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07/08/2017

Sanzioni USA alla Corea del Nord: Mosca e Pechino con molti distinguo

Sabato scorso il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha adottato, con il voto unanime dei 15 paesi membri, la risoluzione americana per l’inasprimento delle sanzioni contro la Corea del Nord, con cui si vieta l’importazione dal paese di carbone (la sua maggior voce di entrata), ferro, piombo e prodotti ittici e si congelano i conti della Banca per il commercio estero nordcoreana. I paesi acquirenti di tali prodotti da Pyongyang, sono tenuti a interrompere i relativi rapporti commerciali nel giro di un mese. Secondo i calcoli americani, per la RDPC si tratta di una perdita secca di un miliardo di dollari l’anno, vale a dire un terzo delle sue entrate da export.

Si tratta della “serie più dura di sanzioni contro un paese in una generazione”, ha esultato la rappresentante USA all’ONU Nikky Haley, qualificando la risoluzione come “un colpo allo stomaco” di Pyongyang. Cina e Russia hanno votato la risoluzione, auspicando la ripresa dei colloqui a sei – RDPC, Cina, Giappone, Russia, Corea del Sud e USA – per la denuclearizzazione della penisola coreana. Dato che quasi il 90% dell’export nordcoreano è diretto verso la Cina e che questa già da diverso tempo ha raffreddato i rapporti con Pyongyang, è probabile che la risoluzione non modifichi eccessivamente la situazione economica del paese. Tanto più che, su insistenza di Mosca e Pechino, il documento non include alcune misure richieste dagli USA, come il blocco dell’esportazione di prodotti energetici verso la Corea del Nord, il divieto dell’uso di forza lavoro nordcoreana all’estero (prevalentemente in Russia), sanzioni contro gli alti dirigenti del paese. Non si deve d’altronde scordare che un regime di sanzioni era già in vigore e riguardava l’embargo sulle armi, le forniture di combustibile per razzi, attrezzature e materiali a duplice uso e anche le esportazioni di carbone.

Il rappresentante cinese all’ONU, Liu Jieyi, scrive Xinuanet, ha rilevato che la Cina “si oppone ai lanci missilistici della RDPC, in violazione delle risoluzioni ONU e in contrasto con la volontà di tutta la comunità internazionale”. La Cina ha sempre insistito per la denuclearizzazione della penisola coreana e per una soluzione attraverso il dialogo, ha dichiarato Liu; il fatto che “questa risoluzione sia stata adottata all’unanimità” ha affermato, “dimostra che la comunità internazionale è unita sulla questione nucleare della penisola”. Liu ha però anche detto che il THAAD in Corea del Sud non crea certo i presupposti per la stabilità nella regione, non fermerà i test missilistici e nucleari della Corea del Nord: Pyongyang e Washington, ha detto Liu, dovrebbero cessare le “azioni volte a destabilizzare la situazione”.

Il rappresentante russo Vassilij Nebenzja ha affermato che Mosca comprende la necessità di fermare i programmi nucleari e missilistici di Pyongyang, che il lancio senza preavviso di missili balistici costituisce “un rischio per il transito marittimo e aereo nella regione e per la popolazione”; Mosca chiede dunque a Pyongyang di “porre fine ai programmi e tornare al trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari, all’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e aderire alla convenzione sulle armi chimiche”.

Detto questo, Mosca esorta tutte le parti a “rendersi conto che i progressi verso la denuclearizzazione della penisola coreana sono difficili finché la RDPC percepisce una minaccia diretta alla propria sicurezza”, con Pyongyang posta di fronte “alla crescente militarizzazione della regione, con sempre più frequenti esercitazioni a largo raggio degli Stati Uniti e dei loro alleati” – che l’ineffabile Haley ha assicurato continueranno a lungo – senza contare un altro forte fattore destabilizzante contro Pyongyang quale il THAAD installato in Corea del Sud, ha detto Nebenzja.

D’altro canto, nota tvzvezda.ru, il plenipotenziario russo ha espresso la speranza sulla sincerità delle dichiarazioni USA, secondo cui Washington non è intenzionata a rovesciare l’ordinamento della RDPC e riunire con la forza la penisola coreana: “Eventuali avventure militari, da qualunque parte, si risolverebbero in una catastrofe per la stabilità regionale e globale”, ha detto Nebenzja, rammaricandosi che il corrispondente punto non sia stato inserito nella risoluzione. “Si deve rinunciare agli obsoleti e inefficaci algoritmi per la soluzione del problema nucleare nella penisola coreana” ha detto, “che hanno dimostrato la loro inefficacia e cercare nuovi approcci creativi. L’isolamento e la pressione devono cedere il passo al dialogo e ai negoziati”.

Anche il Ministro degli esteri cinese, Wang Yi ha detto che il documento include due elementi: da un lato la risposta della comunità internazionale ai lanci nordcoreani; ma, dall’altro, “una componente molto importante della risoluzione è l’appello alla ripresa dei colloqui a sei, in cui particolare attenzione deve essere prestata ai mezzi diplomatici e politici per risolvere la questione nucleare nella penisola con mezzi pacifici e per evitare un’ulteriore escalation della tensione”. La Cina, ha ricordato Wang, si esprime da tempo per un “doppio congelamento”: quello degli esperimenti missilistici e nucleari nordcoreani e quello delle esercitazioni militari Usa-Corea del Sud e sostiene la “promozione parallela” della denuclearizzazione e di un sistema di pace e sicurezza nella regione.

La nordcoreana KCNA scrive che Pyongyang è pronta a rivedere le proprie posizioni, se gli Stati Uniti cesseranno “la loro politica ostile”. Washington deve rendersi conto, scrive la KCNA, che “finché gli USA non smetteranno la politica ostile, i programmi missilistici e nucleari della RDPC non saranno oggetto di colloqui e il dialogo per la denuclearizzazione della RDPC non sarà mai possibile”.

Da parte sua, l’organo del Partito del lavoro Rodong Sinmun scrive oggi che “Lo schema degli imperialisti USA per isolare e soffocare la RDPC resta invariato. Ma né le sanzioni né le minacce militari avranno successo contro la RDPC, che avanza sotto la bandiera dello sviluppo e della fiducia in se stessa, con il popolo unito intorno al grande leader e al grande partito. Le chiamate a raccolta degli Stati Uniti per la guerra e le sanzioni estreme, non fanno che incitare la RDPC a rafforzare la propria forza nucleare”.

In definitiva, sembra che lo sbandierato da Washington “grande successo” per l’adozione unanime della risoluzione ONU, si risolva in un semplice affondo propagandistico, sia dal punto di vista economico, che da quello politico.

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