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25/04/2018

Rompere l’Unione europea, un’occasione per i lavoratori

“E’ possibile uscire (dalla crisi) con una maggiore e migliore integrazione europea oggi?”

Lo Stato europeo è impossibile. Lo dicono tutti. E’ l’unica cosa su cui in Europa i popoli sono d’accordo con i loro governanti. I trattati hanno un contenuto di classe molto preciso che si è poi tradotto in politiche. Non è che i trattati erano buoni e le politiche sono state cattive come ci siamo illusi che fosse.

I trattati si possono cambiare? Non si possono cambiare. Per un motivo molto semplice, perché si cambiano all’unanimità e basta la Lettonia contraria e non cambi una virgola. E se si cambiano è più facile che si cambiano contro di noi che a nostro favore, ad esempio costituzionalizzando il Fiscal Compact che è un delirio dal punto di vista economico, che sarà oggetto di studio nelle scuole nei secoli a venire.

Perché credere che nella crisi più grave da quella degli anni ’30 si possa pensare di reagire con politiche pro-cicliche distruggendo l’investimento pubblico è una roba che pertiene a un ospedale psichiatrico.

Però ancora ragioniamo nel dire: “è orribile, però se mi levate quello 0,2 poi ci posso anche stare” ... NO! Questa roba non può funzionare così. Perché un Paese che ha un 130% di debito pubblico non può permettersi di ridurre il debito del 5% annuo per 20 anni. E’ una roba che non sta né in cielo né in terra. Che è una roba demenziale lo hanno detto i giornalisti del Financial Times.

Rendiamoci conto che viviamo una situazione in cui un establishment non italiano ma europeo vive completamente staccato dalla realtà che non sia quella che gli raccontano gli amministratori delegati delle grandi corporation che li pagano.

Carta di Nizza: è molto peggiore della nostra Costituzione e l’unico articolo che conta per quanto riguarda i valori e i diritti è il 119 e il 127 del TFUE (lo hanno addirittura scritto 2 volte), in cui si dice che tra le politiche economiche la principale è la stabilità dei prezzi. Una volta ottenuta quella si pensa a tutto il resto. Cioè ci teniamo la disoccupazione all’11% vita natural durante.

Se questo non si può fare, la deflazione salariale come strumento competitivo interno è inevitabile. Possiamo avere un movimento operaio fortissimo che impone una cosa diversa. Dal giorno dopo accumuliamo debito con l’estero e dopo 1 anno ritorniamo al punto di partenza. Bisogna riflettere su questo punto perché, o non è così, ma se è così, tu devi uscire da questo meccanismo perché se no sei fregato.

Sono favorevole allo smantellamento di un’area valutaria che è stata costituita su un presupposto sbagliato. Cioè che potesse funzionare anche in presenza di un forte dislivello di competitività tra i Paesi membri. Ci hanno detto che avrebbe avvicinato i Paesi, ma invece ha aumentato le divergenze, come era scritto in tutta la letteratura economica sensata su questo argomento. Mundell, che ha vinto un Nobel sulle aree valutarie ottimali, disse che l’euro è come Reagan in Europa.

Se la moneta unica non funziona, perché amplia le divergenze tra gli Stati, allora i casi sono due: o tu la mantieni creando delle colonie interne (come accaduto in Grecia e ora da noi), oppure salta da sola perché non tiene, perché si creano delle tensioni tra i Paesi che portano a questo.

Faranno di tutto per tenerla in piedi, esercito europeo incluso. Tutti i casi di unioni valutarie tra Paesi con forza economica diversa sono finite con la distruzione della capacità produttiva del Paese più debole.

Trump è l’elemento nuovo. Perché Trump sta rompendo il giocattolo del mercantilismo tedesco applicato all’Europa. Trump dice che il mercantilismo è una politica commerciale sleale perché è parassitaria rispetto alla domanda di un’altra parte del mondo e voi sulla domanda non fate abbastanza. Sta per chiudersi l’unica possibilità di uscita dalla crisi.

Una possibilità di uscita dalla crisi è che l’Europa diventi una grande Germania, mercantilista, che esporta deflazione salariale nel resto del mondo e che inonda coi suoi prodotti il resto del mondo. Questa è la strada che è stata costruita. Ma oltre a trovare un limite all’interno dell’Area sta trovando un limite all’esterno (Trump).

Infine: uscire dall’euro. Tutti partono dal presupposto che se l’Italia esce dall’euro ci troviamo con l’Italia da una parte, isolata nel mondo, e dall’altra parte il resto dell’euro.

NO! Se l’Italia esce dall’euro, l’euro dura 2 giorni se va bene. Il fatto che il terzo Paese dell’Area la abbandoni crea un tale sconquasso per cui la Francia esce il giorno dopo e si dispiace di non essere uscita il giorno prima.

Quindi l’uscita dall’euro va valutata sulla base di questo scenario (fine dell’euro) e non di quell’altro. Bisogna dire che succede se si torna alle monete nazionali. E’ un dramma? La Polonia ha una moneta nazionale. Idem per Ungheria, Svezia, ecc.. Normalmente chi si oppone dice che senza l’euro c’è la guerra. Il che non spiega come mai non ci sia una guerra in corso tra la Polonia e la Germania, ad esempio.

Per avere il welfare occorre uno Stato in grado di monetizzare il debito. Di non avere il debito espresso in valuta straniera. Dobbiamo prendere la strada opposta rispetto a Maastricht.

L’unico Paese le cui classi dirigenti sono europeiste a prescindere è il nostro! Questo spiega anche il 4 marzo. E’ stata sconfitta una “sinistra” che è diventata testimonial del capitale, dell’internazionalismo del capitale, non di quell’altro. Dopo aver smantellato tutti i diritti non meritava il voto degli operai.

L’unificazione del lavoro comincia a casa propria. Non riusciamo a unificare i lavoratori Whirpool italiani e ci poniamo il problema di unificare i lavoratori italiani con quelli tedeschi, il cui sindacato ha firmato l’accordo col Governo grazie al quale ci hanno spianato con le loro esportazioni.

Fonte

Giacché implacabile! 

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