di Francesca La Bella
Lo scorso venerdì, l’annuncio della morte di Khalifa Haftar ha
velocemente fatto il giro del mondo. Quasi immediatamente smentita da
fonti ufficiali vicine al generale, la notizia ha ugualmente avuto un
forte impatto sul dibattito interno e internazionale in merito alla
questione libica.
Haftar è stato, in questi lunghi
anni di guerra civile, un personaggio cardine delle dinamiche del paese
nordafricano e un suo allontanamento dalla scena politica avrà
certamente risvolti significativi sia in Cirenaica sia sulle prossime
elezioni libiche. Secondo quanto riferito da fonti ufficiali
libiche e francesi, il generale sarebbe attualmente ricoverato a Parigi a
seguito di un ictus e le sue condizioni sarebbero gravi. Il figlio
Oqbah ha, a tal proposito, dichiarato ad Alnabaa TV che il padre, a causa di un una seria emorragia cerebrale, si troverebbe in coma e che le condizioni rimangono critiche.
Non solo le dichiarazioni, ma anche gli avvenimenti in corso sembrano supportare questo quadro di criticità. Si
assiste ad un crescente numero di incontri tra attori locali e partner
internazionali tesi a ridefinire la leadership dell’area politica
gravitante intorno a Tobruk. A fronte di un passato in cui
Haftar aveva fatto convergere su di sé buona parte del potere
politico-amministrativo mantenendo, parallelamente, il controllo
dell’esercito, la scelta di un successore del generale acquista una
valenza di ampia portata.
I principali candidati alla successione sono tre: Aoun
Al-Ferjani, Abdessalam Al-Hassi e Abderrazzaq Al-Nadouri. Tre
personaggi centrali nella dirigenza vicina ad Haftar che hanno, però,
sia diversi approcci alla politica interna in termini di bilanciamento
tra volontà di mediazione con il governo di Tripoli e difesa degli
interessi propri della Cirenaica, sia differenti legami a livello
internazionale.
Se Al-Ferjani, capo dei
servizi di sicurezza e dirigente di spicco dello staff di Haftar, sembra
essere riuscito a mantenere il ruolo di uomo forte nella Libia
orientale e potrebbe avere l’appoggio informale degli Emirati Arabi
Uniti, l’Egitto sembrerebbe più propenso a sostenere Al-Hassi, generale
che ha guidato l'”Operazione Dignità” a Benghazi e attualmente sul
fronte di Derna. Due figure di spicco della politica
libica con alle spalle importanti tribù locali dalle quali traggono
forza e legittimità per un eventuale presa in carico del potere politico
della regione orientale della Libia.
La variabile imprevista di questa lotta alla
successione potrebbe, però, essere il terzo candidato. Generale
attualmente al comando dell’Esercito Nazionale Libico, Lna, e molto più conosciuto e popolare di Al-Hassi,
Al-Nadouri ha il vantaggio di essere supportato proprio dalla base del
Lna, tra cui le forze speciali guidate dal Generale Wanis Boukhamada.
La scelta dell’uno o dell’altro
candidato determinerebbe sia la collocazione di Tobruk nelle relazioni
regionali con significativi risvolti a livello di potere contrattuale
internazionale sia la ridefinizione degli equilibri interni alla
Cirenaica e alla Libia. In questo senso non stupiscono episodi di
violenza come quello accaduto a pochi giorni dall’annuncio della
possibile morte cerebrale di Haftar.
Mercoledì scorso proprio
Al-Nadouri, reggente ad interim della carica di Haftar a seguito
dell’ictus, ha subito un grave attentato mentre il suo convoglio
attraversava la città di Bengasi.
Parallelamente alla successione
del generale, un’altra questione risulta di primaria importanza in
queste ore: le elezioni. Haftar, oltre ad essere uno dei candidati per
la prossima tornata elettorale, ha negli anni, assunto un ruolo primario
nella determinazione degli equilibri del paese. A fronte di una
dirigenza che a Tobruk non sempre ha avuto la forza di imporsi su
Tripoli, governo che compensava la debolezza del radicamento interno con
un forte sostegno internazionale, il generale ha bloccato la
centralizzazione del potere nella capitale e si è imposto come
interlocutore imprescindibile per le potenze internazionali. Molti
analisti ritengono che l’uscita di scena di Haftar potrebbe rendere
meno agguerrita la campagna elettorale, favorendo il Governo di Accordo
Nazionale (Gna) e le forze vicine a Fayez Al Sarraj.
Secondo altri, invece, il percorso potrebbe non essere così lineare. La
variabile sarebbe Saif Islam Gheddafi che potrebbe sfruttare il vuoto
creatosi a seguito della malattia di Haftar per dare vigore alla propria
candidatura in un fase di smarrimento della politica libica.
Presentandosi come unica reale alternativa al debole Gna, il figlio del
colonnello potrebbe trovare nuovi alleati dentro e fuori dal paese.
Indicativo, in questo senso, notare come proprio nella settimana
successiva all’annuncio della malattia di Haftar, Saif abbia lanciato in
terra tunisina la propria campagna elettorale.
In una situazione caotica e in
continua evoluzione come quella libica, la scomparsa di una figura come
quella del generale Haftar potrebbe modificare nuovamente gli equilibri
in campo con conseguenze difficili da immaginare sia nel breve sia nel
medio-lungo periodo.
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