Mentre l’estate si approssima alla sua fine, sono vari i segnali che indicano un ulteriore peggioramento della situazione internazionale con conseguente sempre più probabile slittamento verso l’abisso della guerra, forse nucleare. Vediamo questi segnali. Innanzitutto le dichiarazioni sul recupero della Crimea rese da Stoltenberg e prontamente riprese da Draghi. Poi l’attentato terroristico di cui è rimasta vittima la figlia di Dughin, non rivendicato dall’Ucraina che tuttavia ha protestato per la sacrosanta condanna pronunciata da Papa Francesco. Ancora, la decisione del presidente del Consiglio europeo di addestrare i militari ucraini sul territorio comunitario.
Tutte chiare conferme della decisione da tempo adottata, in modo più o meno consapevole, secondo Kissinger, dai vertici degli Stati Uniti e, quindi della NATO: portare avanti, fino alle estreme conseguenze, la guerra in Ucraina, fomentandone il vacuo e fanatico nazionalismo e continuando a spedirvi quantitativi crescenti di armi sempre più sofisticate; con grande beneficio dell’industria bellica, sia come incremento dei suoi già enormi profitti, sia come possibilità di avvalersi di un ottimo campo di sperimentazione dei suoi micidiali ritrovati.
Il punto è che, come mettono puntualmente in evidenza gli esperti di faccende militari, l’Ucraina ha un chiaro deficit di risorse umane, vale a dire di carne da cannone da buttare nella mischia sanguinosa. Quindi, per realizzare la nefasta decisione di continuare la guerra a tutti i costi, si delineano due prospettive almeno in parte convergenti: l’entrata nel teatro bellico di contingenti militari NATO e la guerra nucleare.
Entrambi le alternative sono pienamente coerenti all’assunto strategico di Washington: tenersi fuori quanto possibile dal conflitto e far sì che esso si svolga sul territorio europeo. Prospettiva certamente illusoria se cominceranno a volare testate nucleari, ma non possiamo certo pretendere che Biden e soci siano intelligenti, tanto più che si riaffacciano i dottorini Stranamore, criminali sostenitori della possibilità di un first strike improvviso e vincente.
Mentre questi tangheri maledetti giocano a poker con le nostre vite, colpisce e deprime l’assoluta tetragona indifferenza dell’Europa e degli Europei, in primo luogo degli Italiani. Mentre infatti altrove si registra un minimo di reattività, ad esempio in Germania con le prese di posizione a favore della pace di settori non trascurabili della SPD, da noi praticamente tutto il mondo politico, dalla Meloni a Letta, compresi Salvini e Berlusconi, fa a gara nel mostrarsi pronto a soddisfare ogni richiesta fino al sacrificio finale. Uniche eccezioni Unione Popolare e Italia Sovrana e Popolare. Personalmente voterò per Unione Popolare e invito a farlo.
In attesa dell’estensione della guerra e del possibile olocausto nucleare, ci accingiamo a trascorrere un pessimo autunno e un inverno ancora peggiore grazie alle sanzioni harakiri decretate dai geni che ci governano a livello nazionale ed europeo, nell’ingenuo e fallimentare intento di piegare la Russia ai voleri dell’Occidente col boicottaggio economico e finanziario.
Qui, alla scelleratezza guerrafondaia dei servitori solerti di Washington si abbina diabolicamente l’italica improvvisazione e l’assoluta incompetenza dei sedicenti competenti, con in testa Draghi e quel personaggio che sembra uscito da una pièce del teatro dell’assurdo che risponde al nome di Cingolani.
Si noti d’altronde come la crisi energetica che è scaturita dalle sanzioni harakiri sta evidenziando anche l’assoluta mancanza di solidarietà tra gli Stati occidentali. Mentre la Norvegia si tiene ben strette le sue risorse, anche gli Stati Uniti stanno capendo che conviene loro usufruirne in proprio piuttosto che esportarle, sia pure a caro prezzo, in Europa, e gli Europei, uniti fino alla morte propria ed altrui nel sostegno alla guerra in Ucraina, non riescono a partorire uno straccio di politica comune, come sarà con ogni probabilità confermato dal vertice di emergenza in programma a settembre.
Figura ben migliore fa Putin, che ha recentemente inviato una nave piena di petrolio a Cuba colpita dall’incendio di Matanzas e dal blocco statunitense.
Tornando al nostro miserando Paese e al popolo di molluschi che lo abita, si riuscirà a dar vita a un vero movimento per la pace? Dobbiamo certamente provarci, seguendo l’esempio dei portuali che si sono rifiutati di caricare le armi per la guerra. Occorre porre fine all’inaudita violazione del principio del ripudio della guerra contenuto nell’art. 11 della Costituzione repubblicana denunciata dalla compianta Lorenza Carlassare, giurista insigne mai al servizio del potere. Ed è più che mai necessario ed urgente che emerga finalmente anche da noi una forza politica, radicata nel popolo e nei suoi bisogni effettivi, in grado di dare una risposta efficace alle esigenze poste dalla lotta contro la guerra e dai nuovi equilibri internazionali del nuovo mondo multipolare che si sta nonostante tutto delineando.
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