Complice l’aumento del famoso spread con i Bund tedeschi, circa 360 “investitori” hanno fatto man bassa dell’emissione del nuovo BTP a 5 anni e della riapertura del BTP benchmark a 30 anni emessi dall’Italia.
Mentre ci si dispera per la recessione economica, ieri la domanda complessiva di titoli di Stato italiani ha superato i 110 miliardi di euro, di gran lunga superiore rispetto ai 16 miliardi offerti dal Tesoro.
Il Ministero dell’Economia e Finanza rileva come ci sia stata una partecipazione massiccia di investitori esteri (da circa 40 paesi). Su entrambi i titoli la quota finita nelle mani di investitori stranieri è stata pari a circa il 76% (sul titolo a 5 anni) e l’81% (sul titolo a 30 anni).
Tra questi, è stata di particolare rilievo la quota sottoscritta da investitori britannici (circa il 33% sul titolo a 5 anni e il 42% su quello a 30 anni). Il resto del collocamento dei titoli di Stato italiani è stato acquisito in larga parte da investitori europei (circa il 36,3% sul titolo a 5 anni e il 33% su quello a 30 anni), con le quote più rilevanti assegnate a investitori tedeschi (rispettivamente circa il 9% e il 12%), spagnoli (rispettivamente l’11% e il 6%), francesi (rispettivamente il 5% e il 6%).
Bassa invece la quota accaparrata da investitori statunitensi, limitata intorno al 2,5% e all’1,5% rispettivamente sui titoli a 5 e 30 anni. Ancora più bassa la partecipazione di investitori asiatici, al di sotto dell’1% per il titolo a 5 anni mentre si è attesta intorno all’1,5% sul titolo trentennale. Il resto dell’emissione è stato sottoscritto da investitori mediorientali (rispettivamente l’1% e il 3%).
Disaggregando per tipologia di investitori, si rileva che la metà dei Btp emessi sono stati accaparrati da fondi speculativi, quasi equamente ripartiti tra i due titoli e per entrambi, poco più della metà del collocamento è stato sottoscritto da fund manager (rispettivamente circa il 51% ed il 53% su 5 anni e 30 anni). Le banche ne hanno sottoscritto circa il 30% (33% circa sul titolo quinquennale e 29% circa sul titolo trentennale).
In particolare il Btp a 5 anni, poco oltre il 6% è stato comprato da banche centrali e istituzioni governative, mentre sul titolo trentennale la quota delle banche centrali si è attestata intorno al 7,5% e con la presenza di circa il 3,5% da parte di Fondi Pensione e Assicurativi. Circa il 7% dell’ammontare complessivo è andato agli hedge fund.
E ancora vengono a dirci che il debito pubblico italiano è un problema “nostro”? Una sua rimessa in discussione farebbe male soprattutto agli speculatori internazionali.
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