera". Ma non è questo il punto. Scrivono in chiusura i medici che la questione chiave da stabilire "riguardo all'aggressione di Gaza (...) non è se la "Lettera aperta al popolo di Gaza" debba essere ritirata", ma (...) se e da chi siano state commesse violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, da entrambe le parti del conflitto".
Nell'estate del 2014 - quando Gaza fu sottoposta a bombardamenti più sanguinosi di quelli dell'operazione Piombo Fuso del 2008/2009, Lancet ospitò 20 lettere con pareri contrapposti tra loro in risposta alla "Lettera aperta al popolo di Gaza". Ma l'equa distribuzione tra lettere a sostegno di Israele e lettere a sostegno delle denunce dei crimini di guerra israeliani non è bastata agli apparati ideologici di Stato israeliani, secondo i quali non è accettabile neanche l'equidistanza, è accettabile solo la complicità.
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