Dal carcere di San Vittore, lui si chiede «perché sono qui?». Bella domanda, quella di Abdel Majid Touil, 22 anni, marocchino, arrestato martedì scorso a Milano in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dalla Tunisia perché ritenuto tra i responsabili della strage del museo del Bardo, il 18 marzo scorso.
Ci sono ventiquattro cadaveri e un colpevole molto indefinito come «l'estremismo islamico», secondo una delle formule più vuote e allo stesso tempo più di moda degli ultimi anni. In mattinata Touil è stato interrogato dai pm di Milano, le sue responsabilità, se ci sono, verranno fuori, alla lunga. Per il momento la sua storia è un intreccio di voci d'intelligence, bassa propaganda elettorale, pregiudizi e sensazionalismo mediatico. Insomma, la voce diventata titolo, poi post su Facebook di Salvini e, infine, chiacchiera diffusa, è che questo 22enne marocchino sia un jihadista arrivato in Italia a bordo di un barcone.
Una storia che inquieta, ma che piace anche molto ai teorici del razzismo di ultima generazione: è utile unire il sentimento di ostilità per i migranti alla paura per l'Isis. È utile e anche comodo: c'è di mezzo la rabbia, ma anche la paura, due sentimenti sui quali la politica campa allegramente da sempre. I tunisini sostengono che Touil sia colpevole, gli italiani hanno qualche dubbio. Ieri sui giornali le due posizioni erano egualmente riportate: da una parte il titolo sullo sbarco del terrorista, dall'altra l'analisi con i dubbi. Salvare capra e cavoli. Nel dubbio: mettere entrambe le posizioni, sbagliare è impossibile, così.
L'ex direttore di Radio Radicale Massimo Bordin annota: «Lunedì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato in visita ufficiale in Tunisia e ha pronunciato un discorso di fronte al Parlamento di quel paese. Nel discorso non è mancato un ampio passaggio sulla collaborazione tra i due stati nella repressione del terrorismo fondamentalista islamico. Meno di 48 ore dopo Touil veniva arrestato in Italia. Non sembra azzardato dedurre che una sollecitazione sul caso del ricercato dalla giustizia tunisina sia stata prospettata alla delegazione italiana in visita». Bordin è esperto di questioni d'intelligence, è lecito pensare che non parli a sproposito. Anche il Corriere della Sera, che pure di certe questioni se ne intende, nella giornata di ieri ha dedicato a Touil un ritratto intitolato «Majid, che preferiva il bar alla moschea». Intanto su Repubblica Carlo Bonini faceva parlare i servizi segreti, sottolineando come il rischio di infiltrazioni non venga dal mare, ma dai confini di terra. Quanto c'è di vero si scoprirà, forse, prima o poi.
Per il momento le informazioni sono frammentate: le autorità tunisine insistono sul fatto che il ragazzo fosse presente a Tunisi il giorno dell'attentato, dall'Italia viene fuori che, sempre quel 18 marzo, Touil era seduto tra i banchi dell'istituto scolastico che frequenta a Trezzano sul Naviglio. Un mistero: a un certo punto appare una foto segnaletica su un terrorista chiamato Touil: stesso nome del giovane arrestato a Milano, ma il volto nella foto è diverso. La Tunisia, in questi giorni, sta procedendo contro un totale di cinquanta persone pare coinvolte a vario titolo nell'attentato del Bardo: la statistica suggerirebbe di usare molta prudenza nel dare giudizi, soprattutto adesso, che la storia è appena all'inizio e trovare una mezza verità in mezzo al caos è peggio che andare di notte.
Tra le cose che si sanno: Touil viveva con i genitori, era in possesso di documenti veri, e in Italia c'è arrivato davvero a bordo di un barcone, gli abitanti del suo quartiere lo ritengono ancora una gran brava persona. Se a un terrorista convenga sbarcare nel paese a bordo di una zattera che potrebbe finire sul fondo del Mediterraneo, con la sicurezza che a terra verrà schedato e la concreta possibilità di rimanere in qualche centro di identificazione a tempo indeterminato, non è dato sapere. Intanto, a leggere un po' sui social network e a guardare qualche talk show, in Italia c'è un sacco di gente piena di certezze: ancora nella mattinata di ieri il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha riferito alla Camera su questo caso. Il dibattito è stato stucchevole, e alla fine persino l'evanescente leader dell'Ncd ha fatto la figura della persona di buonsenso. D'altra parte, contestare il Viminale dopo l'arresto di un presunto terrorista è una novità assoluta. Insomma, da una parte la sentenza su Touil è stata già emessa ed è inappellabile, dall'altra il governo ha comunque sbagliato. Se ritenete che una siffatta opposizione sia la migliore assicurazione sulla vita del governo Renzi non siete fuoristrada.
Intanto, la storia del marocchino arrestato per gli attentati di Tunisi prosegue, tra clamorose fughe di notizie, interpretazioni e chiacchiere assortite, lo spettacolo che si annuncia sarebbe da ridere, se non fosse da piangere.
Grande la confusione sotto il cielo, la situazione è deprimente.
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