di Federica Iezzi
Da un lato il
riconosciuto presidente sunnita Abdel Rabbo Monsour Hadi, sostenuto da
Stati Uniti, Unione Europea e dalla maggioranza dei Paesi del Medio
Oriente. Dall’altro, nel sud dello Yemen, i ribelli di al-Qaeda, oggi
guidati da Qasim al-Raymi, e nel nord la minoranza sciita Houthi,
appoggiata dalle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh e
dall’Iran.
Nel mezzo 26 milioni di persone che necessitano di assistenza
internazionale, 330 mila sfollati interni, 12 milioni di individui a
rischio insicurezza alimentare, 20 milioni senza accesso all’acqua
potabile.
Secondo gli ultimi aggiornamenti dell’OHCHR, Office of the High
Commissioner for Human Rights, dall’inizio del conflitto armato in
Yemen, lo scorso 26 marzo, il numero delle vittime è salito a 6.221,
inclusi 1.950 civili e 398 bambini, e quello dei feriti a 22.110. Almeno
15 milioni i rifugiati, tra cui 1,2 milioni di sfollati interni. Il
conflitto ha interessato 20 dei 22 governatorati del Paese.
L’UNHCR ha monitorizzato la registrazione di 28 mila rifugiati
yemeniti in Somalia, 21.726 a Gibuti, 706 in Etiopia. Dopo viaggi
estenuanti di 30 ore in mercantili. Tra i Paesi di arrivo degli yemeniti
in fuga dalla guerra anche Oman e Arabia Saudita. Nel sultanato
mediorientale sono stati registrati 5 mila arrivi dall’inizio del
conflitto, mentre il numero di yemeniti in Arabia Saudita è salito a
circa 30 mila negli ultimi quattro mesi.
Nel suo ultimo report, Amnesty International accusa di
attacchi indiscriminati ai civili la Coalizione saudita e i gruppi
armati che supportano e si oppongono agli Houti. In particolare, sono
state documentate violenze nelle città meridionali di Aden e Taiz. I
raid aerei dell’esercito di Riyad dibattuti dall’organizzazione
britannica sono: quello sulla città portuale di Mokha a sud-ovest del
paese, che uccise almeno 63 civili; quello sul villaggio di Tahrur, nel
goverantorato di Lahj, in cui persero la vita dieci membri della
famiglia Faraa, tra cui quattro bambini; quello sulla moschea del
villaggio di Waht, dove sono stati uccisi 11 civili; quello sul mercato
popolare del villaggio di Fayush, dove i morti sono stati circa 40;
quello sul quartiere di al-Mujaliyya, nella città di Taiz, con
distruzione della al-Arwa school e quello sui villaggi di Dar Saber e di
al-Akma, nell’area di Taiz, in cui hanno perso la vita 19 persone. Gli
attacchi risalgono ai mesi di giugno e luglio scorsi. Dibattuti anche i
violenti scontri via terra, tra houthi e lealisti, a Aden, Lahj,
Al-Dhale’ e Taiz, per cui hanno perso la vita decine di bambini.
L’intensificarsi del conflitto negli ultimi mesi ha devastato Aden. Distrutti
vite e mezzi di sussistenza della città portuale e della maggior parte
dei suoi abitanti. Si scappa per cercare sicurezza, ma sono pericolosi
perfino i posti di blocco militari. La mancanza di acqua ed elettricità,
così come la paura di bombardamenti, hanno costretto i residenti dei
quartieri sotto il controllo Houthi, di Crater, Khor Maksar e Ma’allah a
Aden, a lasciare le proprie case.
Le milizie Houthi e i gruppi filo-governativi hanno regolarmente
lanciato attacchi in quartieri residenziali densamente popolati, in
prossimità di abitazioni, scuole e ospedali. Lasciate senza acqua ed
elettricità infrastrutture civili. Ostacolata la consegna di aiuti
umanitari. Almeno 160 strutture sanitarie sono state chiuse in tutto il
territorio yemenita.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di una situazione
sanitaria particolarmente critica a Aden. Si è osservato un aumento del
numero di casi sospetti di malaria e febbre dengue. 850.000 bambini malnutriti. Molte persone non hanno accesso diretto a cibo, carburante, assistenza medica e acqua potabile.
Fino ad oggi, l’OMS ha distribuito più di 175 tonnellate di
medicinali e forniture mediche e più di 500.000 litri di carburante per
permettere un’attività minima nei principali ospedali, laboratori
analisi e centri dialisi in 13 governatorati, raggiungendo un totale di
quasi cinque milioni di persone, tra cui 700.000 sfollati interni e
140.000 bambini al di sotto dei cinque anni.
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