Ieri, giovedì 26 aprile 2018, l’Unione Sindacale di Base ha deciso di non sottoscrivere al Ministero del Lavoro l’accordo di proroga della CIGS per Alitalia Sai in Amministrazione Straordinaria. Sono state confermate le riserve già espresse negli incontri previsti dalla procedura maggio – ottobre 2018, rispetto alle questioni sia tecniche sia di scenario.
Nel merito, USB ha contestato i numeri di personale posto in Cigs, superiori a quelli della Summer 2017, circa 200 tra il personale di terra e decine per gli Assistenti di Volo. È un segnale che va contro quanto dichiarato dall’azienda sull’andamento del business. Inoltre, non è stata condivisa la scelta d’inserire nell’accordo la questione legata al contratto di ricollocazione, sulla quale avevamo spiegato le nostre molte perplessità, perché orientato verso l’esterno del perimetro Alitalia piuttosto che verso la ricollocazione e riqualificazione interna, rimasta molto sulla carta rispetto gli impegni assunti a ottobre 2017.
Proprio perché i segnali provenienti da questa proroga della Cigs appaiono in controtendenza rispetto alle recenti dichiarazioni dei ricavi positivi, l’Unione Sindacale di Base chiede che sia sgombrato il campo sui contenuti del bando di vendita e per la restituzione del prestito ponte ma anche che si affrontino subito le complesse questioni legate al dossier Alitalia. USB chiede ai Commissari di fare una vera e propria operazione trasparenza verso i propri dipendenti, perché sia fatta luce sulla situazione aziendale.
L’incertezza politica sul futuro governo dovrebbe suggerire ai Commissari l’importanza di un passaggio del genere nei confronti dei lavoratori. L’abbiamo detto a ottobre scorso, quando abbiamo firmato la Cigs in un preciso momento storico, e lo ripetiamo oggi, tra l’altro in un quadro profondamente cambiato: tocca ai Commissari dare segnali concreti di un percorso virtuoso in profonda discontinuità con i disastri delle passate gestioni.
La notizia arrivata oggi sulla proroga dei termini dell’attuale bando di vendita da parte del governo in carica era da tutti attesa ma, a nostro avviso, non fa che rafforzare la richiesta di avere certezze sui conti dell’azienda e su quel bilancio 2016 tuttora riservato a un anno dall’inizio della gestione commissariale.
Serve subito l’intervento dello Stato per sviluppare un piano industriale e investimenti che non possiamo attendere oltre.
USB rivendica la sua diversità: vogliamo giocare tutte le carte a disposizione nella lunga, estenuante e complicata partita per il futuro di Alitalia, che non potrà essere la riedizione della vendita prima e poi della gestione Etihad insieme alle banche, bocciata sonoramente un anno fa con il referendum di aprile. Non potrà certo essere il bando di vendita al peggior offerente imposto da Calenda la via d’uscita a questa crisi, ma al contrario deve essere il risanamento e il rilancio della compagnia da attuare al più presto.
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