Il Parlamento iracheno ha votato a grande maggioranza una mozione che chiede la fine dell’accordo con la coalizione internazionale per la lotta allo Stato Islamico e il ritiro delle truppe straniere dal paese, in primo luogo quelle statunitensi ma la questione riguarda anche alcune centinaia di militari italiani.
La notizia è arrivata dopo che il parlamento ha convocato una sessione straordinaria domenica; l’organo legislativo ha votato per porre fine all’accordo con la coalizione guidata dagli Stati Uniti che combatte Daesh.
Il Primo Ministro iracheno Adil Abdul Mahdi ha dichiarato che sia l’Iraq che gli Stati Uniti sono interessati a porre fine alla presenza di truppe straniere nel paese.
Il capo del governo iracheno ritiene che il ritiro delle truppe straniere sarebbe vantaggioso per il paese ed ha ricordato che le relazioni USA-Iraq non hanno sofferto nonostante l’assenza di truppe straniere nel paese nel periodo 2011-2014.
Ha aggiunto che ci sono due opzioni disponibili per quanto riguarda il ritiro delle truppe della coalizione a guida statunitense. Il primo vedrebbe il loro ritiro immediato e completo, la seconda opzione vedrebbe una ritirata graduale del personale militare straniero.
“Come primo ministro e comandante senior, raccomando la prima opzione. Nonostante le difficoltà interne ed esterne che potremmo incontrare, questa opzione è fondamentalmente migliore per l’Iraq. Aiuterà a riorganizzare le relazioni con gli Stati Uniti e le altre nazioni, mantenere relazioni cordiali sulla base del rispetto della sovranità territoriale e non consentire interferenze negli affari interni”, ha osservato Mahdi.
Abdul Mahdi ha anche affermato che gli Stati Uniti hanno informato l’Iraq dei piani per colpire il comandante alcuni minuti prima dell’attacco ma ha anche aggiunto che le autorità irachene non avevano concesso tale permesso.
Il primo ministro ha rivelato che avrebbe dovuto incontrarsi con Soleimaini la stessa mattina in cui il generale è stato ucciso nel raid aereo statunitense a Baghdad. Secondo Abdul Mahdi, il generale iraniano era latore di una risposta dall’Iran a “un messaggio saudita”.
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