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24/01/2018

Federalismo più austerity; e al sud si muore come 70 anni fa

Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, appena due giorni fa, lo ha detto chiaramente: “Negli ultimi 15 anni il sistema sanitario del centro-sud sta andando alla deriva e l’aspettativa di vita in questa parte del paese si sta rapidamente abbassando. Il Meridione d’Italia rappresenta il fanalino di coda in Europa per gli indicatori di aspettativa di vita e, in particolare, la zona metropolitana di Napoli è la peggiore dovesi nasce con un gap di ben 8 anni in termini di aspettativa di vita rispetto ai paesi UE. Senza un intervento finanziario shock dello Stato centrale la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente. Purtroppo la Costituzione non lo permette\.

È certamente un’allarmante nonché autorevole denuncia contro la continua sottrazione di fondi a carico del Servizio Sanitario Nazionale e contro quel famigerato obbligo del pareggio di bilancio introdotto nella Costituzione nel 2012 che è stato usato non solo come pretesto per abbattere la scure di una lunga serie di tagli micidiali sul sistema sanitario pubblico italiano ma che impedisce anche qualsiasi intervento economico da parte dello Stato a sostegno ed in soccorso dei settori più critici di ciò che resta del nostro welfare.

14 miliardi di euro di tagli apportati dallo Stato al Servizio sanitario nazionale (SSN) nel periodo 2012-2017, inaugurati dal governo Monti e poi reiterati da tutti i governi successivi, come ho cercato di spiegare in un precedente articolo pubblicato da Contropiano il 12/05/2017[1]. A quei tagli vanno aggiunti 19 miliardi di euro di mancati trasferimenti da parte dello Stato ai bilanci delle Regioni che hanno colpito duramente e soprattutto quelle meridionali. Quei tagli sono stati accompagnati da sanguinosi “piani di rientro” a carico di regioni ed aziende sanitarie che si sono tradotti in chiusure di numerosi ospedali; drastiche diminuzioni di tutti i servizi ai cittadini ed in allungamenti biblici delle liste di attesa per ottenere una visita specialistica. Ciò ha determinato, in modo particolare nel centro-sud, una grave contrazione delle richieste di cure da parte dei cittadini ed un crollo verticale di tutta l’area della prevenzione e della profilassi in genere.

Quei tagli sono la diretta conseguenza delle politiche di austerity che ci vengono imposte/i dall’appartenenza all’#UnioneEuropea e dall’introduzione, appunto, del pareggio di bilancio in Costituzione[2] che uno zelante uomo di Goldman Sachs – al secolo Mario Monti – sull’onda della così detta “crisi dello spread”, ha preteso ed ottenuto che venisse inserito, nel 2012, addirittura in Costituzione. Unico caso in Europa.

Inoltre, la riforma del titolo V[3] che ha affidato alle regioni, in via esclusiva, l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari, ha lasciato sole quelle del centro-sud che già avevano un divario consistente rispetto a quelle del nord e che, da allora, si sono sempre più allontanate dai livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè, da quella soglia minima di servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) sarebbe tenuto a fornire a tutti i cittadini secondo la stessa riforma costituzionale del titolo V.

Pertanto, gli effetti combinati delle politiche di austerity, dell’obbligo del pareggio di bilancio e del fallimento del decentramento sanitario, stanno, in ultima analisi, producendo, nel meridione d’Italia, una gravissima emergenza sanitaria ed i livelli di mortalità, in quella parte del paese e dell’Europa, sono tornati ad essere assai simili a quelli del dopoguerra.

Perseverare in questa direzione sarebbe da criminali e, tuttavia, sappiamo che, entro il 2018, i paesi dell’Unione Europea dovranno decidere se inserire il Fiscal compact nei trattati UE. In Italia questo passaggio è stato quasi totalmente estromesso dal dibattito pubblico e viene scientemente schivato anche in campagna elettorale. L’applicazione di quanto previsto da quell’accordo (il cui fine dichiarato è “il contenimento del disavanzo pubblico, la riduzione del debito e il conseguimento del pareggio di bilancio”) comporterebbe tagli alla spesa pubblica fino a 60 miliardi di euro all’anno per i prossimi 20 anni [4] . Una prospettiva terrificante che proietterebbe senz’altro e molto velocemente non solo il meridione ma l’Italia intera verso uno scenario di tipo greco.

Note
[1] http://contropiano.org/…/diritto-alla-salute-vendesi-privat…

[2] Legge costituzionale n.1/2012 approvata dal Governo Monti (“Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale”) è una legge di modifica della Costituzione italiana approvata dal Parlamento italiano e che ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, inserendo nella Carta il “principio del pareggio di bilancio”.

[3] artt. 117, 2° c. lett. m e 120 comma 2°) della Legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 recante “ Riforma del Titolo V della Costituzione” che ha affidato la tutela della salute alla legislazione concorrente tra Stato e Regioni, delineando un sistema caratterizzato da un pluralismo di centri di potere e ampliando il ruolo e le competenze delle autonomie locali.

[4] Il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria” (cd. Fiscal Compact) è stato firmato in occasione del Consiglio europeo dell’1-2 marzo 2012 da tutti gli Stati membri dell’UE ad eccezione di Regno Unito e Repubblica ceca

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