di Michele Giorgio – il Manifesto
Il venerdì
della “Gioventù ribelle”, chiamato così per «onorare», hanno spiegato
gli organizzatori, «le migliaia di giovani che protestano ogni
settimana lungo la barriera di confine», è terminato con un nuovo bagno
di sangue. Tre palestinesi – Bakr Abdel Salam, 29 anni, Mohammed al Muqid, 21 anni e un terzo ieri sera non ancora identificato
– sono stati uccisi e altre centinaia feriti dai colpi di arma da fuoco
e dai gas lacrimogeni sparati dai soldati israeliani schierati lungo le
linee di demarcazione con Gaza. Si sono vissute le stesse scene
drammatiche dei venerdì precedenti. Con i morti e feriti portati via di
corsa da giovani con la disperazione dipinta sul volto e le ambulanze
che hanno fatto la spola tra gli accampamenti della “Grande Marcia del
Ritorno” e gli ospedali. Tra i feriti ci sono anche una donna di 50 anni colpita alla testa e due giornalisti.
Appena qualche ora prima Nikolai Mladenov, inviato
speciale dell’Onu per il Medio Oriente, aveva lanciato un avvertimento.
«Gaza sta per esplodere» ha detto, sottolineando che il blocco
israeliano da dieci anni strangola Gaza e i suoi due milioni di
abitanti. «Quello che sta accadendo a Gaza è una ingiustizia
con cui nessun uomo, nessuna donna e nessun bambino dovrebbe fare i
conti – ha denunciato l’inviato dell’Onu –. Le persone non dovrebbero
essere condannate a vivere circondate da barriere che non gli è permesso
attraversare o acque che non possono navigare».
Mladenov non ha rivolto critiche solo a Israele. Ha esortato Hamas a
tenere conto di più dei bisogni della popolazione sotto il suo
controllo. Ieri i leader del movimento islamico erano negli accampamenti
della “Grande Marcia del Ritorno”, per il rituale bagno di folla e si
sono tenuti ben lontani dalle barriere con Israele. Il capo di Hamas, Ismail Haniyeh,
nei giorni scorsi aveva assicurato che le proteste, diversamente da
quanto annunciato in precedenza, continueranno dopo il 15 maggio, il
giorno in cui i palestinesi commemorano la Nakba che quest’anno coincide
con l’inizio del Ramadan islamico.
Il momento più critico ieri si è vissuto lungo le recinzioni a est di Gaza city.
Un nutrito gruppo di giovani ha raggiunto le barriere provando a
superarle. «Non è chiaro se alcuni di loro siano effettivamente passati
sull’altro versante, quattro di loro potrebbero averlo fatto. La
reazione dei soldati israeliani è stata durissima. Hanno fatto fuoco a
volontà su quei ragazzi disarmati, uccidendone alcuni e ferendone tanti
altri» riferiva ieri al manifesto il giornalista Safwat Kahlout che si trovava in quella zona.
Quei giovani palestinesi per il portavoce militare israeliano, Jonathan Conricus, erano soltanto dei «facinorosi»
che «hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie con l’intenzione di
sfondare i reticolati di confine e appiccare il fuoco ma sono stati
respinti». Ha precisato che i soldati hanno aperto il fuoco «secondo le
regole di ingaggio» che, evidentemente, prevedono l’apertura del fuoco
contro i palestinesi anche se sono disarmati. Ieri sera
l’Egitto, che con le sue politiche di chiusura contribuisce al blocco di
Gaza, ha annunciato – qualcuno sostiene per stemperare la tensione –
l’apertura del valico di Rafah, in entrambe le direzioni, per tre giorni
a partire da oggi.
Negli ultimi tre anni, il transito di Rafah, l’unica porta di Gaza
sul mondo arabo, è rimasto chiuso per la gran parte del tempo per
presunte ragioni di sicurezza.
Intanto la questione di Gerusalemme e del suo
riconoscimento come capitale di Israele in violazione delle risoluzioni
internazionali, sta provocando una profonda crisi politica in Romania. Il
capo dello stato, Klaus Iohannis, ha invitato alle dimissioni il primo
ministro, Viorica Dancila, dopo la decisione del premier di spostare a
Gerusalemme l’ambasciata ora a Tel Aviv. «La signora Dancila
non è all’altezza del compito di primo ministro della Romania e di
conseguenza il governo sta diventando un peso per la Romania», ha detto
Iohannis denunciando di non essere stato informato del memorandum
segreto con cui il governo si prepara a seguire i passi di Donald Trump
su Gerusalemme.
Mercoledì Dancila era volata in Israele su invito del premier Netanyahu
informando solo all’ultimo momento il presidente che invece resta
fedele alla linea dell’Ue su Gerusalemme contraria all’annessione di
tutta la città a Israele.
Aggiornamenti
Ore 7 Israele bombarda Gaza, 4 feriti
L’aviazione israeliana ha colpito nella zona del porto di Gaza
presunte imbarcazioni della “Marina militare” di Hamas perché ieri i
manifestanti palestinesi hanno cercato di superare le barriere di
demarcazione tra Gaza e Israele. Fonti non ufficiali riferiscono di 4
feriti.
Ore 7.45 Deceduto un 15enne ferito ieri dai soldati israeliani
Con la morte durante la notte del ferito Hilal Ewida, 15 anni, sale a
4 il numero dei palestinesi uccisi dall’esercito israeliano lungo le
linee di demarcazione con la Striscia di Gaza nel quinto venerdì della
Grande Marcia del Ritorno. Dal 30 marzo sono stati uccisi almeno 45
palestinesi. I feriti sono migliaia.
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