Facendo questo mestiere, sappiamo che di refusi e incidenti ne possono capitare tutti i giorni. A noi come ai “grandi sopravvalutati” delle redazioni importanti.
Alcuni incidenti sono molto divertenti, tutti sono rivelatori di una qualcosa probabilmente ignoto anche a chi lo commette.
Quello accaduto a Edoardo Frittoli, giornalista cui il settimanale Panorama aveva commissionato un pezzo sui comunicati emessi delle Brigate Rosse durante la “campagna di primavera” del ‘78, è quasi da manuale. La “rivelazione”, qui, sta nell’indicare non soltanto un modo di lavorare frettoloso (è anche un nostro problema, non lo neghiamo), quanto e soprattutto l’incistarsi nel cervello di alcuni nomi-topos che vengono fuori quasi senza doverci pensare. Tantomeno documentarsi.
Cos’è successo?
Arrivato al punto del falso comunicato n. 7, quello relativo al lago della Duchessa come improbabile tomba di un Aldo Moro che era ancora in vita e dunque del tutto salvabile. E’ noto anche agli scemi che il comunicato era falso e lo poteva capire anche un non addetto ai lavori (“differisce dagli altri comunicati per molti aspetti, a partire da quello sintattico lessicale, ai contenuti, all’italiano incerto che lo allontanava dai messaggi ritrovati sino ad allora. Era inoltre molto più breve degli altri e non conteneva i soliti slogan conclusivi”); sorvolando sul banale dato empirico per cui quel lago, d’inverno, è irraggiungibile (solo d’estate ci si può arrivare a piedi, fino a 1.800 metri).
Ciò nonostante gli “esperti” d’allora lo giudicarono “autentico”. Chiedersi il perché di una toppa così clamorosa sarebbe interessante. In fondo, negli anni successivi si è venuto a sapere che l’autore di quel bidone era tale Tony Chichiarelli, un non troppo abile falsario vicino alla banca della Magliana. Perché mai un “personaggetto” del genere avrebbe dovuto farsi venire l’idea di costruire un falso sull’evento che inchiodava tutta Italia ormai da un mese? La banda della Magliana era notoriamente vicina ai fascisti e ai servizi segreti, dunque non è illogico supporre che quel falso fu commissionato da qualcuno “in alto” che voleva vedere le reazioni del paese alla notizia della morte di Moro; e magari far capire a tutti che non c’era alcuno spazio per una trattativa vera.
Non è dunque illogico immaginare che anche gli “esperti” radunati dall’allora ministro dell’interno, Francesco Cossiga, fossero dell’inner cicle dei “servizi” e che quindi abbiano “autenticato” il pastrocchio per ordine di scuderia.
Frittoli non si allarga a immaginare tanto – ricordiamo che già ai tempi il settimanale Panorama era considerato largamente “collaborativo” con gli stessi “servizi” – e si limita a ricordare l’autore del falso.
Solo che a questo punto, senza andare a ricontrollare i documenti disponibili anche online, gli scatta il nome-totem e scrive “Paolo Cucchiarelli” al posto del defunto Tony Chichiarelli.
Sarebbe un refuso tra tanti, innocuo e non troppo divertente, se il Cucchiarelli non fosse uno dei “dietrologi” che da decenni si applicano con zelo alla falsificazione storico-giornalistica del sequestro Moro.
Qui, in effetti, la risata è esplosa con assoluto godimento.
Diversa deve essere stata la reazione del Cucchiarelli, ovviamente, che ha potuto per un attimo assaggiare il sapore del veleno che i dietrologi sono soliti spargere sulle rovine della memoria storica. Uno come lui, “coinvolto” da un autorevole settimanale nei “misteri del caso Moro”, mio dio...
Il pezzo è stato presto corretto, probabilmente dopo qualche telefonata preoccupata. Ma ai nostri lettori possiamo comunque offrire il catch screen del “refuso”.
A cosa serve? A capire un po’ meglio come funziona il pessimo giornalismo applicato alla Storia. E come, su una vicenda chiave della storia italiana, si proceda bellamente come se fosse una telenovela riscrivibile all’infinito e a piacere. O a capocchia.
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