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16/06/2017

L’atomica che verrà, armi nucleari di nuova generazione


Più piccoli e precisi, gli ordigni nucleari allo studio che potrebbero rivoluzionare l’equilibrio atomico sul pianeta. Gli elementi di una inchiesta di Paolo Valentino sul Corriere della Sera

Il piccolo che fa paura
«Più piccole, più precise, più furtive. Ma ancora in grado di provocare l’Apocalisse». Paolo Valentino sul Corriere della Sera non fa sconti alla paura che se non siamo matti dobbiamo avere. Armi di distruzione di massa sempre più facili da usare. Una nuova generazione di armi atomiche sta per fare il suo esordio sulla scena planetaria, e non c’è da stare allegri. Le difese anti-aeree sempre più sofisticate e impenetrabili, spingono le grandi potenze ad aggiornare gli arsenali nucleari da fine del mondo rimasti gli stessi nell’ultimo mezzo secolo.

Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, Paesi nucleari ufficiali, sono già adesso impegnati nella modernizzazione per garantirsi, da qui al 2080, bombe «sicure, protette e affidabili». Le potenze non dichiarate, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord pare stiano a loro volta ‘miniaturizzando’, per poter colpire più e meglio.

Nazioni Unite a Vienna
L’Onu tenta un nuovo Trattato di interdizione degli armamenti atomici, mentre le nazioni che li posseggono stanno per investire montagne di soldi in una nuova generazione di ordigni. «La terza era atomica, – la definisce Valentino – dopo la prima della ‘distruzione reciproca assicurata’ e la seconda del timido disarmo a cavallo del Millennio. Nessuno tra le cosiddette grandi potenze disarma. L’America dell’incontrollabile Trump spara l’incredibile cifra di 1.000 miliardi di dollari in 30 anni per il rinnovamento dell’arsenale nucleare. La Russia di Putin insegue una relativa parità strategica con gli Stati Uniti. La Cina, la vera potenza economica del prossimo futuro, è impegnata ad assumere in pieno il ruolo di Superpotenza sul fronte militare e quindi anche nucleare.

Fine del mondo made in Usa
Secondo i dati dell’International Peace Research Institute, il Sipri di Stoccolma, gli Usa nel 2016 avevano 7 mila testate nucleari. Nel 2009 Obama aveva promesso un mondo libero dalle armi nucleari, ma ha poi finito per lanciare un programma di modernizzazione. Una delle poche eredità di Obama che l’Amministrazione Trump non ha cercato di cancellare, anzi. Rilancio: sostituzione di 14 sommergibili lanciatori della classe Ohio, aggiornamento dei bombardieri B-52 e B-2, lo sviluppo di un nuovo B-21 stealth, ammodernamento dei sistemi Trident D-5 e Minuteman III. Triade terrestre, aerotrasportata e sottomarina. Gioiello del nuovo arsenale è la bomba da crociera B61-12, in grado di essere armata con testata nucleare o convenzionale, a potenza variabile e altissima precisione.

E Mosca risponde
7.290 testate nucleari, dati del 2016, Mosca ha il più grande arsenale nucleare del pianeta, ma non il più moderno. Putin ha confermato il ruolo della componente atomica nella dottrina militare russa, e lo sviluppo di sistemi duali, cioè in grado di essere armati sia in modo nucleare che convenzionale. Cuore del programma, i nuovi SS-27-2 o Yars, missili intercontinentali che possono portare fino a 4 testate Mirv, cioè in grado di rientrare separatamente nell’atmosfera e puntare a diversi obiettivi. Secondo gli Stati Uniti, questi sistemi sono in violazione dei limiti del New Start, il trattato firmato da Usa e Russia a Praga nel 2010. Altre armi in lavorazione: gli SS-30 Sarmat, i «Figli di Satana» nel linguaggio della Nato, a dieci testate. Poi una nuova generazione di sottomarini lanciatori e la modernizzazione dei bombardieri Tu-160 e Tu-95MS.

Cina potenza non solo economica
Pechino, nel 2016 disponeva di 250 testate nucleari ma vuole crescere. Avvinarsi agli Usa almeno sul piano tecnologico. Spingono anche la concorrenza dei vicini India e Russia, le preoccupazioni per l’incontrollabile alleato nordcoreano. Massicci investimenti in ricerca e sviluppo nei sistemi iper-veloci, cioè missili in grado di rientrare dallo spazio a velocità supersonica. La Cina sostituirà i suoi vettori a testata unica con una nuova generazione a testata multipla. Quanti soldi investiti? Segreto, ma i programmi appaiono giganteschi.

Francia
La Francia continuerà a limitare al livello attuale, 300, il numero delle testate atomiche in suo possesso. Ma rincorre la modernizzazione militare su altri fronti. I nuovi sottomarini lanciatori, successori della classe Triomphant, che dovrebbero entrare in servizio tra 2035 e il 2048. Nel frattempo Parigi modernizzerà i suoi missili intercontinentali M51 e gli ASMP a gittata media aerotrasportati dai Rafale. Questi ultimi saranno sostituiti entro il 2040, così come la portaerei Charles de Gaulle.

Regno Unito
Londra possedeva sino ad un anno fa 215 testate nucleari. Il governo britannico ha annunciato la costruzione di 4 nuovi sottomarini nucleari, in sostituzione di quelli della classe Vanguard, per far fronte all’«aumento degli avversari potenziali e alla modernizzazione delle loro forze». L’investimento è di 46 miliardi di euro. Trasporteranno ancora i missili Trident.

Geopolitica da paura
La forte accelerazione del programma nucleare della Corea del Nord. Le provocazioni di Trump all’Iran, che aveva rinunciato alla bomba per oltre 10 anni. Tensioni diffuse, e tentazioni di nuova corsa al riarmo. Una Nato concentrata su una ‘minaccia russa’ sul fronte Est, più percepita che reale. La Russia di Putin tornata protagonista in politica estera, Siria, e decisa sui suoi confini verso Ucraina e Crimea. E altri Paesi tecnologicamente in grado di dotarsi dell’arma nucleare, e forse tentati a farlo: Germania, Giappone, o peggio, Arabia Saudita che l'atomica se l’è già pagata in Pakistan.

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