Oggi riflettori puntati sul Congresso per il Dialogo Siriano a Sochi,
organizzato da Russia, Iran e Turchia per tentare di arrivare a una
soluzione negoziata della guerra in Siria che dal 2011 ha fatto
centinaia di migliaia di morti. Sull’incontro nella famosa
località turistica russa, risultato dei colloqui tenuti ad Astana l’anno
scorso, pesano il fallimento dei recenti colloqui di Vienna sotto
l’egida dell’Onu e l’acuirsi dello scontro tra curdi e Turchia per
l’offensiva lanciata da Ankara contro Afrin. E infatti oggi a
Sochi non ci sono i rappresentanti delle principali formazioni politiche
curde, che accusano russi e turchi di essersi accordati su Afrin – ma
Mosca sostiene che saranno presenti alcuni esponenti curdi invitati su
base individuale – e sarà assente anche il Comitato siriano per i negoziati (Nsc),
la principale componente dell’opposizione siriana finanziata e
appoggiata dall’Arabia Saudita, nemica dichiarata del presidente siriano
Bashar Assad.
Qadri Jamil, un oppositore contrario alle posizioni oltranziste del Nsc,
tuttavia sottolinea che tra i 1500 delegati giunti a Sochi ci sono
anche rappresentanti dell’opposizione, in particolare quelli dei gruppi
appoggiati da Mosca e quelli sostenuti dall’Egitto. Sono
presenti il Consiglio popolare della Siria, esponenti dei principali
partiti politici siriani, figure religiose di spicco di tutte le
confessioni, rappresentanti di tribù, sindacati e di tutte le minoranze
etniche.
I tre Paesi promotori del Congresso hanno invitato anche i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gli Usa però boicottano l’incontro e lo stesso farà la Francia
che ha detto di riconoscere solo l’iniziativa portata avanti dalle
Nazioni Unite. Parigi, schierata con il Nsc e l’Arabia Saudita, aderisce
alle risoluzioni internazionali approvate negli anni passati perché
sono nettamente sfavorevoli al governo di Damasco e appoggiano le
posizioni dell’opposizione.
Oggi solo ai siriani sarà permesso di partecipare alla
sessione plenaria del Congresso e agli osservatori e ai garanti non sarà
consentita la presenza. “Sarà un dialogo esclusivamente
intra-siriano, non saranno ammessi terzi, inclusi gli osservatori e gli
Stati garanti”, hanno fatto sapere gli organizzatori. Tra gli esclusi
rischia di ritrovarsi anche l’inviato speciale delle Nazioni Unite per
la Siria Staffan de Mistura. Apparentemente gli osservatori dovranno aspettare nella stanza vicina alle sale dei colloqui tra le parti avverse.
Non è affatto certo che ci saranno dei colloqui diretti tra le parti, come sperano i russi. Tra assenze, veti incrociati e polemiche, è improbabile che da Sochi esca fuori una soluzione concreta.
Peraltro le opposizioni siriane, o almeno una parte di esse, continuano
a chiedere l’uscita di scena di Bashar Assad pur non avendo potere
reale sul terreno o sul piano politico per continuare a porre sul tavolo
questa condizione, inaccettabile per Damasco, che da anni blocca le
varie iniziative avviate per la Siria.
La Siria ieri è stata al centro dei nuovi colloqui tra il
presidente russo Putin e il premier israeliano Netanyahu il quale non ha
mancato di rinnovare gli avvertimenti minacciosi all’Iran.
Secondo Israele, Tehran starebbe consolidando le proprie forze sul
terreno in Siria e punterebbe ad avere rampe di lancio di missili in
Libano. «Si tratta di qualcosa alla quale ci opponiamo in modo
categorico, che non siamo pronti a tollerare», ha avvertito Netanyahu
convinto che il coordinamento tra Israele e Russia, cominciato dopo
l’intervento di Mosca in Siria nel 2015, stia proseguendo con successo. Da Putin, Netanyahu si aspetta un intervento che, nel disegno della Siria futura, tenga presente gli interessi israeliani.
Mosca sino ad oggi ha assecondato in minima parte le pressioni di Tel
Aviv ma ha dato luce verde a Israele per compiere raid aerei contro
presunti depositi di armi del movimento sciita libanese Hezbollah,
alleato di Damasco, senza incontrare l’opposizione dei sistemi russi di
difesa antiaerea presenti in Siria.
AGGIORNAMENTI
ore 10.15 Congresso Sochi: inizio con forte ritardo. Turchia e opposizione respingono proposte russe
Un notevole ritardo si registra nell’inizio dei lavori del Congresso
del Dialogo nazionale siriano. A rallentare l’avvio della riunione
sarebbero state delle “richieste aggiuntive” di alcuni gruppi
filo-turchi dell’opposizione siriana come precondizione per la
partecipazione alla riunione. Inoltre la Turchia ha respinto l’offerta
avanzata dalla Russia di formare sei commissioni composte da 150
personalità divise tra il governo siriano e l’opposizione, chiamate a
scegliere i membri di una commissione costituzionale. Ankara propone di
formare una sola commissione costituzionale sotto l’egida dell’Onu.
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