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26/04/2020

Covid 19 - “Non ci sono gli spazi per ridurre le misure anticontagio”

La Confindustria e i suoi lacchè spingono per riaprire la produzione ma l’andamento dei contagi da Covid-19 in Italia continua ad invitare alla massima prudenza, nonostante sia stata ormai delineata l’uscita del Paese dal lockdown, con l’avvio della cosiddetta "fase 2". È questa la posizione espressa dalla Fondazione Gimbe, specializzata nell’informazione scientifica e sulla sanità e da tempo impegnata a documentare/denunciare il collasso a cui è stata portata la sanità pubblica.

Il monitoraggio indipendente condotto della Fondazione Gimbe sulle variazioni settimanali documenta un trend in ulteriore miglioramento sul versante ospedaliero (ricoveri e terapie intensive), ma non ancora sul numero di contagi e decessi, sottolinea il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta.

Nella settimana 15-22 aprile i dati sull’andamento dell’epidemia in Italia sono stati infatti i seguenti:

- Casi totali: +22.172 (+13,4%)

- Decessi: +3.340 (+15,9%)

- Ricoverati con sintomi: -3.838 (-13,9%)

- Terapia intensiva: -695 (- 22,6%)

Secondo la Fondazione Gimbe questi dati indicano come la stabilizzazione dei contagi non sia ancora avvenuta e, non ci sarebbero gli spazi per ridurre le misure anti-contagio.



(Nel grafico il numero di nuovi casi giornalieri al 22 aprile)


Secondo la Commissione Europea infatti, è “fondamentale ridurre e stabilizzare il numero di ricoveri e/o dei nuovi casi per un periodo di tempo prolungato”, a 10 giorni dall’avvio della fase 2. Ragione per cui, secondo la Fondazione Gimbe, il numero dei nuovi casi in Italia rimane elevato e non ha affatto raggiunto nessuna stabilizzazione prolungata.

“Se il parametro per la, seppur graduale, riapertura è il decongestionamento di ospedali e terapie intensive siamo quasi pronti; ma se non vogliamo rischiare una nuova impennata dei casi i numeri impongono la massima prudenza, sia perché alcune Regioni e numerose Province sono ancora in piena fase 1, sia perché gli eventuali effetti negativi della riapertura si vedranno solo dopo 2-3 settimane”, ha concluso Cartabellotta.

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