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02/09/2020

Macron aumenta l’interventismo nel Mediterrano. Erdogan si crede Napoleone

In questo primo ventennio del XXI Secolo, sono ormai in tanti ad essersi montati la testa.

“Ho deciso di rinforzare temporaneamente la presenza militare francese nel Mediterraneo orientale, nei prossimi giorni, in cooperazione con i partner europei, Grecia inclusa”. In un tweet il presidente francese Macron ha fatto sapere che il governo francese ha inviato nell’area, oltre le unità navali già impegnate, anche la fregata “Lafayette” ed altri due caccia Rafale che vanno ad aggiungersi a quelli già stanziati a Cipro.

Dal canto suo la Turchia, come ulteriore sfida verso la Grecia e i suoi alleati europei, ha prolungato fino al 12 settembre le esplorazioni marine alla ricerca di giacimenti di gas della nave Oruc Reis al largo di Cipro.

La replica alla Francia di Erdogan è sferzante: “Nessuno dovrebbe vedersi ingrandito come un gigante nello specchio – sottolineando il rischio di passi falsi di un paese che “non ha neppure una costa nel Mediterraneo orientale”. Poi è andato alla carica contro Macron “A noi non interessa fare spettacolo davanti alle macchine fotografiche” – riferendosi al viaggio di Macron a Beirut, subito dopo l’esplosione del 4 agosto scorso – “Macron e compagnia vogliono ristabilire l’ordine coloniale” in Libano.

Ed effettivamente è bene sapere che la Total francese è tra i protagonisti delle esplorazioni proprio al largo della costa libanese in un consorzio di cui fanno parte anche Eni e la società russa Novatek. Non solo. Macron è andato parecchio oltre righe, annunciando lui stesso che entro quindici giorni ci sarà un nuovo governo... in Libano. Una dimostrazione di arroganza e ingerenza degna effettivamente delle storie coloniali alle quali Parigi non sembra proprio voler rinunciare, sia nel Mediterraneo sia in Africa.

La tensione nell’area mediterranea sale ormai in modo palpabile, anche se le manovre militari, diplomatiche e propagandistiche in corso non sembrano ancora mettere in conto “incidenti” voluti e premeditati.

Se la Francia alza i toni ed aumenta il suo interventismo nel Mediterraneo orientale, la Turchia non è da meno. “Ne abbiamo abbastanza di questo gioco delle ombre” ha dichiarato Erdogan che si è poi lasciato andare ad un attacco contro la debolezza della Grecia ed a un delirio di onnipotenza: “È comico mettere di fronte alla Turchia, che è una potenza regionale e internazionale, uno Stato che non basta neppure a se stesso. Le acrobazie politiche e la diplomazia – ha aggiunto il rais turco – non bastano più a nascondere la tirannia di Paesi che si credono grandi, forti e invincibili. Tutti i fronti ostili possono unirsi, ma non riusciranno a fermare l’ascesa della Turchia”.

Ambizioni di grandezza dichiarate quelle di Erdogan, ma poi c’è la realtà economica interna (con una forte crisi lontano dall’essere risolta) e i rapporti di forza sul campo. La Turchia sta facendo a sportellate con l’Egitto in Libia, con l’Arabia Saudita nel Corno d’Africa, con la Francia nel Mediterraneo, con la Russia in Siria.

Insomma troppi competitori per il progetto neo-ottomano della Turchia del XXI Secolo e troppe rogne per la smania di “grandeur” di Macron.

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