Giovedì 8 ottobre IBM ha annunciato uno divisione societaria che porterà alla nascita di una NewCo, la quale fornirà servizi legati al cloud ibrido aperto e all’intelligenza artificiale, mentre il settore tradizionale del Global Technology Services rimarrà in capo alla vecchia società.
Si tratta di una mossa che intende riposizionare IBM su un segmento di prodotti a più alto valore aggiunto.
Negli anni Novanta, ha detto Arvind Krishna, amministratore delegato IBM (reuters.com), abbiamo ceduto la rete, nel 2000 abbiamo ceduto i PC, e circa 5 anni fa abbiamo ceduto i semiconduttori.
Adesso tocca al GTS, ovvero a quei servizi centralizzati che riguardano la vendita (o l’affitto) e la gestione di mainframe e software o servizi cloud tradizionali a grandi aziende (banche, assicurazioni, pubblica amministrazione, treni, energia elettrica, gas, agenzie fiscali, medicina, eccetera).
La nuova frontiera è l’applicazione dell’intelligenza artificiale al cloud ibrido. In questa prospettiva è da intendere l’acquisizione nel 2019 per 34 miliardi di Red Hat.
Già nel 2017, sul suo blog, Arvind Krishna scriveva che nonostante l’ampio progresso tecnologico, i moderni sistemi di transazione rimangono pesantemente gravati da pratiche antiquate. Tutto ciò crea un “attrito” che rallenta il commercio globale e ostacola la fornitura di servizi. Le banche, ad esempio, emettono ancora lettere di credito agli importatori, pratica rimasta pressoché invariata per 700 anni dalla sua origine nell’Italia medievale.
Questa pratica richiede un impegno costoso e dispendioso in termini di tempo e intermediazione bancaria.
Anche le normative transfrontaliere, i ritardi doganali, le frodi e la corruzione sono attriti che aggiungono uno strato significativo di costi, tempo e complessità al commercio globale e ai flussi aziendali.
Un test IBM ha stabilito che le pratiche burocratiche, da sole, rappresentavano il 15% del costo di una spedizione di prodotti dall’Africa all’Europa [balza all’occhio la convergenza tra queste tecniche di ingegneria aziendale e l’attacco pervasivo alla burocrazia – leggi lavoratori pubblici].
L’introduzione in questa catena di transazioni del blockchain e dell’intelligenza artificiale può portare all’abbattimento di quel 15% di costi, realizzando un risparmio (sottostimato) di 300 miliardi di dollari.
La stessa tecnologia, introdotta nella gestione dei pagamenti (di cui il pagamento elettronico e la banca virtuale rappresentano, per così dire, il livello del prodotto semilavorato), porterà a una ridefinizione delle tecniche contabili – dunque della fiscalità, della tassazione e della riscossione – che determinerà una trasformazione repentina, straordinaria o forse anche una dissoluzione delle tecniche classiche dell’amministrazione statale.
Il primo tassello di questa nuova scienza dell’amministrazione delle strutture complesse è la costruzione e gestione dei cosiddetti Data Lake, bacini di informazioni non raffinate (materia prima) in cui nessun dato viene rimosso o filtrato prima di eseguirne lo storage.
Per capirci, oggi l’agenzia delle entrate raccoglie dati collezionati alla fonte con schemi precisi di ingresso: imponibile, irpef, addizionale regionale, addizionale comunale, Imu, Tari, detrazioni, deduzioni, credito di imposta, iva, irap, eccetera. Idem le altre agenzie statali.
Nel caso dei Data Lake non sussistono vincoli rigidi di ingresso, o tag fissi o unici. I repository archiviano pool di dati al loro stato naturale, come se fossero forme fluide non ancora filtrate o suddivise in pacchetti. Il flusso dei dati proviene da più fonti e si riversa nel Lake, quindi viene archiviato nel suo formato originale.
I dati all’interno di un Data Lake vengono trasformati solo nel momento in cui occorre analizzarli e, successivamente, viene applicato uno schema per procedere all’analisi. Questo schema è definito “schema on read”, perché i dati vengono elaborati solamente nel momento in cui sono pronti per essere utilizzati (redhat.com)
Il secondo tassello è rappresentato dall’edge computing, in grado di intermediare il Date Lake con l’IoT (Internet of Things), dove il tema dei ritardi e i problemi nella potenza di elaborazione sono di importanza capitale. Si pensi alla gestione di una smart car, in cui l’automobile (intelligenza artificiale + Data Lake + elaborazione e trasmissione dati) deve decidere in millesimi di secondi se ciò che una telecamera vede sulla strada è un effetto ottico, un abbaglio, una sagoma, un cartone per terra, una busta di plastica gonfia di aria, una persona, un altro veicolo, un camion che sbarra la strada, e prendere una decisione – frenare, sbattere, investire, sterzare e finire in un dirupo, uccidere il passante o uccidente il “conducente”, eccetera.
In tutto ciò, sia il problema della latenza (rispetto alla quale il 5g è un avanzamento non sufficiente) sia il problema della decisione – decisione demandata all’intelligenza artificiale – richiedono risposte veloci, adeguate, sicure, e che mettono in campo anche scelte etiche.
L’edge computing consente di spostare sul cloud le parti complesse di calcolo, riservando a una rete distribuita di altri computer in sede il compito di raccolta dati e formulazione delle domande e produzione di risposta, realizzando quella nuova infrastruttura chiamata proprio cloud ibrido.
Dunque, la ristrutturazione (per usare un termine vecchio e chiarificatore, quanto funesto), potrà riguardare il settore bancario, la ragioneria, le agenzie demaniali, fiscali, di riscossione, l’intero settore delle assicurazioni (sopratutto le polizze salute), la filiera sanitaria (medico di base, laboratori di analisi, clinica specialistica), la logistica, i trasporti internazionali, dogane, interporti, aeroporti, eccetera.
Si tratterà di una meccanizzazione, rispetto alla quale, la democrazia diretta, espressa con il click su piattaforma informatica, apparirà come un viaggio in aereo rispetto al teletrasporto.
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