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26/05/2015

Burundi - Ucciso leader dell'opposizone, dialogo sospeso

Fine del dialogo tra opposizione e governo in Burundi, dopo che sabato il leader del partito di opposizione Unione per la Pace e lo Sviluppo (UPF), Zedi Feruzi, è stato ucciso in un agguato nella capitale Bujumbura, insieme alla sua guardia del corpo.

Un assassinio che fa aumentare la tensione nel Paese, teatro di scontri e di un tentato golpe nelle ultime settimane. Al momento non ci sono notizie certe sulla dinamica dell’agguato né sugli esecutori, ma per gli esponenti dell’opposizione potrebbe essere parte di quello che chiamano “piano per l’eliminazione fisica” dei dissidenti da parte del presidente Pierre Nkurunziza, ed è per questo che hanno deciso di sospendere i colloqui. Domenica ai funerali di Feruzi c’erano migliaia di persone che sono sfilate per le strade della capitale per 90 minuti. 
È stata la di decisione Nkurunziza di imporre la sua terza candidatura alla guida del Burundi, nonostante il limite costituzionale dei mandati sia di due, a far esplodere le proteste in cui hanno perso la vita almeno 25 persone.

I leader delle forze di opposizione adesso temono per le proprie vite e si sono nascosti, ha spiegato Agathon Rwasa ad Al Jazeera. Politici, giornalisti, attivisti sono spariti dalla circolazione dopo la notizia dell’agguato, mentre il governo usa il pugno di ferro per silenziare il dissenso. Dopo gli attacchi a quattro radio indipendenti ed emittenti tv, l’unica fonte di informazione resta la tv di Stato. Le manifestazioni sono state seguite da arresti e sono spesso sfociate in scontri con le forze dell’ordine, che hanno anche aperto il fuoco sui manifestanti.

La terza candidatura di Nkurunziza è stata legittimata da una controversa pronuncia della Corte costituzionale, all’inizio del mese, che ha esacerbato la situazione. Una decisione su cui si stagliano le ombre della corruzione e del ricatto: alcuni giudici sarebbero stati minacciati, persino di morte, e sono fuggiti all’estero, dove hanno denunciato pressioni da parte dell’entourage del presidente. Ne è seguito un tentativo di golpe da parte di alcuni ufficiali delle Forze armate, ma il putsch è fallito in poche ore e questo ha probabilmente dato ancora più vigore a Nkurunziza.

Intanto, prosegue la fuga dal Paese di migliaia di persone. È ancora vivo il ricordo dei massacri e dell’odio etnico che hanno devastato la nazione negli anni Novanta. È la Tanzania lo Stato che sta accogliendo più profughi: circa 64mila, mentre 27mila sono fuggiti in Rwanda e circa settemila nella Repubblica democratica del Congo.

In questo clima di tensione e di sospetto il Burundi si avvia al voto, posticipato su pressione del Sud Africa dal 26 maggio al 5 giugno. Un rinvio insufficiente a riportare il Paese alla calma, ma Nkurunziza sembra determinato a cercare il terzo mandato e questo appuntamento elettorale rischia di essere bagnato dal sangue.

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