Elezioni regionali in Molise, con uno sguardo al governo nazionale.
Vince il centrodestra, con il Movimento 5 Stelle primo partito e il PD che prende una batosta. Letta così, sembrerebbe una situazione non troppo diversa da quella emersa dopo le elezioni del 4 marzo.
Invece le differenze ci sono, ovviamente, e sono sostanziali, anche se il risultato è subito diventato oggetto di strumentalizzazioni.
Purtroppo per chi sperava che la campagna elettorale fosse finita, niente da fare: forse con la formazione del governo si potrà tirare il fiato, ma fino ad allora ogni minimo evento dal sapore vagamente politico sarà oggetto di speculazione al massimo livello. Rassegnamoci.
Molise al centrodestra, dunque: con il 43,4% delle preferenze Donato Toma è il nuovo governatore della regione. Sostenuto da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Popolari per l’Italia, Unione di Centro, Orgoglio Molise, Iorio per il Molise, Movimento Nazionale per la Sovranità, Il Popolo della Famiglia. Nove liste che, sulla base di performance abbastanza modeste (il risultato migliore l’ha ottenuto Forza Italia, primo partito di coalizione con il 9,38%) sono riusciti a far eleggere il presidente.
Questa naturalmente è la prima grande differenza con la situazione nazionale: c’è un vincitore. Che questo dipenda dal sistema elettorale regionale cambia poco, per i commenti a margine: ha vinto il centrodestra, e quindi è un segnale chiaro da cogliere per il Quirinale. Bisognerebbe fare una analisi del peso specifico espresso dalle sei liste oltre al trittico FI, Lega e FdI, che hanno raccolto quasi il 30% dei voti ottenuti dalla coalizione, ma che volete che sia, sono numeri no?
Ed allora proviamo a commentare il 31,5% del Movimento 5 Stelle, che lo colloca come primo partito della regione. Come d’altronde a livello nazionale: essere il primo partito e non sapere che farci, con questo risultato. Un po’ come quelle squadre di calcio che hanno il capocannoniere del campionato, segnano più di tutte ma non vincono.
Situazione frutto, a nostro parere, di uno scenario politico che è il risultato di un esperimento fallito: quello di imporre il bipartitismo anglosassone in Italia, puntando ad una visione maggioritaria che evidentemente non esprime la realtà del paese.
Per cui, dopo l’esplosione del M5S, andiamo avanti con due coalizioni ed un partito, rischiando – quando il sistema elettorale non aiuta – l’impossibilità di capire chi abbia vinto o chi abbia perso.
Certo, se paragoniamo il 31,5% di ieri con il 44,8% che il Movimento aveva raccolto in Molise alle Politiche, allora forse si può capire chi parla di sconfitta dei grillini (o ex tali, ancora non si è capito bene).
Come si spiega? Un po’ con l’astensionismo (ha votato il 52% circa degli aventi diritto), e sopratutto con le forme di clientelismo tipiche del livello politico locale che premiano di solito il rapporto diretto e l’interesse condiviso, almeno a livello di prospettiva elettorale.
Premiando chi promette e punendo chi non mantiene: ed ecco forse spiegata anche la batosta subita dal centrosinistra (17,1%) ed in particolare dal PD (9%), che come amministrazione uscente pagano l’insoddisfazione evidente dei molisani, oltre che la drammatica congiuntura politica che li vede perdere consensi quasi ovunque.
Un risultato che già in queste ore è oggetto di strumentalizzazione, come tutto, d’altronde: guardare al Molise per comprendere cosa serve all’Italia. Immaginiamo che il Presidente Mattarella stia prendendo appunti.
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