14/08/2019
Ponte Morandi. Un minuto di silenzio in attesa della prossima tragedia
Ben 43 persone uccise dal crollo del ponte. Decine di feriti, alcuni molto gravi. Centinaia di sfollati. Il quartiere di Certosa, un quartiere storicamente operaio, all’improvviso isolato dal resto della città, con pesanti conseguenze per migliaia di cittadini.
Tutti porteranno per tutta la vita i segni della tragedia.
C’è una Genova che non ha ancora elaborato il lutto e vive come una ferita sempre aperta la violenza subita dal crollo del Ponte Morandi, ma c’è anche una Genova che nonostante tutto è stata capace di reagire.
Quando è possibile, nessun genovese passa più da quella zona. Fa male vedere quel vuoto, quello squarcio.
C’è una Genova che si sente sopravvissuta, perché ognuno di noi sa che poteva essere sul ponte nel momento del crollo, ma si sente anche colpevole perché tante erano le voci di popolo che raccontavano le criticità del ponte, erano anni che venivano svolti lavori notturni, ma non è stato fatto abbastanza.
Come USB ha denunciato immediatamente, la tragedia non è frutto di un “destino cinico e baro”. Le responsabilità sono chiare ed hanno un nome: “il profitto”.
In seguito al processo saranno chiarite le responsabilità penali della Società Atlantia (famiglia Bentton), che gestisce quel ramo di autostrada e dello Stato che ne è il proprietario.
Milioni di euro di profitti per l’azienda e per lo Stato da quando la gestione è stata privatizzata ed assegnata ad Atlantia, a fronte di una risibile quota di investimenti, rispetto a quelli necessari, destinata ad una adeguata manutenzione.
È stato un anno segnato dal susseguirsi di decreti di emergenza in deroga a diritti, ambiente, salute, vita quotidiana.
Purtroppo però la tragedia non ha insegnato nulla. In questo anno molte tragedie nel nostro Paese sono legate all’incuria del territorio e delle infrastrutture. Altre purtroppo ci saranno. Cosa dire, ad esempio, della tragedia di 500 morti sul lavoro in questi primi otto mesi del 2019?
Si sta già costruendo il ponte nuovo, indispensabile alla città, ma la ricostruzione è stato trasformata in un evento mediatico, nella celebrazione di un’immagine di “efficienza”, finalizzata al tentativo di ridimensionare la tragedia. Un ponte che sarà costruito con i nostri soldi, ma a guadagnarci saranno sempre gli stessi.
È l’ennesima immane tragedia che non ha condotto ad alcun cambiamento da parte dello Stato nella gestione delle infrastrutture e del territorio. Prevale ancora il profitto rispetto alla vita delle persone.
Atlantia è ancora la concessionaria dell’autostrada nel tratto del Ponte Morandi.
Più volte abbiamo ribadito la necessità della nazionalizzazione di tutte le infrastrutture.
Si dice che la nuova struttura sarà intitolata a Fabrizio De Andrè, ma nutriamo forti dubbi sul fatto che se fosse in vita sarebbe d’accordo con questa scelta. In una sua famosa canzone cantava: “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.
USB -P.I. Funzioni locali della Liguria ribadisce la propria piena solidarietà alle famiglie dei morti, agli sfollati ed alla città tutta. Noi ci siamo e continueremo a lottare affinché non accadano più tragedie causate dall’incuria e dai tagli in nome del dio “pareggio di bilancio”.
Non c’è alternativa seria, non c’è minuto di silenzio credibile, se non si cambia il paradigma.
Spendere prima per non piangere dopo.
Non servono grandi opere, ma investimenti per la messa in sicurezza del territorio e di tutte le infrastrutture che sono state quasi tutte costruite negli anni '60.
Fonte
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