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25/08/2015

Twitter, la fatica di cinguettare

di Carlo Musilli

Il periodo difficile di Twitter continua, sulla rete come a Wall Street. Giovedì scorso il titolo dell'uccellino azzurro è scivolato a 25,92 dollari, scendendo sotto il prezzo dell'Ipo datato novembre 2013 (26 dollari), per poi chiudere la settimana ancora peggio, a quota 25,87 dollari. Quello del social network sul listino americano è un volo con molte turbolenze, visto che nel corso della loro pur giovane storia in Borsa le azioni erano arrivate a toccare un massimo di 69 dollari, quasi tre volte il prezzo attuale.

Da allora, il tonfo è stato di circa 65 punti percentuali. Un'escursione di questa ampiezza significa che il valore della società è schizzato in breve a 41,5 miliardi - raggiunti poco dopo l'Ipo - per poi ridiscendere in picchiata fino ai 17,6 miliardi di oggi.

A livello tecnico, il -6% di giovedì si spiega anche come reazione all'ondata di acquisti arrivati nei giorni scorsi da parte di alcuni alti dirigenti (in prima fila l'attuale amministratore delegato ad interim e cofondatore dell'azienda, il 38enne Jack Dorsey), che hanno comportato un'impennata della quotazione pari al 10%, cui ha fatto seguito una pioggia di vendite. Da metà giugno, ovvero da quando Dick Costolo ha lasciato le redini dell'azienda a Dorsey, la flessione è stata del 28%.

La precarietà della leadership è un problema urgente per Twitter, che ha bisogno di tornare ad avere una guida solida. Voci di alcuni giorni fa parlavano di una conferma di Dorsey, che dovrebbe essere affiancato da Adam Bain nel ruolo di presidente e direttore operativo e da Even Williams - l’altro cofondatore - in qualità di numero uno del consiglio d'amministrazione.

A questo triumvirato dovrebbe essere affidato il compito di risolvere il problema numero uno in casa Twitter, ovvero lo stallo della crescita degli utenti. Il campanello d'allarme è scattato poche settimane fa con la pubblicazione dei dati del secondo trimestre, chiuso con un rosso di 137 milioni di dollari e soprattutto con 304 milioni di utenti ogni mese (contro gli 1,44 miliardi di Facebook), pressoché lo stesso numero della fine di giugno 2014.

In realtà le difficoltà dell'azienda erano già note da tempo, ma ciò non ha impedito ai suoi manager di destinarsi laute remunerazioni in azioni, che hanno avuto il loro peso sui conti del 2014, chiusi con una perdita netta di 578 milioni di dollari (ma anche con ricavi da 1,4 miliardi).

Per uscire da questa spirale, Twitter ha bisogno di trovare un equilibrio fra due poli opposti: la necessità di riportare il numero degli utenti su una traiettoria di crescita - in modo da aumentare gli introiti pubblicitari - e la volontà di non snaturarsi, conservando quell'aura elitaria che lo distingue dagli altri social network.

Una strada praticabile è stata individuata nel fantomatico Project Lightning. Il nuovo servizio, che dovrebbe essere lanciato entro la fine dell'anno, punta ad aiutare gli utenti a muoversi all'interno delle centinaia di notizie che compaiono ogni giorno sui loro profili. Twitter svolgerà un vero e proprio lavoro di selezione editoriale, con giornalisti che dovranno compilare liste tematiche scegliendo le notizie, le foto e i video giusti per guidare gli utenti nel caos degli eventi globali.

In questo modo si dovrebbe superare anche quello che secondo molti analisti è il principale freno all'ulteriore crescita di Twitter, ovvero la cesura fra gli utenti celebri, che vantano migliaia di followers, e i comuni mortali, incapaci di allestire una rete con molti collegamenti. I primi sono sempre più seguiti e animano le discussioni, mentre i secondi vengono spesso ignorati dalla massa. E cinguettare nel vuoto non fa piacere a nessuno.

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