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07/11/2019

Germania - La tortura di Hartz IV. La “pena della fame”

È arrivata ieri l’altro la sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe sulle sanzioni previste da Hartz IV per qualsiasi mancanza agli obblighi da essa imposti. Sono state giudicate parzialmente incostituzionali alcune sanzioni che riducono l’indennità di base (424 euro) di coloro che non accettano lavori che Hartz IV considera “ragionevoli”.

La Corte ha giudicato incostituzionali tagli superiori al 30%. Non ha invece trattato i casi di “cattiva condotta” – come il mancato appuntamento al Centro per l’impiego, sanzionato con un taglio del 10% che costituisce la multa più comune – e nemmeno le sanzioni, particolarmente pesanti, per i beneficiari di Hartz IV di età inferiore ai 25 anni, che rischiano la sanzione totale già alla seconda rinuncia.

Era previsto che le sanzioni non venissero annullate completamente: d’altronde, i membri della Corte sono nominati dai partiti e la maggior parte di questi è contraria alla completa abolizione delle sanzioni.

I legislatori dunque, scrive Neues Deutschland, dovranno riorganizzare il sistema, che sinora prevedeva tre livelli di sanzioni: taglio del 30% per il primo rifiuto (rinunciare a un lavoro non corrispondente alla propria qualifica) e del 60% per il secondo. Se nello stesso anno si rifiuta una terza volta, l’indennità di disoccupazione viene tolta del tutto, e il Centro per l’impiego indennizza i mezzi di sussistenza, ma non eroga più i contributi per affitto e riscaldamento; ogni taglio vale per tre mesi.

Il capo della frazione di Die Linke al Bundestag, Dietmar Bartsch, ha detto che, già di per sé, Hartz IV è una sanzione inammissibile; un’altra deputata della Linke, Caren Lay ha dichiarato che “invece di Hartz IV, c’è bisogno di un’indennità minima, senza sanzioni”. Katja Kipping, portavoce politico-sociale di Die Linke al Bundestag, ha dichiarato che “la sentenza della Corte non sostituisce la lotta politica contro le sanzioni di Hartz IV. Non ci sarà tregua finché Hartz IV non sarà superato da adeguate garanzie sociali”.

La stessa Neues Deutschland titolava martedì che, con la propria decisione, la Corte costituzionale di Karlsruhe ha “diseredato” l’ex cancelliere Gerhard Schröder, sotto il cui governo SPD-Bündnis 90/Die Grünen Hartz IV fu varato nel 2005, dopo i Hartz I, II, III, quali misure di quella legislazione che, con perfetta nomenclatura liberale, viene definita dei “moderni servizi del mercato del lavoro” (moderne Dienstleistungen am Arbeitsmarkt) avviata a partire dal 2002.

Senza le sanzioni, Hartz IV sarebbe una tigre senza denti, aveva detto tre giorni fa il politologo Christoph Butterwegge, che ricordava anche come, dall’introduzione di Hartz IV, sia aumentato sensibilmente il divario, assoluto e relativo, tra spese fisse (senza affitto e riscaldamento) e soglia del rischio di povertà (secondo la UE: 60% del reddito medio): se nel 2006 era di 401 euro, cioè il 53,8%, nel 2018 era di 619 euro, o 59,8%.

Secondo le regole di Hartz IV, gli attuali 3.925.000 beneficiari (secondo statista.com, erano 4.565.000 nel 2011) del Arbeitslosengeld II (indennità di disoccupazione II) devono accettare qualsiasi lavoro, a qualsiasi paga oraria, senza alcuna garanzia occupazionale e di qualifica: se il Centro per l’impiego insiste, un tecnico sanitario finisce a lavorare nella ristorazione e un ingegnere a fare il guardiano.

La decisione di Karlsruhe, diceva Christoph Butterwegge, politicamente è una patata bollente, perché Hartz IV costituisce il cuore del welfare neoliberale e le sanzioni sono il cuore di Hartz IV. Se le sanzioni venissero rigettate in pieno, il sistema potrebbe collassare del tutto. E infatti, solo una parte di esse è stata cassata.

Qualche giorno fa, Alina Leimbach scriveva su Neues Deutschland che, nel 2018, hanno avuto successo totale o parziale il 46% di tutti i ricorsi (8.100 su 17.700) e il 42% (500 su 1.200) di tutte le cause intentate contro la sospensione o la revoca delle prestazioni, comminata per presunte mancanze di “collaborazione” dei beneficiari col Centro per l’impiego.

Già un anno fa, Bettina Kenter-Götte scriveva su Die junge Welt che la medievale “pena della fame” oggi si chiama “sanzione Hartz IV”; migliora le statistiche sulla disoccupazione e fa risparmiare miliardi: dal 2007 al 2015 l’Agenzia federale per l’impiego ha risparmiato 1,7 miliardi di euro e oggi le sue riserve superano i 20 miliardi.

Secondo Spiegel-online, nel 2017, 7,6 milioni di persone (uno su undici) vivevano in Germania con un reddito minimo, tra misure di Hartz IV, sicurezza di base per la vecchiaia, benefici per i richiedenti asilo. Ma, nel 2018, sono stati annullati 953.000 volte i contributi per cibo, riscaldamento, luce, medicine, mezzi di trasporto. A 34.000 persone è stata applicata la “sanzione piena”: è stato cioè tolto anche il minimo di sussistenza.

La sanzione può colpire la madre single, l’ex ingegnere rimasto invalido dopo un ictus, la donna incinta che non intende lavorare in una grossa mensa, il giovane insegnante, l’edicolante. “Sanzione completa” significa non avere più nulla, niente sul conto bancario, scriveva la Kenter-Götte; niente nel portafoglio, niente soldi per affitto, cibo, farmaci; e non devi ammalarti, perché, con una “sanzione completa”, non sei più coperto dall’assicurazione sanitaria.

Spetta poi al tuo “Fallmanager” darti un buono per il cibo; ma devi arrivare fino al “Jobcenter”. Sono solo tre stazioni della tranvia, ma non hai soldi per il biglietto. Impossibile chiamare, perché il telefono ha bisogno di elettricità e la tua è staccata. Così ti fai a piedi gli 8 chilometri per parlare col tuo “Fallmanager” e richiedere il “coupon per il cibo”. Se quello è misericordioso, te ne darà uno; ma può anche darsi che ti dica che non ne hai diritto.

Per tutto il mese, continua il racconto della Kenter-Götte, andrai a piedi al discount, che ha cartelli pubblicitari con scritto: “Acquista un pacco di pasta in più! Dai da mangiare ai poveri”. La maggior parte dei negozi non accetta “cose del genere”. Molti non ne hanno mai sentito parlare; non sanno nulla del “buono di sopravvivenza”. Vai in tre o quattro negozi; a piedi. Invano. E alla fine, cosa comprerai: frutta, verdura? Sì, per tre o quattro giorni, non di più, perché hai sì un frigorifero, ma la corrente è stata staccata una settimana fa. Non puoi scaldarti; non puoi cucinare, non hai elettricità. Allora, cosa metti nel carrello? Biscotti, cioccolatini, praline, dolci: calorie che ti sazino rapidamente; tutte cose che danno raramente al “Tafel”. Avresti bisogno anche di detersivo: ma non c’è corrente per la lavatrice. Avresti bisogno di dentifricio, o lucido da scarpe; ma il coupon è solo per il cibo.

Poi vai alla cassa e consegni il “biglietto del mendicante”, di colore verde. Cinque persone sono in coda. Il cassiere mostra la prova del tuo bisogno e grida: “Ce n’è un altro con un coupon Hartz. Lo accettiamo?” e tutti capiscono. Dietro di te cala il silenzio; puoi sentire ciò che pensano, puoi sentirlo anche tu.

Sembra un aiuto. Ma è una tortura. Una tortura aggiuntiva.

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