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24/04/2018

Libia - La presunta morte di Haftar mischia le carte della partita

di Francesca La Bella

Lo scorso venerdì, l’annuncio della morte di Khalifa Haftar ha velocemente fatto il giro del mondo. Quasi immediatamente smentita da fonti ufficiali vicine al generale, la notizia ha ugualmente avuto un forte impatto sul dibattito interno e internazionale in merito alla questione libica.

Haftar è stato, in questi lunghi anni di guerra civile, un personaggio cardine delle dinamiche del paese nordafricano e un suo allontanamento dalla scena politica avrà certamente risvolti significativi sia in Cirenaica sia sulle prossime elezioni libiche. Secondo quanto riferito da fonti ufficiali libiche e francesi, il generale sarebbe attualmente ricoverato a Parigi a seguito di un ictus e le sue condizioni sarebbero gravi. Il figlio Oqbah ha, a tal proposito, dichiarato ad Alnabaa TV che il padre, a causa di un una seria emorragia cerebrale, si troverebbe in coma e che le condizioni rimangono critiche.

Non solo le dichiarazioni, ma anche gli avvenimenti in corso sembrano supportare questo quadro di criticità. Si assiste ad un crescente numero di incontri tra attori locali e partner internazionali tesi a ridefinire la leadership dell’area politica gravitante intorno a Tobruk. A fronte di un passato in cui Haftar aveva fatto convergere su di sé buona parte del potere politico-amministrativo mantenendo, parallelamente, il controllo dell’esercito, la scelta di un successore del generale acquista una valenza di ampia portata.

I principali candidati alla successione sono tre: Aoun Al-Ferjani, Abdessalam Al-Hassi e Abderrazzaq Al-Nadouri. Tre personaggi centrali nella dirigenza vicina ad Haftar che hanno, però, sia diversi approcci alla politica interna in termini di bilanciamento tra volontà di mediazione con il governo di Tripoli e difesa degli interessi propri della Cirenaica, sia differenti legami a livello internazionale.

Se Al-Ferjani, capo dei servizi di sicurezza e dirigente di spicco dello staff di Haftar, sembra essere riuscito a mantenere il ruolo di uomo forte nella Libia orientale e potrebbe avere l’appoggio informale degli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto sembrerebbe più propenso a sostenere Al-Hassi, generale che ha guidato l'”Operazione Dignità” a Benghazi e attualmente sul fronte di Derna. Due figure di spicco della politica libica con alle spalle importanti tribù locali dalle quali traggono forza e legittimità per un eventuale presa in carico del potere politico della regione orientale della Libia.

La variabile imprevista di questa lotta alla successione potrebbe, però, essere il terzo candidato. Generale attualmente al comando dell’Esercito Nazionale Libico, Lna, e molto più conosciuto e popolare di Al-Hassi, Al-Nadouri ha il vantaggio di essere supportato proprio dalla base del Lna, tra cui le forze speciali guidate dal Generale Wanis Boukhamada.

La scelta dell’uno o dell’altro candidato determinerebbe sia la collocazione di Tobruk nelle relazioni regionali con significativi risvolti a livello di potere contrattuale internazionale sia la ridefinizione degli equilibri interni alla Cirenaica e alla Libia. In questo senso non stupiscono episodi di violenza come quello accaduto a pochi giorni dall’annuncio della possibile morte cerebrale di Haftar. 
Mercoledì scorso proprio Al-Nadouri, reggente ad interim della carica di Haftar a seguito dell’ictus, ha subito un grave attentato mentre il suo convoglio attraversava la città di Bengasi.

Parallelamente alla successione del generale, un’altra questione risulta di primaria importanza in queste ore: le elezioni. Haftar, oltre ad essere uno dei candidati per la prossima tornata elettorale, ha negli anni, assunto un ruolo primario nella determinazione degli equilibri del paese. A fronte di una dirigenza che a Tobruk non sempre ha avuto la forza di imporsi su Tripoli, governo che compensava la debolezza del radicamento interno con un forte sostegno internazionale, il generale ha bloccato la centralizzazione del potere nella capitale e si è imposto come interlocutore imprescindibile per le potenze internazionali. Molti analisti ritengono che l’uscita di scena di Haftar potrebbe rendere meno agguerrita la campagna elettorale, favorendo il Governo di Accordo Nazionale (Gna) e le forze vicine a Fayez Al Sarraj.

Secondo altri, invece, il percorso potrebbe non essere così lineare. La variabile sarebbe Saif Islam Gheddafi che potrebbe sfruttare il vuoto creatosi a seguito della malattia di Haftar per dare vigore alla propria candidatura in un fase di smarrimento della politica libica. Presentandosi come unica reale alternativa al debole Gna, il figlio del colonnello potrebbe trovare nuovi alleati dentro e fuori dal paese. Indicativo, in questo senso, notare come proprio nella settimana successiva all’annuncio della malattia di Haftar, Saif abbia lanciato in terra tunisina la propria campagna elettorale.

In una situazione caotica e in continua evoluzione come quella libica, la scomparsa di una figura come quella del generale Haftar potrebbe modificare nuovamente gli equilibri in campo con conseguenze difficili da immaginare sia nel breve sia nel medio-lungo periodo.

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