Alla fine tra due mesi, alle elezioni presidenziali, l’ex generale
Al-Sisi correrà praticamente da solo. Di sfidante, in extremis, se n’è
presentato uno solo ed è un suo sostenitore. La candidatura
ufficiale è stata presentata lunedì, ultimo giorno utile per la
registrazione, a sette minuti dalla chiusura delle liste di fronte alla
National Commission Authority e con l’appoggio di 27 parlamentari
(per legge ne servono almeno 20, oltre a 25mila firme di cittadini da
almeno 15 governatorati diversi; Al-Sisi ha ricevuto 510 firme di
deputati su 596).
A correre contro Al-Sisi sarà Moussa Mustafa Moussa, leader
del piccolo partito liberale Al-Ghad. Una figura poco conosciuta che nel
2014 fu protagonista della campagna elettorale dell’attuale presidente
e che, riportano i siti egiziani, ha come foto profilo su Facebook
l’immagine di al-Sisi con la scritta “Ti sosteniamo come presidente”. Un
parlamentare, sentito dall’agenzia indipendente Mada Masr, ha
chiaramente spiegato che l’obiettivo era evitare che le elezioni si
trasformassero in un referendum che “avrebbe danneggiato l’immagine
dell’Egitto all’estero”.
Una farsa, per le opposizioni. Che chiamano già al boicottaggio del voto presidenziale del 26-28 marzo prossimo: ieri
in una conferenza stampa il Movimento Civile Democratico, federazione
di sette partiti di opposizione nata lo scorso dicembre, ha invitato gli
egiziani a non presentarsi alle urne. L’incontro, svolto nella
sede del partito Karama a Dokki, quartiere del Cairo, ha visto la
partecipazione dei partiti Social-Democratico, Karama e Dustour: “Questo
non è solo un processo elettorale senza garanzie – ha detto Yehia
Hussein, portavoce del Movimento – Si è trasformato nella totale
deprivazione del diritto del popolo egiziano a scegliere un presidente,
una scena assurda a cui rifiutiamo di prendere parte. Chiediamo a tutti
gli egiziani di unirsi a noi”.
All’incontro non era presente Khaled Ali, avvocato e
rappresentante della sinistra, che ha tentato di candidarsi nelle
settimane passate senza riuscirci, a causa del silenzio della stampa sul
suo programma – un destino condiviso con un altro candidato,
Mohammed Anwar Sadat – e della difficoltà a raccogliere le 20 firme di
deputati necessarie alla regitrazione. Ali, rappresentante del partito
Pane e Libertà, non ha partecipato in polemica per l’assenza di altre
importanti fazioni di opposizione, tra cui i Socialisti Rivoluzionari e
il Movimento 6 aprile, non invitati perché non sono membri del
Movimento.
Il giorno prima, lunedì, un nutrito gruppo di personalità
politiche e pubbliche aveva firmato un comunicato nel quale chiedono la
fine del processo elettorale e lo smantellamento della National
Elections Authority. Tra i 48 firmatari – il cui appello può essere firmato a questo link – ci
sono il presidente di Dustour, Hala Shukrallah, l’ex ministro degli
Esteri Maasoum Marzouq, lo scrittore Alaa al-Aswani, il cofondatore del
Movimento 6 aprile Ahmed Maher e il giornalista Gamila Ismail,
oltre al “tentato” candidato Sadat e ai vice presidenti della campagna
elettorale di un altro quasi-candidato, il generale Sami Anan, arrestato
poche ore prima della deadline per la registrazione.
Intanto ieri, in un’intervista con il quotidiano statale Al-Akhbar,
il vice ministro degli Esteri per gli affari africani, Hamdi Sanad
Loza, ha fatto sapere che gli egiziani residenti in cinque paesi non
potranno votare dall’estero per non meglio specificate “ragioni di
sicurezza”. Si tratta degli espatriati in Libia, Siria, Yemen, Somalia e
Repubblican Centrafricana.
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