Mentre le potenze occidentali si preparano ad attaccare la Siria, lo
Stato Islamico (Is) continua a mietere vittime indisturbato. Ieri almeno
16 persone sono state uccise in un duplice attentato mentre
partecipavano ad un funerale nella città settentrionale di Asdira,
vicina a Sharqat. Secondo quanto ha riferito all’Associated
Press il sindaco della città, Salaheddin Shaalan, sarebbero 14 le
persone ferite. Molte di queste, ha spiegato Sahaalan, sono in “gravi
condizioni” anche perché, essendo sera e temendo nuovi attacchi dell’Is,
i feriti non sono stati trasportati negli ospedali vicini al villaggio.
Il luogo scelto per compiere l’attentato di ieri non è stato
casuale: al momento delle due esplosioni, infatti, era in corso il
funerale dei cinque membri delle Unità di mobilitazione popolare (Pmu)
anti-Is uccisi mercoledì nel corso di un’imboscata jihadista avvenuta a 250 chilometri a nord della capitale Baghdad.
Come accaduto già in passato, l’attacco di ieri – il più
sanguinoso da gennaio quando un doppio attentato suicida massacrò 31
persone – mette in forte imbarazzo il governo iracheno che a
dicembre, dopo aver respinto i jihadisti al confine siriano, aveva
dichiarato la vittoria sul califfato.
Una dichiarazione quanto mai
prematura: nonostante l’ampia perdita territoriale subita, infatti, i
miliziani riescono ancora a compiere massacri nel Paese (soprattutto
nelle province di Salaheddin e Anbar) attraversando con una certa
facilità la frontiera tra Siria e Iraq. L’ultimo attacco era avvenuto
nell’Anbar domenica: 4 persone erano state uccise (diversi i feriti) da
un attacco suicida, rivendicato poi dall’Is, contro la sede di un
partito politico locale.
A inizio mese, per la prima volta da quando è crollato il
“califfato” in Siria e Iraq, i jihadisti dell’Is avevano ribadito la
loro fedeltà al leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi.
“Per far infuriare e terrorizzare gli infedeli – recitava una nota del
gruppo – rinnoviamo il nostro appello di fedeltà al capo dei fedeli e
califfo dei musulmani, Abu Bakr al-Baghdadi”.
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