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12/12/2018

Il Tav “turistico” dello Zucconi

E’ triste vedere giornalisti di chiara fama abbassare il proprio dire fin sull'orlo della demenza pur di compiacere il proprio editore.

La grande manifestazione No Tav di Torino – che ha “doppiato”, se non di più, quella dei favorevoli alla “grande opera inutile” – ha segnato i media mainstream. Ma in modo diverso. Il Corriere della Sera, per esempio, ha nascosto sotto una coltre di aplomb semi-britannico il proprio disappunto (e quello dei suoi azionisti di riferimento). Repubblica, invece, l’ha presa malissimo. E trascende spesso nella sguaiatezza.

Senza scriverci su un “pezzo”, anche Vittorio Zucconi ha voluto portare la sua brava pietra a secco per il muretto di contenimento imprenditoriale che vuole schiacciare i NoTav.

Il suo post, però, in poche parole ha toccato profondità insondabili.

“Non c’è modo di stabilire niente prima. Le piramidi – per fare un esempio estremo – non servivano a niente e hanno generato miliardi di turismo. L’opposizione al Tav, abitanti della zona a parte, è puramente ideologica e lo sappiamo”.

Diciamo la verità: stavolta non si è dimostrato all’altezza dello stipendio...

L’incipit è generico, ma esatto. Prevedere le conseguenze delle azioni umane è abbastanza difficile, tanto che Napoleone – che pure di strategia ne masticava abbastanza – sintetizzava il suo stile nella battuta “ci si batte e poi si vede”.

Ma se questo principio vale sicuramente per la politica e la guerra (sono la stessa cosa, con strumenti un po’ diversi), risulta un po’ assurdo applicarlo alle grandi opere infrastrutturali. Che, ci dicono gli ingegneri e gli economisti, vengono decise in base a una valutazione costi/benefici (pur sempre un po’ aleatoria e fondata su stime) e a molto più precisi calcoli su struttura dei terreni, materiali, carichi di lavoro, ecc.

Insomma: una grande opera si fa se serve a qualcosa. Altrimenti no.

Ma dove l’ex grande giornalista sbatte duro è l’esempio delle piramidi.

In primo luogo perché è semplicemente falso che le piramidi “non servivano a niente”. Tombe di faraoni, ossia semi-dei secondo le credenze dell’epoca, avevano un senso che forse noi “moderni” fatichiamo a condividere – e ci mancherebbe – ma che archeologi e storici ci spiegano abbastanza tranquillamente.

Di sicuro, ci vien da dire, non pensavano ai turisti di 3.000 anni dopo...

Ma è proprio il paragone a non reggere. Se dovessimo accettare il “ragionamento” di Zucconi dovremmo concludere che: la Tav non serve a un cazzo, è vero; ma facciamola lo stesso che magari tra mille anni diventa un’attrazione turistica.

E’ possibile, certamente. Ma nel frattempo, a noi che stiamo qui, forse interessa spendere le nostre poche risorse per qualcosa che ci serve davvero e subito. Magari non attirerà i turisti futuri, ma permetterà di generare una discendenza che può sopravvivere in un mondo adatto.

Se proprio ci si vuol divertire a progettare potenziali “attrazioni turistiche per il futuro”, qualcuno potrebbe suggerire di chiudere i “sì tav” dentro il buco già scavato. Così, un giorno, potremmo esibire mummie italiane doc.

Costerebbe anche molto meno...

P.s. Ringraziamo ovviamente tutti coloro che hanno seminato lazzi e frizzi sui social a proposito del post in copertina...

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