05/09/2020
Germania, prove imperiali tra “Novičok” e Hartz-IV
La Germania delle ultime settimane non è solo quella delle manifestazioni agostane “contro il Grande inganno” del Covid. Non è solo quella della clinica “Charité”, che negli anni ha miracolato la carriera politica di persone quali Viktor Juščenko, entrato nel 2004 nella clinica berlinese e uscitone nel 2005 presidente d’Ucraina; della “bombarola” Julija Timošenko, rimastavi a lungo “in osservazione” e dimessa giusto in tempo per il majdan del 2014; e ora del “martire” Aleksej Naval’nyj, ovviamente impossibilitato a presentarsi in tribunale, dove era atteso, questa volta, tra le tante, per un affare di querele.
A suo tempo, la “Charité” aveva “assistito” anche Boris El’tsin, Mikhail Gorbačëv, Äduard Ševarnadze e altri, e si conferma sempre più, oltre che “misericordiosa”, quale centro ultraterreno, in cui si entra degenti (meglio se “avvelenati”) e se ne esce con una brillante carriera politica.
Chi va più a ripescare le truffe milionarie dell’ex stipendiato del “Yale World Fellows”, o le uscite razziste contro i migranti di Caucaso e Asia centrale in Russia, dell’oggi “principale oppositore del Cremlino”? Come ironizza Viktor Romanenko su Nation News, “molti giovani politici sono disposti a rischiare la salute, per un paio di clismi alla “Charité” che aprono le porte del potere”. Du cojoni ‘sto Naval’nyj, vien da dire!
E la Germania non è solo quella di CDU, CSU, Verdi, che chiedono di “fermare ogni contratto per il Nord Stream-2”, per il “tentativo di avvelenamento” e di “mettere a tacere la principale opposizione in Russia“. Non è solo quella dei liberal-democratici del Freie Demokratische Partei, i cui rappresentanti dicono una cosa a Berlino e il suo opposto in Baviera, attenti naturalmente agli interessi NATO da un lato e a quelli delle imprese tedesche che partecipano al gasdotto, dall’altro.
Non è nemmeno solo quella di Die Linke, che non sembra decidersi a decidere chi ci sia dietro “l’avvelenamento” e per bocca del suo capogruppo al Bundestag, Dietmar Bartsch, parla di “Procedura inconcepibile. Le responsabilità devono essere chiarite e i colpevoli chiamati a rispondere. La risposta insolitamente dura del governo federale è appropriata”.
Di questi tempi la Germania è anche quella della SPD e della sua “incredibile rinuncia allo Hartz-IV”. O almeno così dice, a fasi alterne. Annualmente, scrive Lisa Ecke su Neues Deutschland, la SPD recita il ruolo del partito che vuole abolire lo Hartz-IV, che loro stessi avevano introdotto nel 2005.
Lo hanno detto nel 2018, nel 2019 e ora lo ripetono al Bundestag, chiedendone la sostituzione con una sorta di “reddito di cittadinanza”. Ma la SPD non sembra vedere come le sanzioni per chi violi anche minimamente le pesanti regole dello Hartz-IV, e la povertà a esso associata, “siano responsabili del paternalismo e del senso di abbandono delle persone. Nemmeno due mesi fa, il Ministro federale del lavoro della SPD, Hubertus Heil, aveva annunciato l’aumento delle aliquote standard nel 2021, ma solo in misura minima”.
Il nuovo “Bürgergeld della SPD”, conclude Lisa Ecke, non sarebbe quindi altro che “un nuovo nome per Hartz-IV, affetto dagli stessi mali”.
Dunque, i tassi di Hartz IV e dell’assistenza sociale troppo bassi creano emarginazione e solitudine tra i più poveri: il Paritätische Wohlfahrtsverband (l’unione delle associazioni di assistenza), scrive Susan Bonath su Die junge Welt, è giunto a questa conclusione, poco stupefacente per la verità, sulle prestazioni ricalcolate per il 2021.
“Alle persone mancano i soldi per una dieta equilibrata e sana e un livello minimo di partecipazione sociale, politica e culturale”. Le associazioni sociali riscontrano “un particolare livello di privazioni“, soprattutto tra adulti single e genitori single che dipendono in tutto o in parte dalle prestazioni sociali, e ciò si ripercuote prima di tutto su qualità e quantità dell’alimentazione.
Secondo il Wohlfahrtsverband, aumenta il divario tra reddito di base e reddito medio, con la soglia ufficiale del rischio di povertà a circa 1.100 euro; chiede quindi che i contributi base siano aumentati almeno di 100 euro e che si eroghi un assegno una tantum di 200 euro per le spese aggiuntive a causa dei provvedimenti sul Coronavirus.
La Diakonie, l’organizzazione di beneficienza protestante, accusa il governo federale di aver eliminato molte voci di spesa, nel ricalcolare i contributi sociali, che vengono aggiornati ogni cinque anni. Nonostante l’Ufficio federale di statistica registri un 15% di aumento di povertà tra i nuclei familiari più poveri, sono state escluse voci quali ad esempio le spese per il pranzo fuori casa, sostituzione di vecchi elettrodomestici, mobili, materiali didattici, articoli sanitari, trasporti pubblici e assicurazioni.
Secondo la Diakonie, circa 6 milioni di persone vivevano ad agosto in famiglie legate allo Hartz-IV, ma il contributo mensile medio è troppo basso di circa 160 euro per i single; di 44 euro per i minori di sei anni; di 82 euro per i ragazzi dai 6 ai 13 anni e di 97 euro per quelli da 14 a 17 anni.
Ancora Lisa Ecke scrive che “il carrello della spesa alimentare in Germania si basa sulle raccomandazioni del DGE” (Deutschen Gesellschaft für Ernährung, o Società per l’alimentazione); ora, il Paritätische rileva che una coppia con due figli perde 123 euro al mese per il cibo, rispetto all’assegno Hartz-IV; per un single, la differenza tra l’importo standard previsto per il cibo e il fabbisogno del carrello DGE è di 45 euro.
Ma non c’è solo questo: ci sono anche solitudine e isolamento. Secondo il SOEP (Sozio-oekonomischen Panels), “la partecipazione, l’inclusione, prevedono l’opportunità di invitare gli amici a cena una volta al mese o di andare al cinema, a teatro o ad un evento sportivo. Il 40-60% delle famiglie con sostegno al reddito di base ha dichiarato di non poterseli permettere”.
“Hartz-IV non protegge dalla povertà, la manifesta“, afferma il direttore generale del Paritätischer Gesamtverband, Ulrich Schneider: “milioni di persone sono rese sole dallo sviluppo della prosperità sociale, sono emarginate e vengono sempre più lasciate indietro“.
Già lo scorso gennaio, la semiufficiale Tagesschau scriveva che, a partire dal 2010, un numero sempre più alto di persone anziane sta impoverendo. Secondo la ARD Monitor, nel 2017 (a gennaio, non erano ancora disponibili i dati del 2018 e 2019) 3,2 milioni di persone erano a rischio di povertà, con un aumento di 215.000 rispetto all’anno precedente. Nel 2010, era a rischio povertà il 14% dei pensionati; nel 2017, il 18,7%: cioè 803.000 persone in più.
In nessuna delle fasce di popolazione colpite dalla povertà, osserva ARD Monitor, l’aumento è stato così elevato come tra i pensionati: più del 33% dal 2010. E l’Ufficio federale di statistica considera a rischio povertà chiunque abbia un reddito massimo annuo di 13.628 euro.
Secondo il direttore del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (ricerche economiche) Marcel Fratzscher, il trend non potrà che intensificarsi nei prossimi 10 o 15 anni, “perché abbiamo sempre più persone che lavorano con salari bassi, che lavorano part-time, o hanno interrotto i rapporti di lavoro“.
L’avvocato sociale Harald Thomé, dell’associazione dei disoccupati “Tacheles” ha dichiarato che, secondo le regole imposte da Hartz-IV, “poveri, anziani, malati dovrebbero morire anzitempo; quelli in grado di lavorare dovrebbero essere spinti verso impieghi precari sottopagati“.
Se la Germania è il vagone di testa del convoglio europeo, allora non può che tornare alla mente il grande Moro de “l’anatomia dell’uomo è una chiave per l’anatomia della scimmia”. Non c’è nemmeno da aspettare: abbiamo già tutto in casa.
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