Notte di fuoco a Gaza: l’aviazione israeliana ha colpito con i
missili la Striscia, a Gaza City, nel campo profughi di Nuseirat e a est
di Khan Younis. Secondo fonti locali, i raid hanno provocato danni alle case ma non ci sono vittime.
L’esercito di Tel Aviv ha bombardato Gaza in risposta a
palloncini incendiari lanciati dalla Striscia verso il territorio
israeliano come avviene ormai da tempo. I palloncini, almeno due, sono esplosi in aria e non hanno provocato danni.
Questa mattina il valico di Kerem Shalom, l’unico tra Israele e Gaza
utilizzato per l’ingresso di beni, è stato temporaneamente chiuso dalle
autorità di Tel Aviv a causa della tensione nella zona e per la
presenza, secondo il Cogat, l’ufficio israeliano per le attività nei
Territori, di un drone palestinese. Il valico è stato poi riaperto.
Due invece i feriti, due giovani, nel centro dell’enclave
palestinese: a est del campo profughi di al-Bureij, sono stati colpiti
dal fuoco dei cecchini israeliani lungo le linee di demarcazione tra
Gaza e Israele, dove si svolgono da quasi un anno
manifestazioni popolari, e sono stati ricoverati in ospedale. Le
proteste, notturne, sono parte della Grande Marcia del Ritorno,
iniziativa lanciata il 30 marzo scorso e tuttora in corso.
I giovani palestinesi hanno lanciato pietre contro i soldati e dato
alle fiamme dei copertoni. In risposta l’esercito ha sparato proiettili e
gas lacrimogeni verso i manifestanti. Da settimane la Marcia si
è allargata anche alle ore notturne, da quella che i palestinesi
chiamano l’unità “Confusione notturna”.
Poche ore prima, ieri sera, una delegazione egiziana era a
Gaza per incontrare la leadership di Hamas e, come spiega un ufficiale
del movimento islamista, per “abbassare la tensione e impedire una
guerra nella Striscia”. Guidata dal generale Amro Hanafi, la
delegazione del Cairo è entrata da Israele, dal valico di Erez a nord, e
ha incontrato il leader di Hamas Haniyeh e il leader islamista nella
Striscia Sinwar. Al centro della discussione una tregua di lungo
periodo tra Israele e Hamas, calma per la calma, l’espansione della
zona per la pesca e il trasferimento di 150 megawatt di elettricità a
Gaza.
In tale contesto la parte israeliana legge nel lancio di palloncini
incendiari il modo per fare pressione, per spingere verso la tregua. Il
timore palestinese, viste le esperienze passate, è che l’avvicinarsi
delle elezioni israeliane – il prossimo 9 aprile – e i guai giudiziari
del premier Netanyahu che stanno provocando una consistente riduzione
del consenso verso il Likud, possa spingere l’attuale esecutivo a
racimolare voti alzando la tensione contro la Striscia. La strategia, ormai nota, della paura e della “sicurezza” per spingere il voto verso destra.
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