Questa mattina, 3 gennaio, nel reparto lastratura della SEVEL è accaduto l’irreparabile: un uomo, un lavoratore, un ragazzo ha perso la vita svolgendo il suo lavoro.
Alla vicinanza alla famiglia e al dolore per la perdita di una giovane vita vanno aggiunte doverose considerazioni.
Da anni denunciamo situazioni pericolose che oggi a tutti appaiano tangibili, mentre in tanti hanno girato la testa altrove.
Non è certamente il momento delle accuse e delle polemiche, ma la morte di Cristian, ragazzo di 29 anni, recatosi a lavoro per guadagnarsi onestamente da vivere, non può essere ricondotta alla sola casualità: siamo sicuri che sia sempre un bene che un’azienda produca senza sosta non concedendo tempi congrui per effettuare lavori e manutenzioni varie? Siamo sicuri che i sistemi di controllo siano efficaci?
Come sindacato da anni facciamo denunce che spesso si arenano nella burocrazia, o a causa dello scarso personale a disposizione degli enti di controllo esterni; denunciamo da tempo un sistema che a nostro avviso antepone gli obiettivi economici all’essere umano, e chi dovrebbe rappresentare i lavoratori e cercare di tutelarne gli interessi, la salute e la sicurezza non ha fatto abbastanza. Basti pensare che da un anno e mezzo non si fanno elezioni delle RLS e che il sistema di relazioni sindacali non permette ricambio e reale rappresentanza democratica.
La morte di un uomo non è accettabile e come organizzazione continueremo a denunciare ogni situazione a nostra conoscenza, a chiedere alla politica regionale e nazionale di potenziare gli enti di controllo, di modificare il sistema di appalti e sub appalti fatti sulla pelle dei lavoratori.
Auspichiamo che la magistratura renda almeno giustizia alla famiglia di Cristian e che tutti coloro che hanno responsabilità diretta ed indiretta aprano gli occhi per non rendere vana questa tragedia.
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