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12/09/2020

I commercialisti della Lega. Un imbroglio da... film

È una vicenda che può risultare davvero difficile da gestire, per la Lega, quella dell’arresto di quattro commercialisti lombardi, tre dei quali hanno importanti funzioni amministrative nel partito. Nonostante la tranquillità ostentata da Salvini, la questione è molto seria e potrebbe mettere in difficoltà la Lega e il suo leader.

Due degli arrestati, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, sono revisori dei conti dei gruppi parlamentari leghisti ma anche soci, nel loro studio di commercialisti, del tesoriere della Lega, Centemero. Quanto a Michele Scilieri, è proprio nel suo studio che ha sede legale la “Lega per Salvini premier”, nuova denominazione inventata quando, a causa dello scandalo dei 49.000.000 frodati allo stato per spese elettorali mai sostenute, fu necessario far nascere un movimento diverso dalla vecchia Lega Nord, che fu trattata un po’ come una bad company a cui addossare la responsabilità della truffa.

Si tratta quindi di tre figure chiave nella gestione amministrativa della “Lega per Salvini premier”, da cui sarà complicato dissociarsi e che oltretutto ne conoscono molto bene i retroscena e i segreti.

Tra questi forse anche la risposta che ci si pone da anni: dove sono finiti i 49.000.000 di false spese elettorali per cui la Lega è stata condannata a un risarcimento allo Stato, scandalosamente dilazionato in settantacinque anni?

L’affare che ha portato all’arresto dei commercialisti ricorda i peggiori pataccari e s’incentra sull’acquisto e rivendita di un immobile a Cormano, nei pressi del capoluogo lombardo. Tale immobile era di proprietà della ditta Paloschi e doveva avere come esito finale la vendita alla Regione Lombardia per installarvi la sede della Lombardia Film Commission, un’agenzia di promozione cinematografica della regione stessa.

Tuttavia, essendo la Paloschi gravata di debiti con il fisco e temendo quindi che eventuali incassi potessero essere sequestrati, i tre decisero un passaggio intermedio attraverso la società Andromeda, in cui era coinvolto Fabio Barbarossa, quarto arrestato e cognato di Scilieri, che era di fatto amministratore di entrambe le società.

La cifra concordata era di 400.000 euro, pagata con assegni che non risulta siano mai stati incassati (ma forse quei soldi finirono in Svizzera).

In seguito, Andromeda rivendette alla Lombardia Film Commission lo stesso capannone per il doppio, cioè 800.000 euro, una cifra palesemente esagerata per il valore reale dell’immobile. Tutto l’affare, secondo il testimone Luca Sostegni, che nella vicenda ebbe il ruolo di prestanome e che sta collaborando con la giustizia, sembra perché insoddisfatto del compenso, sarebbe stato definito in una riunione prevista inizialmente addirittura nella sede leghista di Via Bellerio a Milano, spostata all’ultimo minuto, per prudenza, in una pizzeria del quartiere.

Un ruolo di regia nella vicenda sarebbe stato giocato da Di Rubba, che era stato presidente della Lombardia Film Commission, anche se in vista dell’affare si era disimpegnato dalla società per non apparire pubblicamente.

L’accusa, contenuta in un fascicolo di 60 pagine redatto dal GIP Fanales non considera credibili i tentativi di difesa degli imputati, che sono accusati di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Un accordo collusivo, per il GIP, “provato” e finalizzato a usare la scelta della nuova sede della Lombardia Film Commission come pretesto per drenare risorse pubbliche.

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