È così, ovviamente, anche per il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), che per ora è l’unico strumento “pronta cassa” che l’Unione Europea ha messo sul piatto per l’Italia e tutti gli altri paesi che hanno bisogno di finanziare sia la spesa sanitaria per far fronte al coronavirus, sia la “ripartenza” dopo un crollo economico ancora non quantificabile.
L’ex segretario del Pd, con la consueta iattanza priva di pensiero, se n’è uscito anche stamattina in questo modo: “Attivare il Mes? Lo farei di corsa... Io vado a piedi a Bruxelles a prenderli. Ti danno denari a condizioni buone. Io sono certo che il Presidente del Consiglio non dirà di no al Mes. Mettere il veto? Siamo seri, senza l’Europa l’Italia sarebbe fallita. Basta con questa discussione, il problema non è l’Europa ma il fatto che tante persone sono rimaste senza una lira. I grillini non vogliono? Se ne faranno una ragione. Hanno già cambiato idea tante di quelle volte”.
L’ultima affermazione è probabilmente l’unica vera (anche se Conte appare già pronto a un pessimo “compromesso”), ma non è quella più importante.
La cosa rilevante è che continua a girare – anche tramite Renzi – questa incredibile balla del “Mes senza condizionalità”. Anche uno che non avesse letto attentamente il trattato ed il regolamento di quell’istituzione (diretta da Klaus Regling, il vero artefice dell’euro su misura per la Germania), cosa che ben pochi hanno fatto, si dovrebbe infatti chiedere come mai in così tanti – almeno all’inizio – abbiano sgranato gli occhi per lo spavento davanti a questa “proposta che non si può rifiutare”.
Se, insomma, fosse tutto a vantaggio di chi ne chiede i prestiti, perché mai rifiutarli?
Il motivo – come abbiamo più volte provato a spiegare – è che il Mes, anche spogliato delle sue condizionalità più strozzinesche, è comunque uno strumento che pone condizioni.
Non solo perché manterrebbe quella di poter usare i prestiti per la sola spesa sanitaria (che potrebbe essere persino accettabile, in teoria), ma per il buon motivo che il solo ricorrervi sottopone nel tempo a verifiche e richieste coerenti con il quadro dei trattati istituiti dopo la crisi del 2008-2009: Fiscal Compact, Six Pack, Two Pack.
Insomma, se è stato pensato come uno strumento per obbligare i Paesi che vi ricorrono ad attuare lo scambio “aiuti contro riforme strutturali”, nessuno è possibile sostenere impunemente che si tratti di uno strumento innocuo.
In attesa che Giuseppe Conte riferisca in Parlamento sulle sue intenzioni in vista del Consiglio Europeo di dopodomani, forse è bene risvegliare la memoria sugli effetti dell’unico vero caso in cui il Mes – in forma integrale e dunque massimamente punitiva – è stato applicato. Quello della Grecia.
La descrizione della situazione in cui è stato ridotto quel Paese è ben delineata in questo breve video, che vi proponiamo.
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