In Turchia il 24 giugno si svolgeranno elezioni anticipate. Lo ha reso noto il Presidente Recep Tayyip Erdogan mercoledì dopo un incontro con il Presidente del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahceli. Quest’ultimo aveva sollevato per primo la richiesta di una votazione anticipata durante una riunione del gruppo parlamentare martedì. Tuttavia sono in pochi a pensare che Bahceli, il cui MHP ha già formato un’alleanza per presentarsi insieme alle elezioni con il »Partito per la Giustizia e lo Sviluppo« (AKP) religioso-nazionalista al governo, abbia agito senza un’intesa con il capo di Stato Recep Tayyip Erdogan.
Dato che il sistema presidenziale non è ancora completamente attuato, diventerebbe difficile condurre il Paese in modo stabile fino alla regolare scadenza elettorale per Parlamento e Presidente il 3 novembre 2019, così Bahceli ha motivato la sua richiesta. Con una maggioranza – nonostante le manipolazioni – solo risicata, Erdogan lo scorso anno aveva vinto un referendum sull’introduzione di un sistema di governo costruito su misura per lui. Le misure che rendono il Presidente un autocrate di fatto, tuttavia entreranno in vigore solo dopo una nuova elezione che un candidato deve vincere con il 50 percento più un voto.
Bahceli si riferiva ai sit-in del »Partito Popolare Repubblicano« (CHP) kemalista socialdemocratico. Le proteste simboliche del maggiore partito di opposizione contro lo stato di emergenza in vigore dal fallito tentativo di golpe del 2016 che martedì è stato nuovamente prolungato di altri tre mesi dal Consiglio dei Ministri, tuttavia non rappresentano un pericolo per la stabilità del Paese.
La preoccupazione del governo è piuttosto l’economia. La situazione economica continua a essere in crescita, ma questo è dovuto alle ampie iniezioni di credito da parte dello Stato per mantenere il favore dell’elettorato. Nondimeno la valuta è sotto pressione, il tasso di inflazione è superiore al dieci percento. La bilancia delle partite correnti e il disavanzo della bilancia commerciale crescono minacciosamente, gli investimenti diretti dall’estero sono diminuiti drasticamente, i prezzi al consumo schizzano in alto. Così l’alleanza AKP-MHP specula sul fatto di poter sfruttare a suo favore il clima sciovinista che regna grazie alla guerra contro Afrin in Siria del nord. Con l’acquisto dell’ultimo gruppo mediatico Dogan, del quale fanno parte il quotidiano Hürriyet e le emittenti CNN Türk e Kanal D, da parte dell’impresa vicina all’AKP Demirören, il partito di governo lo scorso mese ha inoltre conquistato un monopolio quasi totale sui media. Ciononostante AKP e MHP negli attuali sondaggi al momento si attestano su valori inferiori al 50 percento.
Originariamente era stata proposta come scadenza elettorale il 26 agosto 2018, l’anniversario della battaglia di Manzicerta nell’anno 1071, nella quale l’Imperatore bizantino venne sconfitto dai selgiuchidi. Ma dietro al pathos nazionalista dovrebbe essersi celata una ragione pragmatica, ossia quella di impedire che alle elezioni si presenti il »Buon Partito« (IYI) creato da dissidenti dell’MHP vicini all’ex Ministra degli Interni Meral Aksener. Per legge possono candidarsi solo liste di organizzazioni il cui primo congresso si sia svolto più di sei mesi prima della tornata elettorale. Dato che questo ha tenuto il suo primo congresso solo il 1 aprile, il 24 giugno non sarà sulla scheda elettorale.
Il CHP secondo quanto affermato dal suo portavoce Bülent Tezcan, è »pronto per le elezioni in qualsiasi momento«. Al contrario, la Presidente del »Partito Democratico dei Popoli (HDP) di sinistra, Pervin Buldan, ha criticato che sotto lo stato di emergenza le elezioni non possono svolgersi democraticamente. Nonostante questo ha minacciato lo schieramento governativo: »Nelle elezioni tenetevi pronti a uno schiaffo curdo che vi fa dimenticare le canzoni che avete cantato sulla strada per Afrin.«
Da junge Welt: Edizione del 19.4.2018. https://www.jungewelt.de/artikel/331039.erdogan-ruft-an-die-urnen.html
Tradotto e pubblicato da Rete Kurdistan
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