Sulle prime pagine del più noto
quotidiano economico della borghesia italiana sbarca un bell’annuncio
pubblicitario che vale la pena leggere. Basta poco per capire che cosa
susciti in Confindustria tanto entusiasmo da spingere addirittura il
Sole24ore a fare da sponsor. Si chiama Jobee e ha lo scopo di far incontrare domanda e offerta di lavoro tramite inserzioni online.
È un sito internet che, pur essendo stato lanciato da poco, presenta
nella homepage già numerosi annunci di lavoro. Anzi, non è solo un sito:
è uno strumento tecnologico pensato per aiutare il lavoratore in un
momentaccio come questo. Lo vuole sinceramente aiutare, sì: a farsi
sfruttare meglio, più intensamente e con meno garanzie possibili –
magari nessuna, già che ci siamo.
D’altro canto, bisognerà pure fare i
conti con questa nuova realtà! Jobs Act e altre amenità hanno reso il
panorama italiano «un mondo che è sempre più orientato a seguire il
realismo della condivisione di esperienze rispetto all’autopromozione di
se stessi», come scrive il commentatore del Sole24ore. Uno strumento al passo con il ritmo cooperativo della sharing economy, che tanto entusiasmo suscita oggigiorno. Se questo non bastasse, leggiamo ancora, tutto questo bel congegno può offrire anche una «reputation
di valore»… Quale diavoleria moderna potrà mai offrire, anzi regalare,
ai precari non solo lavoro ma persino una reputazione nel settore?!
La risposta è Jobee, per l’appunto, un bel portale che, sullo stile degli Amazon Home Services, ti permette di costruirti un tuo pedigree del perfetto mulo da lavoro attraverso le recensioni dei datori di lavoro.
Se lavori bene, 5 stelline. Se lavori maluccio, se ti ammali, se non
sei disposto a farti pagare poco, ti becchi mezza stellina e addio reputation! Sono cose a cui stare attenti, in questo mondo così attento all’autopromozione.
Un ulteriore emozionante segnale
dell’amazonizzazione del mercato del lavoro italiano – d’altra parte già
sancito dall’alleanza Renzi/Piacentini, collaboratore e ammiratore del
capo di Amazon Jeff Bezos – proviene da un’altra affinità con i servizi
di Amazon: sei tu che puoi stabilire il tuo salario! Tu in persona.
La cosa ancora più entusiasmante è che non sarai da solo a farlo, ma
verrai «consigliato» calorosamente da un algoritmo amico, che calcola
più o meno quali sono le tue probabilità di ottenere il salario che
desideri. Spoiler alert: le probabilità sono un numero
negativo. Perciò, l’algoritmo ti aiuta meglio, consigliandoti piuttosto
il prezzo giusto che puoi pretendere per la tua prestazione, sulla base
dei dati da te inseriti e di «tariffe medie in relazione al tipo di
professione, all’area geografica e al periodo in cui ne è prevista
l’erogazione». Attenzione però: se gli algoritmi non hanno padroni, molti sono istruiti per lo meno a emularli.
Ci sarà qualche punto a favore del neonato portale Jobee? Of course: è il pagamento immediato! Non si capisce esattamente di che immediatezza si parli, poiché, a differenza del crowdworking in cui si offrono lavoretti da espletare just in time,
su Jobee si vendono anche contratti a tempo determinato. Il più delle
volte, tuttavia, il contratto prediletto è quello di somministrazione:
il caro vecchio lavoro interinale.
Allora si capisce davvero cos’è questa innovazione made in Italy di cui si dovrebbe certo andare fieri nel mondo: Jobee è una bella e accattivante vetrina per le offerte di lavoro interinali.
Altro che novità per te che sei «un lavoratore precario, un freelance,
un giovane o un pensionato che punta a mettere insieme un po’ di reddito
complementare»: Jobee è proprio un collettore di annunci di agenzie
interinali che ha il cospicuo vantaggio di valutare la tua prestazione e
di costruire la tua reputazione. Ci stai già ripensando? Sei sicuro che
non ti farebbe comodo lavorare in una ditta di pulizie per «circa
trenta minuti giornalieri»? Hai valutato scrupolosamente se non ti
piacerebbe dare la tua «disponibilità a lavorare su turni e nei
festivi», oppure fornire una «disponibilità ampia a trasferte estere
(almeno 220 gg all’anno)»? Saresti felice di sapere che hai davanti a te
un contratto di «3 mesi + proroghe di lunga durata»? Guarda che
conviene! Dopo ti becchi una bella valutazione che in un mondo di like vale più di un curriculum ben fatto. Se sei precario e cerchi pan per i tuoi denti, fatti avanti!
Certo, almeno si assicura una «massima compliance rispetto a leggi e forme contrattuali vigenti», che è un bel dire ai tempi del Jobs Act. E se tanti non gradiscono l’informalizzazione dell’economia on demand e si scandalizzano davanti a Uber, tuttavia possono chiudere un occhio se parliamo di un’invenzione italiana. Noi siamo fieri di come sfruttiamo i nostri ragazzi!
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