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25/04/2020

Parola d’ordine “ripartire”, senza pensare

Non so se avete notato, ma sul #GlobalDigitalStrike di ieri lanciato da #FridaysForFuture i media non stanno dicendo mezza parola: hanno la consegna del silenzio.

Quanti hanno detto (per far le anime belle) che questa crisi era l’occasione per ripensare un modo di produrre e di vivere sbagliato finalizzato soltanto ai profitti di pochi e basato sullo sfruttamento intensivo ed illimitato delle risorse naturalie degli esseri umani?

Tanti, ma ora tacciono o cambiano discorso.

Ci sono voluti 25.549 morti per far respirare un po’ una pianura padana che dai satelliti è sempre apparsa come una grande macchia nera. Riflettere su tutto questo? Sul modo di produrre? Sul modo di far viaggiare merci e persone? Sul modo di fare agricoltura? Su quanto e come consumiamo? No, nein, nada.

Quando si alza la voce del padrone, tutti zitti... e allineati. Eh si, ora l’imperativo categorico è “ripartire!” ... come se si fossero davvero mai fermati.

Ieri i padroni hanno anche firmato un “accordo” con i sindacati-zerbino per “avere garanzie sulla sicurezza dei lavoratori”.

Quali siano queste misteriose “garanzie”, ovviamente, non si capisce, a parte le solite raccomandazioni su distanziamento e mascherine.

L’unica certezza è che ai morti di lavoro per inosservanza delle attuali misure di sicurezza si sommeranno quelli da Covid-19, visto le zelo e la passione con cui i padroni le osservano e dati gli scarsi controlli cui sono sottoposti.

Ho scritto “accordo”? Ah, scusate, si trattava di un “ordine”, precisamente del nuovo falco di confindustria ai ciupaciups sindacali.

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