Da ieri la Grecia ha un primo ministro donna, Vassiliki Thanou, presidente della Corte di Cassazione di Atene. Sarebbe una notizia di natura storica se il magistrato considerato vicino alla posizioni della Syriza in versione moderata non avesse il triste compito di traghettare il paese verso le elezioni convocate ufficialmente per il prossimo 20 settembre. A capo di un esecutivo ‘balneare’ e pieno di cosiddetti tecnici di 14 ministri, la prima donna premier del paese non avrà né il tempo né l’autorità per decidere alcunché, anche se il governo elettorale avrà un ruolo sicuramente importante nel tentativo di orientare il voto dei greci in vista dell’appuntamento del 20 settembre. Dietro la facciata dei cosiddetti ‘tecnici’ si celano in realtà esponenti della ‘vecchia politica’ e di alcuni dei partiti filo troika, tra i quali lo stesso Pasok e anche Sinistra Democratica, scissione di destra di Syriza scomparsa dal parlamento alle elezioni del 25 gennaio dopo aver governato insieme a socialisti e conservatori. Non ci sono invece esponenti riconducibili direttamente a ciò che rimane del partito di Tsipras, nel tentativo forse di restituire una certa verginità ad una forza politica che nel giro di sei mesi ha tradito promesse e aspettative generate fino allo storico appuntamento di fine gennaio. Di fatto l’esecutivo Thanou avrà l’ingrato compito di garantire l’applicazione senza ritardi e ostacoli di quanto imposto ad Atene dall’Unione Europea, dalla Banca Centrale e dal Fondo Monetario, il che non lo renderà certo simpatico a quei cittadini che si stanno pian piano accorgendo dell’impossibilità di rimanere membri di serie A della federazione continentale senza subire politiche lacrime e sangue. Chiaro il messaggio inviato ad Atene dal capo dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: "Dovrà continuare a prepararsi al salvataggio fino alle elezioni".
La campagna elettorale è partita, con Alexis Tsipras che un giorno rispolvera le antiche promesse – lotta all’austerità – anche se con una credibilità sempre più debole e l’altro pronuncia dichiarazioni che chiedono al popolo e alla classe politica “responsabilità” e “realismo”.
Fioccano intanto i sondaggi, con risultati assai distanti a seconda degli istituti promotori. Quello pubblicato dal quotidiano Efimerida ton Syntakton sancisce sì il vantaggio di Syriza, ma con solo il 23%, tallonata a pochissimi punti da Nuova Democrazia data al 19.5%. I neonazisti per ora vengono dati stabili al 6.5% – il timore di molti è che l’incapacità e la mancanza di determinazione da parte del governo Tsipras aprano la strada ad un boom dell’estrema destra – mentre i comunisti del Kke non schiodano dal loro 5%. Stabili – nella loro disgrazia – anche il Pasok, accreditato di un non certo entusiasmante 4.5% a pari merito con To Potami, il partito centrista guidato dal presentatore Stavros Theodorakis che si attesterebbe solo al 4%, appena sopra lo sbarramento del 3%. D’altronde lo spazio politico di centrosinistra è ormai totalmente occupato da una Syriza 2.0 depurata dalle correnti più radicali che hanno dato vita a Unità Popolare, data nei sondaggi tra il 3.5 (il più recente) e il 6%. I sondaggi valgono quello che valgono, e tutto potrebbe decidersi all’ultimo momento, anche tenendo conto del fatto che il sondaggio promosso dal quotidiano citato registra un 25% di indecisi.
Un altro sondaggio, pubblicato poco prima da Metron Analysis, dà Syrizia al 29% contro il 27,8% di Nuova Democrazia, i neonazisti di Alba Dorata all’8,3%, i liberali di To Potami al 6,7% e Unità Popolare al 4,1%.
Ma difficilmente è prevedibile un boom di Syriza pari a quello che ha portato l’ex sinistra radicale alla vittoria, seppur monca, del 25 gennaio. Inoltre tutte le rilevazioni danno i Greci Indipendenti, la destra nazionalista alleata di Syriza nel governo dimessosi pochi giorni fa, in caduta libera, addirittura sotto al 3% e quindi fuori dal prossimo parlamento. Tsipras ha affermato in una intervista che non accetterà di “guidare” un governo insieme al Pasok e a Nuova Democrazia – che pure gli hanno assicurato la maggioranza per approvare le draconiane misure imposte da Bruxelles quando tra 30 e 40 deputati della formazione hanno votato contro il Terzo Memorandum o si sono astenuti – ma che potrebbe sostenere dall’esterno per non costringere il paese a votare di nuovo gettandolo nel caos.
La disillusione sembra prevalere. Secondo il sondaggio di Efimerida ton Syntakton ben il 64% dei potenziali elettori è in disaccordo con la decisione di Tsipras di dimettersi, uno su due sembra invece non dar credito alla promessa di alleggerire le misure di austerity se l'ex premier fosse rieletto.
Mentre la formazione di sinistra radicale e antieuro fondata dall’ex ministro Panagiotis Lafazanis conquista l’ex viceministra delle finanze, Nadia Valavani, la presidente della Camera Zoe Konstantopoulou pare sia intenzionata a fondare un nuovo movimento politico che potrebbe contare sull’adesione dell’ex partigiano ed icona della sinistra greca, l’ex europarlamentare Manolis Glezos e di altri settori critici del partito che si va lentamente sfilacciando, mettendo in cantiere una possibile federazione con il partito fondato dalla ex Piattaforma di Sinistra sul modello di ciò che era l’alleanza tra le varie formazioni della sinistra radicale prima della normalizzazione operata al fine di apparire coesi e credibili in vista dell’accesso al governo.
L’ex ministro e picconatore Yanis Varoufakis da parte sua ha affermato che non intende partecipare a quelle che ha definito ‘elezioni tristi’ e che si occuperà di creare una fondazione di carattere europeo e internazionale che recuperi i valori ‘tradizionali’ di Syriza e conservi l’illusorio impegno a ‘cambiare l’Unione Europea’, marcando così le distanze dalle posizioni antieuro dell’Unità Popolare che intanto invece sembra convincere altri settori dell’estrema sinistra ellenica. Tra questi l’ex presidente del Synaspismos Alekos Alavanos e anche il movimento “Piano B”, mentre dentro Antarsya la disponibilità a far parte della partita registra ancora qualche stop and go.
Da vedere cosa decideranno alcuni dei ‘dissidenti’ rimasti ancora dentro Syriza che intanto appronta lo stringente meccanismo che porterà alle elezioni – con liste bloccate decise dagli organi dirigenti e senza preferenze – del 20 settembre che certo non premieranno gli esponenti critici. L’attenzione è puntata soprattutto sul cosiddetto ‘Gruppo dei 53’, la sinistra dell’ex maggioranza congressuale, e anche sull’ex segretario del partito Tasos Koronakis che si è dimesso in polemica con la svolta moderata di Tsipras. Alcuni, compresi deputati ed ex ministri e viceministri, probabilmente resteranno a casa saltando un turno, tentando di capire verso quale direzione evolverà lo scenario politico ellenico nei prossimi mesi.
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