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02/11/2021

A Glasgow le molte omissioni di Draghi sui cambiamenti climatici

Quello del finto tonto sembra essere diventato l’atteggiamento prevalente dei leader di governo occidentali.

Chiuso il vertice del G20 a Roma, Mario Draghi è volato a Glasgow per i lavori della conferenza Onu sui cambiamenti climatici (la Cop 26).

Intervenendo nei lavori Draghi ha snocciolato una prima omissione, affermando (giustamente) che il cambiamento climatico può avere ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali in quanto “può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali” e può “portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata”, in altre parole, “può dividerci”.

È evidente come da tutte queste conseguenze, a Mario Draghi, leader occidentale, sembra sfuggire che questo tipo contraddizioni non sono di quelle che alimentano terrorismo o criminalità, ma innescano guerre tra gli Stati e le varie potenze sulle risorse disponibili. Banalizzare i pericoli e liquidarli come problema di terrorismo e criminalità organizzata è una ipocrisia decisamente insopportabile.

In secondo luogo, Draghi ha affermato che sul cambiamento climatico la Cop26 deve andare oltre quanto fatto al G20. Ricordando che “i Paesi del G20 rappresentano circa il 75 per cento delle emissioni globali di gas serra e circa l’80 per cento del Pil mondiale” (e quindi hanno responsabilità decisive, ndr) ha omesso che proprio il vertice del G20 è riuscito a non definire una scadenza temporale per le misure che vanno invece adottate d’urgenza.

Una scadenza che andava avvicinata quantomeno al 2030, è diventata prima 2050, poi 2060 ed infine è diventato un generico “metà del secolo”. Insomma una timeline nella quale la maggioranza degli attuali leader del G20 non sarà più in vita o non avrà più alcuna responsabilità. Un modo piuttosto paraculo di scaricare le soluzioni “a babbo morto”.

Vale invece la pena ricordare che secondo l’ultimo rapporto UNEP sulle emissioni globali (pubblicato pochissimi giorni fa) bisognerebbe tagliare le emissioni del 30% entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo dei 2 gradi e del 55% per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi (ad oggi il taglio delle emissioni si ferma invece al 7,5%).

Un rinvio politico e temporale di responsabilità nelle decisioni urgenti confermato dalla affermazione che “qui alla Cop26 dobbiamo andare oltre, molto più di quanto abbiamo fatto al G20”.

“Dobbiamo accelerare il nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi. Dobbiamo basarci sull’accordo del G20 e agire in modo più rapido e deciso”.

Con i finti tonti e leader espressione del capitalismo più feroce e irresponsabile da ottanta anni a questa parte, le contromisure per evitare l’infarto ecologico del pianeta non hanno possibilità di essere realizzate.

Più probabilmente costoro preferiscono correre il rischio di conflitti e disastri ambientali, cercando di rendere con ogni mezzo compatibile con il sistema, quello che compatibile sta dimostrando di non poter essere. Se non a spese della stragrande maggioranza dell’umanità.

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