L’India ha revocato lo status speciale della regione del Kashmir e la tensione con il Pakistan è immediatamente schizzata in alto.
Il Pakistan oggi ha fatto sapere di aver espulso l’ambasciatore indiano a Islamabad, richiamato il suo ambasciatore a Nuova Delhi e sospeso le relazioni commerciali bilaterali con l’India, due giorni dopo che il governo indiano ha revocato lo statuto di regione autonoma, previsto costituzionalmente, per il Kashmir. “Abbiamo richiamato il nostro ambasciatore a Nuova Delhi e espulso il loro”, ha dichiarato il ministro degli Esteri pachistano Shah Mehmood Qureshi alla tv locale ARY news. Il governo in una nota ha annunciato la “sospensione del commercio bilaterale” con l’India.
Ieri nel Kashmir un giovane manifestante è morto durante gli scontri con la polizia a Srinagar, capitale del Jammu e Kashmir, mentre almeno altri sei sono stati ricoverati in ospedale, alcuni con ferite d’arma da fuoco. La polizia indiana ha arrestato oltre 500 persone nel Kashmir indiano.
Il Pakistan ha promesso di prendere tutte le misure necessarie per “sostenere” le persone in Kashmir, dove un blackout di comunicazioni senza precedenti continua il giorno dopo in cui il governo indiano ha dichiarato che avrebbe revocato lo status speciale del territorio conteso e lo avrebbe diviso in due zone. The Guardian riferisce che i collegamenti di rete fissa, Internet e la copertura mobile sul territorio da martedì sono stati tutti sospesi, mentre i principali leader politici che si oppongono alla decisione del governo indiano sono stati arrestati.
Il governo indiano ha annunciato unilateralmente lunedì che cambierà drasticamente le relazioni del Kashmir con Delhi, rimuovendo l’autonomia concessa nel 1954 alla regione contesa con il Pakistan in cambio dell’adesione all’Unione indiana dopo l’indipendenza nel 1947. Ha anche dichiarato che avrebbe diviso lo stato di Jammu e Kashmir in due. Martedì la risoluzione è stata votata a maggioranza nel parlamento indiano dove il partito di governo guidato dal premier Modi – il Bjp partito induista, nazionalista e liberista – ha la stragrande maggioranza dopo le ultime elezioni.
Il Sole 24 Ore riferisce che il governo Modi ha revocato con un ordine presidenziale l’articolo 370 della Costituzione indiana del 1947, quello che prescriveva il cosiddetto statuto speciale alla regione di Jammu e Kashmir. Un comma dello stesso testo, il 35a, definisce i diritti di accesso alla condizione di «residenti permanenti» nella regione: in sostanza, è proibito agli indiani esterni allo stato di trasferirsi in pianta stabile, comprare terreni, ottenere impieghi amministrativi e borse di studio nella regione. Con l’eliminazione dello statuto speciale, la popolazione dal resto dell’India avrebbe diritto ad acquistare proprietà nello stato federato e/o a stabilirsi in pianta stabile in una regione considerata off-limits fino a pochi giorni fa.
L’annuncio ha suscitato rabbia e reazioni in Pakistan, il quale sostiene il Kashmir e per il controllo del quale sono state combattute due guerre con l’India. “L’esercito pakistano è fermamente al fianco dei Kashmir nella loro giusta lotta fino alla fine”, ha detto il capo dell’esercito pakistano, generale Qamar Javed Bajwa. “Siamo preparati e faremo tutto il possibile per adempiere ai nostri obblighi al riguardo.”
La regione contesa è divisa tra:
- l’India, che controlla la valle del Kashmir e la regione a maggioranza indù intorno alla città di Jammu;
- il Pakistan, che controlla il territorio a ovest;
- la Cina, che ne controlla un’area scarsamente popolata a nord.
Proprio la Cina, evidenziando le turbolenze diplomatiche causate dalla mossa delle autorità di Delhi, ha affermato di opporsi alla decisione dell’India di revocare lo status speciale del Kashmir sostenendo che tale passo minato la sovranità territoriale della Repubblica popolare cinese.
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