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10/09/2020

L’inquinamento uccide in Europa, soprattutto i più poveri

Un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, rileva che almeno il 13% dei decessi nei paesi della Ue è legato all’inquinamento. Inoltre secondo l’Aea, anche la crisi sanitaria innescata dal coronavirus conferma come sia necessario accelerare la sensibilizzazione sul legame tra ambiente e salute.

Nei 27 Paesi dell’Ue e nel Regno Unito, nel 2012 (secondo gli ultimi dati disponibili) ci sono stati 630 mila decessi che possono essere attribuiti direttamente o indirettamente all’inquinamento. L’inquinamento dell’aria resta la principale minaccia alla salute in Europa ed è responsabile di oltre 400 mila morti premature all’anno nell’Ue. Su altri aspetti invece i dati sono aggiornati al 2018.

“L’emergenza di agenti patogeni zoonotici è correlata al deterioramento dell’ambiente e alle interazioni tra uomo e animali nel sistema alimentare”, fa notare lo studio, che sottolinea come gli europei siano costantemente esposti a rischi ambientali quali inquinamento acustico e chimico.

L’inquinamento acustico, secondo il rapporto contribuisce a 12 mila morti premature, seguono poi gli effetti del cambiamento climatico, in particolare le ondate di calore. La maggior parte delle morti a livello nazionale (27%) è attribuibile all’ambiente in Bosnia-Erzegovina, mentre i tassi più bassi si registrano in Islanda e in Norvegia (9%).

I decessi individuati sono principalmente dovuti al cancro, alle malattie cardiovascolari e respiratorie, “questi decessi potrebbero essere prevenuti se si eliminano i rischi ambientali dannosi per la salute”, sottolinea l’Aea.

Ma anche di fronte a dati oggettivi come l’inquinamento, non siamo tutti uguali nelle conseguenze sociali che produce: “Le persone più povere sono esposte in modo sproporzionato all’inquinamento e alle condizioni meteorologiche estreme – segnala il rapporto della Aea – “Ciò e’ correlato al luogo in cui vivono, lavorano e vanno a scuola, spesso nelle aree socialmente svantaggiate e nei quartieri periferici”. Curioso che questo passaggio, più attento alla dimensione sociale del problema, non venga sottolineato nella sintesi resa pubblica nella versione italiana del rapporto, dove alla questione sono dedicate ben sei pagine.

L’unico dato positivo rilevato è la qualità “eccellente” dell’acqua in oltre l’85% delle acque di balneazione e il fatto che il 74% dell’acqua potabile nelle aree sotterranee abbia un “buono stato chimico”.

Secondo l’agenzia, per migliorare la salute e l’ambiente in Europa è necessario sfruttare gli spazi verdi, luoghi di attività fisica, di riposo e anche di integrazione sociale, che “rinfrescano le città quando fa caldo, attenuano le alluvioni, riducono l’inquinamento acustico e sostengono la biodiversità urbana”.

Le indicazioni dell’agenzia europea, per la riduzione dell’inquinamento sono quelle della riduzione della circolazione delle auto, la diminuzione del consumo di carne e cancellare i sussidi per i combustibili fossili. Per misure più strutturali si rinvia al Green Deal europeo.

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