L’epidema di covid-19 sta causando l’effetto tecnologico di una guerra: accelera i processi esistenti, suggerisce velocemente progetti nuovi, tende a trasformare i prototipi in progetti di serie.
Per quanto riguarda l’immissione della robotica nella società il processo in corso può essere definito di due tipi: uno riguarda l’uso della robotica per la sorveglianza, l’altro per la cura. Entrambi sono legittimati dal biopotere puro
(dare e preservare la vita) ma, come classicamente in questo tipo di
processi di formazione del potere, possono evolvere in molte direzioni
anche imprevedibili grazie all’accelerazione tecnologiche che contengono.
Per quanto riguarda la sorveglianza legittimata dall’epidemia Covid su Codice Rosso abbiamo già parlato dell’introduzione dei droni in Italia mentre stavolta andiamo al tentativo di realizzare un progetto meno estemporaneo e più maturo: Draganfly una compagnia americana stra lavorando alla produzione in serie di un drone pandemico.
Di cosa stiamo parlando? Di un drone adattato con sensori speciali,
sistema di visione adatto a questo genere di sensori, in grado di
sorvolare le città e rilevare, di ogni singola persona
monitorata, temperatura del corpo, capacità di respirazione, eventuali
colpi di tosse e anche starnuti. Draganfly, in collaborazione
con Vital Intelligence, una compagnia che si occupa di deep learning e
dati per i servizi sanitari, e con l’Università dell’Australia del Sud,
sta lavorando alla realizzazione di questo prodotto in serie, ibridando sorveglianza, analisi dei dati e servizi sanitari in un unico terreno.
L’altra tendenza, quella della cura, riguarda numerose applicazioni, comunque integrabili con la sorveglianza, sulle quali, per una prima catalogazione, consigliamo questo articolo proveniente dalla università di Taipei. In questo senso, come citato dall’articolo, è esemplare l’uso del Doctor Robot per evitare al personale medico contatti pericolosi con il paziente. Uno di questi prodotti, Tommy è stato utilizzato a Varese per alleggerire il compito del personale sanitario.
In generale l’emergenza Covid sta suggerendo, a chi si occupa del
rapporto tra tecnologia e cura, una serie di nuove linee di ricerca. In
questo senso è da evidenziare l’articolo di Bastiane Huang di OSARO una startup di San Francisco. La Huang sostiene che covid-19 sta costringendo la progettazione a ripensare:
1) la metrica ovvero la capacità dei sistemi di automazione di resistere ad un alto grado di eventi incerti;
2) la ridefinizione degli errori umani e la loro rintracciabilità, elemento essenziale nei sistemi performativi;
3) l’adozione
di nuovi sistemi di interazione proprio come suggerito dagli eventi
legati all’emergenza covid.
Questo nella consapevolezza che, finora solo
il 13% dei progetti censiti, ad esempio, dalla Huang diventa
un prodotto di serie mentre covid spinge a migliorare questa percentuale
per la cura.
Come si intuisce, l’emergenza sta imponendo l’adozione di nuovi
prodotti tecnologici per la cura come nuove linee complesse di ricerca.
Naturalmente, questi ed altri processi sono destinati a
impattare, anche se in modo imprevedibile, sulle nostre società,
sull’amministrazione, sulla sorveglianza e sulla cura spingendo verso
una nuova normalità.
Cura e sorveglianza, quindi, si possono intrecciare in combinazioni
anche nuove grazie alla legittimazione che viene loro da due fattori: il biopotere e il primato dell’efficienza assicurato dalla tecnologia.
E la politica? Mettiamola così, in tutela anche delle anime sensibili: se non realizza quello che accade semplicemente la realtà farà a meno di lei, confinandola alle polemiche stizzite da social, parafrasando magari la celebre citazione di Alberico Gentili: silete politici in munere alieno.
per codice rosso, nique la police
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