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18/04/2018

Siria, Israele e la necessità di un senso comune antimperialista


I bombardamenti imperialisti e del suo braccio armato, la NATO, che negli ultimi 30 anni hanno distrutto, impunemente, la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia, la Siria, provocando milioni di vittime e milioni di profughi (non è ora di una Norimberga per gli USA e per la NATO?) hanno avuto come loro, formidabile e altrettanto sanguinoso sostegno l’apparato mediatico occidentale.

L’imperdonabile, cinico e feroce modello di menzogna organizzata su vastissima scala (anch’esso degno di una moderna Norimberga) con il quale l’occidente imperialista svuota le coscienze di massa, punta a ridurre una grandissima parte delle popolazioni USA ed europee a masse silenti, servili e prone rispetto alle guerre imperialiste. Da qui, anche da qui (oltre le tragiche responsabilità delle ormai subordinate forze di tanta “sinistra”) la consunzione, il silenzio e la passività del movimento contro la guerra.

Non servirebbe un’analisi particolarmente occhiuta per constatare il delinquenziale livello di distorsione delle notizie attraverso il quale gli USA, la NATO e sempre più spesso tanta parte dell’Ue preparano il consenso di massa agli attacchi militari di natura imperialista e neocolonialista. Gli esempi dell’utilizzo di plateali menzogne, da parte delle forze imperialiste, produrrebbero una lunga lista. Pensiamo solamente al discorso che l’allora segretario di Stato degli USA Colin Powell (grande sostenitore di Obama) tenne all’ONU il 5 febbraio del 2003, intervento che l’intero mondo seguì in diretta: Powell, ad un certo punto del discorso, mostrò a tutti i rappresentanti dei Paesi una fiala contenente una polvere bianca, asserendo (da quella postazione politica e mediatica formidabile, che immediatamente si trasformò in una cassa di risonanza universale) che quella fiala conteneva l’antrace “che Saddam Hussein utilizzava nei suoi bombardamenti”. E Powell asserì che con molto meno dell’antrace contenuto in quella fiala Saddam Hussein poteva, come già aveva molte volte fatto, avvelenare e uccidere centinaia di persone. Il tempo disse al mondo intero che l’intervento di Powell era puro teatro, pura menzogna e che la “pistola fumante” irachena con la quale gli USA e la Gran Bretagna del “laburista” Tony Blair avevano preparato i loro governi, i loro eserciti e, soprattutto, i loro popoli all’attacco contro l’Iraq non era mai esistita.

Il punto è, tuttavia, che la costruzione di una coscienza fortemente distorta tra le grandi masse occidentali sopravvive, poiché già infiltratasi, come direbbe Dostoevskij, nel “sottosuolo” degli animi popolari, alla rivelazione delle verità. E su questa base distorsiva di massa non funziona più nessuna “replica razionale” agli assiomi e agli ordini ideologici imperialisti. Pensiamo ad esempio ad un’immensa e plateale contraddizione: gli USA si permettono di attaccare e distruggere un Paese, uno Stato, un popolo (e certo non solo l’Iraq) in virtù di un ipotesi relativa all’utilizzo da parte di quel Paese, di armi chimiche. Bene: a partire da ciò, a partire da questa equazione americana, quale Paese, quale coalizione di Paesi avrebbe dovuto (legittimamente, rispetto al teorema imperialista) attaccare e bombardare Washington, distruggere gli USA e annientare il popolo nordamericano, di fronte all’utilizzo plateale, confermato sul piano mondiale, da parte degli USA, del napalm in Vietnam, dell’uranio impoverito in Jugoslavia, delle bombe al fosforo in Iraq?

E vi è un’altra, profondissima, plateale, contraddizione, che viene incredibilmente, magicamente annullata, agli occhi di tanta parte del senso come di massa dei popoli dell’occidente: secondo la legge imperialista vi sono Stati che possono detenere un arsenale nucleare di guerra (per decisione incontrovertibile degli USA) e altri che, se vanno dotandosi dello stesso arsenale, sono subito inseriti tra gli “Stati canaglia”. Israele può armarsi sino ai denti di bombe nucleari (in un ormai famoso e rivelato scambio di mail di alcuni anni fa tra Colin Powell e il suo socio in affari e sostenitore dei democratici americani Jeffrey Leeds, Powell parla liberamente della potenza nucleare militare israeliana, anche se Israele non è ufficialmente annoverata tra gli “Stati nucleari”, mentre era Jimmy Carter a parlare liberamente, anche pubblicamente, del fatto che Israele detenesse, già ai tempi, appunto, di Carter, circa 300 testate nucleari), mentre la Corea del Nord e l’Iran sono paesi da demonizzare, attaccare e isolare sul piano mondiale. Perché? Se fosse ancora in vigore, sul piano internazionale, un minimo di razionalità cartesiana, la domanda sarebbe legittima. Ma, allo stato delle cose, la domanda serve solo a condannare senza requie chi se la pone.

Rievochiamo tutto ciò in relazione all’attuale crisi siriana, all’utilizzo ai fini bellici, da parte degli USA, della Francia e della Gran Bretagna, della “notizia” secondo la quale Assad avrebbe colpito Douma con gas tossici e rievochiamo tutto ciò anche in relazione alla politica bellica che Israele sta dispiegando in questi giorni rispetto alla stessa crisi siriana.

Anche tra la “legge imperialista” volta a condannare e colpire (militarmente, economicamente, politicamente, con le bombe e con le sanzioni) ogni azione internazionale autonoma di tutti i Paesi esterni all’orbita USA-NATO, anche tra questa “legge” e le azioni autonome di Israele siamo di fronte ad una vergognosa quanto vistosa e rimossa contraddizione: Assad non può difendere (come non può difenderla Madero in Venezuela) l’integrità, l’unità, l’autonomia del proprio Paese, del proprio popolo dal progetto imperialista di balcanizzazione della Siria, non può difendersi dal grande “esercito libero” messo in campo a suon di milioni di dollari dagli USA e dall’Arabia Saudita, non può difendersi con le armi dai vari secessionisti antisiriani e filo americani dell’apparentemente eterogeneo fronte filo imperialista formato dalle truppe “libere” preparate dalla NATO e pagate dall’Arabia Saudita, dai jihadisti al servizio degli USA e dai curdi siriani che hanno scelto il campo imperialista al fine di perseguire i propri obiettivi, Assad non può dispiegare una propria, autonoma (e mille volte legittima, poiché partigiana) lotta in difesa della Patria, mentre il governo israeliano può concedersi ogni, completamente autonoma, linea di guerra e di intervento, anche in questi giorni, in queste così oscure ore in cui ogni gesto può significare il crollo dell’ultima diga e l’inizio di una guerra mondiale.

Israele, al di sopra di ogni giudizio e sempre esente da ogni condanna, Israele che – sul piano prettamente teorico – non è parte dello scontro tra il fronte imperialista e la Siria (anche se sappiamo che Tel Aviv è uno dei perni imperialisti strategici di questo scontro), Israele attacca militarmente in Siria in queste ore drammatiche in modo palese e violento, rivendicando di fronte al mondo il proprio attacco, sicura del perdono, della comprensione, della solidarietà dell’intero mondo imperialista-occidentale, dagli USA all’Ue, dell’intero e immenso apparato mediatico dell’occidente. Non è, questa, un’altra, incredibile e rimossa contraddizione, non percepita dal senso comune di massa occidentale?

Con la stessa violenza imperialista con la quale Israele condusse la “Guerra dei sei giorni”, con la stessa determinata e impunita ferocia con la quale Israele occupò i territori palestinesi e costrinse l’intero popolo palestinese ad una diaspora di 50 anni, con la stessa brutalità con la quale colonizza oggi, attraverso gli ignobili “insediamenti”, le residue terre palestinesi e con la stessa protervia con la quale ha sempre rifiutato la Risoluzione 242 delle Nazioni Unite che chiede, invano, da decenni, a Israele di riconsegnare “I Territori Occupati”, con questa stessa, sanguinosa, linea di condotta il governo israeliano rivendica, in queste ore, i suoi, indiscriminati, attacchi militari in Siria.

Nella notte tra l’8 ed il 9 aprile ultimi scorsi, ancor prima, dunque, dell’attacco USA, francese e britannico del 14 aprile, Israele bombarda la base T4 in territorio siriano; nel raid vengono uccisi sette militari iraniani, tra i quali il colonnello Medhdi Dehghan, comandante dell’unità iraniana di droni della stessa base T4, ad est di Homs, nella Siria centrale. La rivendicazione da parte di Tel Aviv dell’attacco è ratificata da un alto esponente militare israeliano sulle pagine (significativamente) del New York Times. L’Iran reagisce, affermando che “Israele la pagherà cara”.

La gravità dell’attacco israeliano è altissima, poiché provoca deliberatamente e chiama direttamente in ballo l’Iran, in un contesto di tensioni dell’area già drammatico. Nonostante ciò, Tel Aviv rivendica mondialmente l’attacco, sicura della “comprensione” e della condivisione degli USA e di tutto il fronte occidentale. Con Gentiloni, in Italia, e pressoché tutte le forze politiche del nostro Paese, in ossequioso e genuflesso silenzio.

Ma non è finita: nella notte tra il 16 ed il 17 aprile (ieri) vi è un nuovo attacco militare contro la Siria e missili sono lanciati nello spazio aereo di Homs, in direzione dell’aeroporto “Al Shayrat”, nella periferia di Damasco. Il quotidiano siriano “Al-Masdar” parla anche di un raid non identificato in un’altra zona periferica della capitale siriana. Le primi voci, non smentite da Tel Aviv, parlano di un’altra aggressione israeliana.

Ciò che risulta tragicamente chiaro è che Israele, per continuare a svolgere il proprio ruolo imperialista nella regione, per respingere e tentare di far consumare sino alla cancellazione storica la lotta palestinese, per riconfermare il proprio ruolo di avanguardia del fronte statunitense e imperialista occidentale in Medio Oriente è davvero pronta a tutto, anche ad una immane guerra contro l’Iran e contro la Russia, anticipazione di un verosimile conflitto mondiale.

E’ a partire da tutto ciò che oggi i governi israeliani, le politiche belliche israeliane, vanno considerati come tra i maggiori problemi di questa fase storica, tra i maggiori problemi dell’intera umanità. I comunisti si inchinano di fronte alle vittime dell’Olocausto e ricordano l’orrore nazista come tra i più feroci della storia umana. Ma oggi, di fronte alle politiche imperialiste di Israele, di fronte alla sofferenza indicibile del popolo palestinese, di fronte ai pericoli di guerra mondiale che anche l’attuale Israele provoca, occorre dividere l’Olocausto dall’attuale, nera, pulsione di guerra di Tel Aviv, in modo che la sempre più necessaria stigmatizzazione dell’Olocausto non impedisca di vedere gli orrori dell’attuale Israele. Non ne diventi scudo.

Il dominio del potere imperialista e dei media imperialisti sul senso comune di massa occidentale, l’estrema difficoltà che ha questo senso comune di decodificare la realtà delle cose, di esprimere una sua interpretazione degli eventi a partire da una propria ed autonoma concezione del mondo, richiedono sempre più ed oggettivamente la presenza, con ruolo di massa, di una forza, di un insieme di forze politiche e sociali, capaci di disseminare un altro punto di vista sul mondo, un punto di vista antimperialista, non occidental-centrico, ma in sintonia con l’immensa, e largamente maggioritaria sul piano mondiale, “periferia” (termine imperialista) del mondo, con i suoi popoli.

Serve più che mai, conseguentemente, in Italia un più forte Partito Comunista in grado di dialettizzare la propria, piena, necessaria, autonomia politica, teorica e organizzativa con un più vasto fronte anticapitalista e antimperialista. Per la ricostruzione, innanzitutto, di un movimento di massa contro la guerra che, conseguentemente, riapra la strada della trasformazione sociale. Poiché da altro non si può ripartire che dalla lotta contro la guerra e il dominio imperialista.

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