di Michele Giorgio – il Manifesto
Giacca scura,
camicia azzurra, atteggiamento sobrio. Matteo Salvini si è presentato
alla conferenza stampa al King David Hotel di Gerusalemme con un look
diverso da quello abituale da autista di ruspa. Solo apparenza, la
sostanza è stata quella solita. Il vicepremier e ministro
dell’interno in visita ufficiale in Israele ieri ha inferto picconate a
situazioni delicatissime per la stabilità del Medio Oriente di cui,
evidentemente, non capisce un bel niente: la tensione ai
confini tra Israele e Libano e la soluzione a Due Stati, Israele e
Palestina, sostenuta dall’Unione europea, quindi anche dall’Italia.
Salvini appena ha messo piede a Tel Aviv ha fatto pochi passi ed è salito a bordo di un elicottero per dirigersi al Nord dove è
andato a dare uno sguardo ai tunnel sotterranei costruiti dal movimento
sciita libanese Hezbollah e di cui Israele ha annunciato la scoperta
nei giorni scorsi. Una storia che rischia di scatenare una
nuova guerra. Proprio ieri il premier israeliano Netanyahu ha lanciato
nuovi e più pesanti avvertimenti a Hezbollah affermando che Israele
reagirà ad un eventuale attacco con una forza mai usata in passato. Il
capo leghista, forse pensando che lo scontro tra Israele e Hezbollah per
importanza non sia molto diverso dalla demolizione delle ville dei
Casamonica, si è lasciato andare a dichiarazioni che hanno fatto saltare sulla sedia i militari dell’Unifil
– i caschi blu dell’Onu attualmente sotto comando italiano che dal 2006
vigilano sulla tregua tra il movimento sciita e lo Stato ebraico – e i responsabili del ministero della difesa italiano.
«Chi vuole la pace, sostiene il diritto all’esistenza ed alla sicurezza
di Israele – ha scritto Salvini in un post su Facebook – Sono appena
stato ai confini nord col Libano, dove i terroristi islamici di
Hezbollah scavano tunnel e armano missili per attaccare il baluardo
della democrazia in questa regione».
Il riferimento agli Hezbollah come «terroristi islamici» ha
fatto sudare freddo non pochi al ministero della difesa e al comando
Unifil che hanno fatto trapelare «preoccupazione» e «imbarazzo»
per quelle parole. «Non vogliamo alzare nessuna polemica – hanno fatto
sapere fonti anonime – ma tali dichiarazioni mettono in evidente
difficoltà i nostri uomini impegnati proprio a sud (del Libano) nella
missione Unifil, lungo la “Linea blu” (il confine). Questo perché il
nostro ruolo super partes, vicini a Israele e al popolo libanese, è
sempre stato riconosciuto nell’area. Tra l’altro l’Onu la sua parte la
sta già facendo, c’è una missione, si chiama Unifil, da oltre 12 anni, e
il comando è oggi sotto la guida italiana per la quarta volta». Queste
cose Salvini non le sa, non comprende che in questa regione dagli
equilibri fragili, martoriata da conflitti continui, dichiarazioni
incoscienti possono innescare reazioni violente, anche contro i soldati
italiani. Perciò, non contento del danno già causato, Salvini
rivolgendosi ai giornalisti italiani a Gerusalemme, ha commentato «Mi
stupisco per lo stupore che ho letto per la definizione di Hezbollah
come terroristi islamici. Se si scavano tunnel sotterranei che
sconfinano nel territorio israeliano, non penso venga fatto per andare a
fare la spesa».
Salvini ha fatto uso dell’ascia anche contro le politiche portate avanti dall’Ue in Medio Oriente e nella questione palestinese. Solo sullo status di Gerusalemme ha evitato di esprimersi.
Rispondendo a una domanda del manifesto sul sostegno europeo alla
soluzione a Due Stati, ossia alla creazione di uno Stato palestinese
accanto a Israele, ha sferrato un duro attacco alla linea che Bruxelles
porta avanti dalla firma degli Accordi di Oslo nel 1993. «Io sono
favorevole a una soluzione che nasca dai territori. L’Unione europea
negli anni scorsi è stata assolutamente sbilanciata condannando e
sanzionando Israele ogni quarto d’ora...Temo che parti degli ingenti aiuti
(ai palestinesi) non siano arrivate alle destinazioni auspicate» ha
risposto, concedendo solo a proposito di Gaza che «una situazione come
quella non può essere sostenuta a lungo».
Il resto della giornata sono state segnate da posizioni abbastanza scontate. Salvini ha dato il suo pieno appoggio a Israele che, sotto lo sguardo compiaciuto di funzionari e rappresentanti del governo Netanyahu, ha descritto come un «baluardo» della civiltà occidentale.
Ha quindi esortato chi ama la pace a stare dalla parte dello Stato
ebraico e a lottare contro l’estremismo islamico. Ha spiegato di essere
venuto per rinsaldare i rapporti tra italiani e israeliani anche
attraverso relazioni più strette tra scuole ed università e nella
ricerca scientifica. Oggi vedrà Netanyahu e dovrebbero conoscersi più
nel dettaglio le intese strette nel campo della sicurezza di cui ha
discusso con il ministro israeliano Ghilan Erdan.
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