23/08/2015
L'austerità uccide: + 43% la mortalità infantile in Grecia
L'austerità uccide. Lo stiamo dicendo da anni, indicando il “programma sociale” voluto dalla Troika come un ordine subliminale: dovete morire prima. Rivolto naturalmente a noi che stiamo in basso, che campiamo di lavoro e servizi sociali essenziali (sanità, istruzione, pensioni, ammortizzatori, ecc).
C'è anche la prova scientifica. E non sono dei protervi comunisti a produrla, ma la più nota rivista di medicina della Gran Bretagna, la prestigiosa Lancet. Che però ha soltanto aggiornato i dati rilevati già in uno studio del 2013, di cui Contropiano aveva dato notizia molto prima dei media mainstream, condotto da un gruppo di ricercatori delle università di Cambridge, Oxford e Londra sugli effetti dei tagli alla spesa sanitaria (e sociali in genere) in Grecia, dal primo intervento della Troika (2010) ad oggi.
I risultati sono incontrovertibili e agghiaccianti.
Il dato che impressiona di più è certamente quello relativo alla mortalità infantile, aumentata del 43% in soli cinque anni. Se si tiene presente che questo tipo di indice è tra i più significativi del livello di civiltà espresso da un paese, non si può evitare di concludere che la Grecia sta venendo rigettata nelle condizioni dell'ex Terzo Mondo. Ma questo avviene ora e qui, dentro l'Europa occidentale e grazie a quella macchina infernale chiamata Unione Europea, che anche qualche accademico liberale riconosce oggi come una transfer union al contrario, ossia una sistema di distribuzione delle risorse dai paesi più poveri ai più ricchi grazie al sistema del debito.
Un debito esploso, prima della crisi finanziaria iniziata nel 2007-2008, anche grazie al “felice incontro” di interessi tra un complesso militare-industriale franco-tedesco che aveva bisogno di vendere e una classe politica reazionaria (i governi di Papandreou, Simitis e Samaras, ovvero Pasok e Nea Dimokratia) ansiosa di mostrarsi “militarmente all'altezza del proprio ruolo” (contemporaneamente membro della Nato e da sempre in tensione con la Turchia).
Una convergenza di interessi infami che ha prodotto un risultato assurdo: ora l'aviazione militare ellenica dispone di più aerei dei francesi (praticamente il doppio), mentre la marina ha acquistato dai tedeschi più sommergibili U-Boot di quella italiana (anche qui praticamente il doppio).
Possiamo aggiungerci le spese per le infrastrutture che oggi vengono privatizzate a prezzi stracciati (e guarda caso è la tedesca Fraport a prendersi la gestione dei 14 principali aeroporti turistici della Grecia) e quelle relative alle Olimpiadi di Atene, condiamo il tutto con un bel po' di corruzione ed evasione fiscale (la principale attività economica – la marina mercantile, una delle prime al mondo per giro d'affari – è esentata dal pagamento delle tasse in base alla Costituzione scritta dal regime dei colonnelli) ed ecco fatta la frittata del debito insostenibile.
Che la Troika ha pensato bene di far pagare a quelli che meno di tutti possono esserne ritenuti responsabili perché non hanno partecipato a nessuna di quelle decisioni sciagurate. A cominciare ovviamente dai bambini che muoiono in percentuale drammaticamente più alta perché si taglia la spesa sanitaria, chiudendo ospedali e rifiutando una serie di prestazioni prima semi-gratuite ma necessarie a portare a termine una gravidanza o assicurare assistenza nei primi mesi di vita.
Che i genitori siano in condizioni di miseria lo rivela un altro dato: il numero di bambini che nascono sottopeso è aumentato del 19%, quasi quanto quello dei bambini nati morti (+20%). Una strage che comincia a emanare tanfo di genocidio, programmato nei palazzi di Bruxelles, Berlino e Francoforte, ma decisamente meno “impattante” delle antiche camere a gas.
In un altro studio condotto da Gerasimos Kolaitis e George Giannakopoulos, pubblicato nella stessa rivista, la condizione di povertà delle famiglie ha fatto registrare un raddoppio dei casi di gravi problemi mentali negli ospedali pediatrici. Al corrispondente aumento delle risorse necessarie ad affrontare questa situazione si è risposto – nel 2014, governo Samaras – con un taglio del 50% della dotazione finanziaria specifica. Qualcuno, tra i fessi che abitano l'Italia, potrebbe dire “ci vuole più sussidiarietà e terzo settore, più non profit”. La realtà greca è impietosa con gli innocenti, figuriamoci con i fessi: le associazioni non profit che si occupano di salute mentale degli adolescenti e riabilitazione, così come i centri specializzati, hanno chiuso in gran numero negli ultimi tre anni. Al punto che “gli effetti della crisi finanziaria sulla salute mentale dei giovani sono ancora sconosciuti” perché ormai impossibili da rilevare scientificamente, ovvero da quantificare e classificare. Non ci sono più abbastanza operatori attivi per riuscire a osservare il fenomeno.
Ma sono tutte le categorie più deboli economicamente e socialmente a pagare il prezzo più alto. I tagli alla sanità hanno colpito ogni voce di spesa e, per esempio, il costo ora proibitivo delle siringhe monouso e dei preservativi ha fatto esplodere di nuovo la percentuale di infezione da Aids tra i tossicodipendenti, e da qui alla popolazione tutta.
Idem per i diabetici, costretti ormai a scegliere tra la spesa per l'insulina o per il cibo. Un classico caso in cui qualsiasi scelta fai alla fine muori lo stesso. Come dice qualcuno, "non c'è alternativa"...
Ma i ricercatori sono stati davvero bravi, mettendo alla fine il confronto tra due paesi che hanno avuto lo stesso problema – il default sul debito, implicito nel caso della Grecia, dichiarato in quello dell'Islanda – ma che hanno risposto in modo opposto: la prima con l'austerità imposta dalla Troika (che controlla attraverso l'euro la disponibilità di moneta di ogni paese), con la difesa del welfare pubblico la seconda. Che infatti ha deciso in questi giorni di non entrare – frenando decisamente le procedure avviate – nell'Unione Europea e nella moneta unica.
I dati sulla salute confermano appieno la scelta: in Islanda la mortalità infantile è rimasta stabile, così come tutte le altre voci statistiche, grosso modo al livello fisiologico.
Fateci caso: tutti i paesi che sono nell'Unione Europea ma non hanno ancora adottato l'euro, improvvisamente, non hanno più una data prevista per l'ingresso nell'eurozona. Ci sarà pure un motivo...
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