18/08/2015
BreBeMi. I soldi degli altri
Era solo un anno fa: Renzi inaugurando la Brebemi sottolineava come essa fosse “un’opera di eccellenza realizzata nei tempi previsti, che tiene conto dell’impatto ambientale, delle richieste territorio e fatta con soldi privati”.
Già allora, il primo ministro si era dimenticato di Pierluca Locatelli, l’imprenditore di Grumello al Piano rinviato a processo per traffico illecito di rifiuti nocivi. Non vedeva i chilometri di asfalto che per sempre hanno tagliato e rovinato la pianura, cambiato l’assetto delle comunità, modificato le geometrie dei territori.
«L’unico scopo al quale fino a questo momento è servita la BreBeMi è stato per interrare rifiuti. Io, che curo da poco il collegamento con Brescia, spesso vado da Brescia a Napoli in ferrovia. La ferrovia corre parallelamente alla BreBeMi e io la vedo sempre vuota. Purtuttavia, a noi la BreBeMi è nota nella misura in cui ha formato oggetto di una validissima indagine della Dda di Brescia anche per traffico illecito di rifiuti. C’è tutto un fenomeno particolarmente complesso, che non si può esaurire in poche battute». Parola di Roberto Pennisi, procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia sentito dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti lo scorso 4 novembre.
Ma lo scempio della Brebemi non si ferma qui. Probabilmente a Renzi è sfuggito anche il fatto che nella stessa giornata dell’inaugurazione, il presidente della Regione, Roberto Maroni, chiedeva una defiscalizzazione dell’autostrada. Tale misura non fu mai accolta e la Brebemi in un anno di attività ha registrato un passivo di 35,4 milioni di euro. Cosa fare allora?
La notizia è di pochi giorni fa: il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) ha stanziato 320 milioni, che permettono ora alla società della Brescia-Bergamo-Milano di rilassarsi. Ad un’autostrada che doveva essere pagata solamente dai privati, il Cipe ha dunque assegnato un contributo statale di 260 milioni in tredici anni e uno regionale da 60 milioni in tre rate annue, più una proroga della concessione fino a 25 anni e mezzo e la previsione di aprire entro il 31 gennaio 2017 il collegamento da 40 milioni con l’A4 a Brescia. E’ stato inoltre previsto il subentro: alla scadenza della concessione l’autostrada passerà allo Stato in cambio di 1.205 milioni di euro.
Un bell’affare per i privati che già hanno venduto la strada e nel frattempo, vista l’esiguità di traffico, si vedono risanati da questo contributo. Chi invece ci perde è il cittadino, dalle cui tasche escono questi soldi e per il quale nulla è fatto. Basta prendere un treno in questi giorni per rendersi conto di quale sia la situazione del trasporto pubblico. Non si investe sull’ammodernamento di treni o autobus né si amplia la rete dei trasporti a servizio del cittadino.
Di fatto, il governo, di fronte alla probabile minaccia di risoluzione unilaterale del contratto con richiesta di risarcimento miliardaria e chiusura dell’autostrada per mancanza di gestore, ha deciso di premiare chi da anni specula sul territorio.
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