Dopo la scoperta del vaccino contro la poliomielite che salvó milioni di persone dalla morte e dall’invalidità, lo scienziato Albert Sabin affermò che non aveva brevettato il suo vaccino perché “non si brevetta il sole”, non si brevetta la vita, ma soprattutto perché mantenere bassi i costi ha aumentato la diffusione del vaccino.
L’esperienza sulle passate epidemie di massa come HIV e HCV ci ha insegnato, proprio da un osservatorio privilegiato come la ricerca, che le scoperte pubbliche, finanziate dalla fiscalità generale, produrranno profitti per pochi. La drammaticità dell’epidemia e i suoi costi sociali richiedono, oggi ancora di più, che la ricerca di base debba essere patrimonio di tutti.
Ora in una realtà come quella attuale, che dimostra quanto la ricerca sia determinante per salvare vite dal coronavirus, la USB della Ricerca lancia un appello contro la mercificazione del genoma e delle componenti del coronavirus per produrre vaccini o terapie antivirali specifiche. Si assiste già alla corsa all’annuncio e, come dichiarato da operatori economici, questo sottende anche al tentativo delle industrie farmaceutiche di sfruttare l’epidemia per trarne profitto.
I governi, che hanno chiesto e imposto alle popolazioni sacrifici assecondando parallelamente la spinta alla produzione e al profitto delle lobby industriali, che di fatto sta vanificando le misure di contenimento, ora si impongano sulla questione della proprietà intellettuale del coronavirus impedendo ulteriori profitti: producano norme che evitino la brevettazione e riducano i costi per la collettività alle sole spese di produzione.
Ci hanno chiesto l’unità, ci hanno sommerso di retorica nazionale, ora agiscano coerentemente e impediscano che le multinazionali si arricchiscano sull’epidemia a danno dei popoli.
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