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21/01/2018

Un’economia di guerra per fare la guerra

La Camera dei deputati, nonostante il Parlamento sia già stato sciolto il 28 dicembre 2017 dal presidente della Repubblica, ha approvato, a maggioranza assoluta, il decreto del Consiglio dei ministri, già passato in Senato, che rinnova le missioni militari all’estero in corso in Libia, Tunisia, Sahara occ, Repubblica Centro-Africana, Afghanistan, Libano, Balcani, Somalia più Lettonia e Turchia (ambito NATO) e che contiene una previsione di spesa per l’anno 2018 di 1,504 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2017 (1,427 miliardi). Contro il decreto hanno votato M5S e Liberi e Uguali mentre la Lega si è astenuta. Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato, ovviamente, insieme alla maggioranza.

Il decreto del governo Gentiloni prevede il rinnovo ed il rifinanziamento delle missioni militari già attive nel 2017 ma anche l’avvio ed il finanziamento di nuove operazioni, la più importante delle quali in Niger. Questa spesa si aggiunge alle tante altre già previste per fini militari e, su questo fronte, l’Italia si conferma tra i paesi europei che spendono di più.

I dati dell’Osservatorio MIL€X* sulle spese militari italiane mostrano, per il 2018, una previsione in costante crescita, in particolare per quanto riguarda l’acquisto di nuovi armamenti (15% della spesa complessiva). La spesa del Ministero della Difesa passa dai 20,3 miliardi del 2017 ai quasi 21 miliardi del 2018, con un aumento del 3,4% cui vanno aggiunti gli stanziamenti per l’acquisizione di nuovi armamenti; il costo delle missioni militari all’estero a carico del MEF; gli oneri per i militari in pensione; i costi per l’adesione alla #NATO e quelli derivanti dalla compartecipazione e dal mantenimento delle basi USA presenti in Italia. L’aumento della spesa militare italiana nel 2018 sarà, pertanto, del 4% passando dai 24,1 miliardi del 2017 agli oltre 25 miliardi del 2018, pari all’1,42% del PIL previsto (nel 2017 era l’1,40%). Una spesa militare in costante aumento (+21%) nelle ultime tre legislature ed in media con gli altri paesi della #NATO.

Peraltro, proprio l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord – nata nel 1949 come unione dei paesi occidentali in funzione anti-sovietica ma che continua ad esistere immutata come struttura militare aggressiva – insiste perché l’Italia arrivi presto al 2%, avendo già deliberato in tal senso e senza che, ovviamente, sia stata mai aperta, nel nostro parlamento, una discussione sul punto. Paradossalmente, la Grecia, il cui popolo sta affogando nella miseria per effetto delle draconiane sanguinose misure di austerity imposte dalla #UE, ha una spesa militare enorme che, nel 2017, è stata del 2,6% del PIL. Anche il Portogallo è in cima a questa classifica con l’1,9% del PIL. L’altro paese ”pig”, cioè, la Spagna, nel 2017 ha avuto una spesa militare di poco inferiore a quella dell’Italia (1,2% del PIL).

*MIL€X è un progetto che ha realizzato il 1°rapporto annuale sulle spese militari Italiane nel 2017 ed è promosso da Enrico Piovesana e Francesco Vignarca nell’ambito delle attività della Rete Italiana per il Disarmo

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